Diamante 2019, mafia&stato tutti insieme per il porto: garantiscono Santoro, don Magorno e gli “spioni”

Non potevamo credere ai nostri occhi, nello scorso mese di aprile, leggendo gli ultimi articoli sulle amministrative a Diamante, regno del famigerato don Magorno e abbiamo mandato un nostro osservatore alla presentazione della lista in piazza papa Woityla, ci pare. La sede della lista capeggiata dall’ex sindaco Ernesto Caselli (che sarebbe morto improvvisamente appena qualche settimana dopo) si trova in un palazzone a forma di parallelepipedo. Non c’era molta gente, su per giù 60 massimo 70 persone fra seduti dentro, nella saletta e fuori a parlottare.

Al tavolo dei relatori solo l’ex sindaco, che per 15 anni è stato praticamente “costretto” dai poteri forti a mandare un paese alla rovina, partendo proprio dall’appalto regalato a Graziano Santoro, il farmacista di Cosenza in affari con gli “spioni” delle procure deviate di mezza Italia. Dietro di lui il simbolo della nascente lista, che la dice lunga sugli interessi in ballo, un Diamante tempestato di Diamanti, ai lati una piccola isola di Cirella e il profilo del paese, due cose che evidentemente contano poco per i candidati.

Quello che conta sono gli affari e se c’è in mezzo l’imprenditore Branda, ci sono di sicuro affari. Ma un altro imprenditore aspettavamo di vedere, ed è venuto, dopo aver preso un caffè con don Magorno in un bar vicino. Si trattava di Savarese, capogruppo del gruppo Diamante Futura, in lotta da decenni con Magorno e viceversa. Magorno più volte si è scagliato contro Savarese, negli ultimi anni, e così la buonanima di Caselli, e, più volte, entrambi lo avevano accusato di essere uno speculatore, un costruttore senza scrupoli, un uomo di destra (!), e di aver ottenuto i favori della passata giunta Sollazzo, che ha appoggiato solo per avere il cambio di destinazione d’uso al cosiddetto palestrone di Cirella.

E quel giorno erano tutti lì, tutti insieme, tronfi entrambi dell’accordo fatto per spartirsi il paese. Con loro un altro nemico storico di Magorno, l’ex consigliere Giuseppe Pascale, dello stesso gruppo di Savarese, in lotta anche contro la sua stessa famiglia che ha come capolista il fratello Marcello Pascale, dottore in un ospedale di Napoli.

Con un mese di ritardo per l’improvvisa scomparsa di Caselli e con la faccia di bronzo di Magorno al suo posto adesso si fronteggiano due liste, anzi una piccola lista composta da ex della vecchia maggioranza con molti giovani e un listone dove tutti i potentati, per la prima volta, sono uniti. A dirigere, da Cosenza, il farmacista Santoro, che probabilmente ha finanziato la campagna elettorale (magari insieme ai suoi amici “spioni”), che lo potrebbe vedere ritornare nelle stanze del Comune da dove era stato cacciato da qualche anno dall’ex sindaco Sollazzo.

Ma torniamo a quel 5 aprile: dopo un piccolo comizietto di un quarto d’ora, la riunione si scioglie e tutti i capi delle varie liste ritornano al bar per spartirsi poltrone e posti, dando per certa la loro vittoria. Ora da quel giorno sono passati tre mesi, Ernesto Caselli non c’è più e l’esito del voto non è più così scontato come sembrava. Non ci resta che incrociare le dita. Per il bene di Diamante.