Diamante, che tristezza: Don Magorno svela in piazza il patto con gli speculatori

Don Magorno e il patto stretto con gli speculatori

Vale la pena un viaggio fino a Diamante per ascoltare quell’imbroglione di senatore piddino, don Ernesto Magorno, messosi da solo a capo di una coalizione fatta da intermediari di costruttori e speculatori di ogni risma per fare il loro “sindaco”.

Sono tutti insieme per mangiarsi il territorio, stravolgere il piano regolatore e costruire dove fino ad ora non si è costruito, superando limiti archeologici e agricoli. Don Magorno è così sicuro di vincere, che lancia dal palco, tramite il suo vicesindaco Pino Pascale, un applauso proprio a Savarese, mischiato fra il pubblico, pregiudicato e speculatore riconosciuto in Calabria, passato negli anni ’90 dalle patrie galere per speculazioni fatte in Sila assieme ad altri malfattori. E il pubblico applaude dimenticando il passato di questo personaggio, ora con i suoi uomini nella lista di Magorno.

I patti sono solo sul cemento e sul porto. Un costruttore è anche nella lista, e così i diretti interessati al porto, legati a filo doppio al farmacista cosentino Graziano Santoro, unico concessionario. Don Magorno finge di voler risolvere il problema del porto e finge azioni eclatanti, già in accordo con i Rup e gli ingegneri appena usciti dagli arresti domiciliari, della Regione Calabria, e in accordo con Santoro e l’altro costruttore Branda, che sponsorizza la lista e finanzia la campagna a cominciare dalla sede data gratuitamente a Magorno e al gruppo.

Don Magorno affabula la piazza, sparando citazioni a casaccio, sicuro di non essere ripreso da nessuno, citando Fedro, Esopo, addirittura Rugantino (chissà se conosce Mastro Titta!), altre opere liriche, estrapolando sonate e canti, e attaccando l’ex sindaco Sollazzo con il quale ha fatto campagne elettorali e inciuciava da decenni. Ha messo la moglie a vicesindaco e ha camminato con Sollazzo fino a pochi mesi fa, ora è diventato una serpe in seno.

Don Ernesto Magorno e la moglie ex vicesindaco di Diamante

Don Magorno da furbo di tre cotte quale è, che ha messo nel sacco addirittura Oliverio e la Bruno Bossio, volponi di lungo pelo, ha messo nel sacco anche Sollazzo, facendosi autorizzare con la moglie vicesindaco la distruzione di una collina intera per far costruire al suocero un impero commerciale, che distruggerà la piccola economia del suo stesso paese. Sicuro di se e della sua immunità parlamentare, Don Magorno ne rivendica lo scempio e cita proprio il suocero costruttore, oggetto a suo dire di calunnie, ottenendo applausi alla Cetto Laqualunque dalla piazza e dagli altri costruttori.

La Conad è ferma, e questo è un dato di fatto: siamo andati a vedere lo scempio poco prima del comizio, ed è qualcosa di impressionante, che solo grazie alle protezioni che Don Magorno ha dalla mafia e dalla magistratura, oltre che dall’ex sindaco Sollazzo che ormai non può fare più nulla, si sarebbe potuto fare. L’Anas ha bloccato tutto, dopo l’arrivo – a detta dello stesso Don Magorno – di decine di denunce anonime. La gente ha paura di lui, perché è vendicativo e tutti pur di stare tranquilli accorrono in piazza per farsi vedere da questo soggetto ambiguo e strisciante, che tuona bugie dal suo palco in un improbabile italiano e con la bava alla bocca. Il 7 luglio sapremo quanto questo paese è libero di esprimere il proprio pensiero, votando liberamente nell’urna, e sapremo se il territorio di Diamante e Cirella resteranno ancora quello che sono o diventeranno un’enorme piattaforma di cemento.