Elezioni CSM, il ministro Bonafede: via le toghe rosse, dentro i “davighiani”

Giorno 8 e 9 luglio 9.500 toghe saranno chiamate a rinnovare l’organo supremo dei giudici: il Consiglio superiore della magistratura, che consta di 16 membri togati.

Il Consiglio superiore della magistratura, presieduto di diritto dal Presidente della Repubblica,  è un organo di rilievo costituzionale, cui spetta il compito di garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura ordinaria, sancite all’art. 104, co. 1, Cost. La Costituzione, infatti, ha scelto di attribuire tutte le decisioni più significative sulla carriera e sullo status professionale dei magistrati a tale organo, la cui caratteristica fondamentale è l’autonomia dagli organi di indirizzo politico di maggioranza. Un ordine giudiziario autonomo e indipendente costituisce una caratteristica fondamentale, sul piano organizzativo, dello Stato di diritto in quanto realizza il principio della separazione dei poteri.

Ma così non è mai stato e lo sappiamo bene. Spesso e volentieri l’organo supremo dei giudici è stato oggetto di lottizzazione da parte della politica da cui dovrebbe stare “lontano”, venendo veno al principio costituzionale. Perché come scriviamo da sempre i giudici non sono immuni agli intrallazzi e alla corruzione. Ed è per questo che la politica ha sempre piazzato i propri uomini nel Consiglio per garantirsi impunità e immunità, attraverso il ricatto della carriera. Se un giudice vuole fare carriera o essere assegnato ad altra più prestigiosa sede deve promettere fedeltà alla parte politica che lo sostiene, rappresentata dal “sindacato dei magistrati”, a cui bisogna iscriversi, e se magari sta indagando sugli amici degli amici, e l’inchiesta sparisce, la promozione arriva in men che non si dica. Questa è la funzione principale del Csm: aiutare i corrotti a farla franca. Infatti tutti gli esposti spediti al Csm, sulla corruzione nei tribunali d’Italia, con tanto di prove e riscontri, per non parlare di quello di Cosenza, finiscono sempre a tarallucci e vino. Nessun magistrato corrotto, e lo sappiamo bene noi cosentini che di corrotti in procura ne abbiamo a iosa, ha mai pagato. Il Csm è l’organo preposto ad imboscare i reati dei giudici.

Fino ad oggi il Cms è stato a guida PD, ma dopo il 4 marzo questo potrebbe venire meno. E si fa sempre più forte la voce di una guida legista. Anche se c’è chi dice che queste elezioni saranno l’occasione per Piercamillo Davigo e la sua lista “Autonomia e Indipendenza” di piazzarsi bene. Si sa che Davigo ha sempre avuto simpatie grilline, e questo potrebbe significare un nuovo modo di intendere le funzioni del Consiglio, qualora la lista ottenesse un buon piazzamento. I presupposti ci sono tutti, e questa votazione potrebbe significare, così come avvenuto per il PD  il 4 marzo, il tracollo definitivo di “Magistratura Democratica”, il sindacato dei giudici i cui appartenenti qualcuno si ostina a chiamare, impropriamente, toghe rosse. Rosse di che? In questa “corrente” della magistratura sono iscritti i più corrotti giudici d’Italia. Quelli che si prestano all’intrallazzo e che usano la Giustizia per fini personali e per garantire impunità ai politici che li hanno “aiutati” a far carriera. I peggiori in assoluto, altro che toghe rosse. Rosse di vergogna, forse. Basta vedere gli iscritti cosentini a questa corrente, per capire l’andazzo, due su tutti: Tridico e Cozzolino. E non serve aggiungere altro.

Ma le cose seppur a fatica iniziano a cambiare, basta vedere cosa ha fatto in via Arenula , il ministro Bonafede, con uno spoil system, un ricambio, a 360 gradi, come mai s’era visto prima. Nello staff del neoministro non figurano esponenti di Area, la corrente che riunisce le “toghe rosse di Magistratura democratica”. Le sigle che spiccano sono quelle di Unità per la costituzione, il gruppo moderato e di centro, e di Autonomia e indipendenza, i davighiani. Il che conferma la volontà di questo ministro ad eliminare ogni residuo del passato dall’organo superiore della magistratura. E a sentire parlare il ministro questo è solo l’inizio. E come inizio non c’è male. In attesa sempre di una visita del ministro al tribunale di Cosenza.