Esclusione Mazzuca: i soliti metodi paramafiosi del PD

Che il PD a Cosenza è un partito a gestione familiare, questo si sa. Un partito governato da capibastone storici quali Madame Fifì e marito, Oliverio, Guccione, Ambrogio (Franco, non quella nullità di Marco), compresa tutta la filiera di lecchini che ne segue.

Una banda di lestofanti che più lestofanti non si può. Da almeno un trentennio gestiscono il partito come se fosse la loro personale agenzia di lavoro e di collocamento. Infatti la maggior parte dei lecchini che gli girano intorno da sempre (gli storici) sono tutti sistemati. Chi all’Università, chi fa il professore, chi all’ospedale, chi qua e chi là. Personaggi di uno squallore unico senza nessun merito che si trovano a fare “professioni” (una parola grossa per loro) rubate a chi il merito e la professione ce l’ha. Ignoranti senza scrupoli. Che pensano solo a se stessi.

C’è una regola non scritta, ma sacra per la nomenklatura del Pd: va avanti solo chi si allinea alla guapparia politica. Chi si affilia ai boss politici e fa giuramento di sangue. Se lecchi bene puoi arrivare anche a fare il segretario provinciale o quello regionale, senza magari aver mai fatto niente di politico nella tua vita, se non qualche convegno spacciato per tale.

Ma si sa che la Politica nel PD non conta. Per l’uso che ne fanno loro del partito è cosa che passa in ultimo piano. Giusto quando c’è da fare scena. Tenere in pugno il partito significa gestire candidature e cariche istituzionali che sono la principale fonte di lucro di questa banda di ladri. E lo abbiamo visto: hanno amministrato tutto, Regione, città, enti e chi più ne ha più ne metta, senza mai concludere niente per i cittadini, fatto salvo che per i loro clienti, e se stessi ovviamente.

Hanno depredato tutto. Si sono mangiati pure le pietre, tanta è la loro ingordigia. In tutto questo, la conferma che non esiste nessuno spazio veramente democratico in questa schifezza di partito, qualora ce ne fosse bisogno, arriva con la cancellazione di Giuseppe Mazzuca dagli iscritti dell’anagrafe del PD.

Un atto di imperio che mette in evidenza la gestione paramafiosa del partito. Che si concretizza con una lettera all’iscritto, in cui si comunica allo stesso la sua cancellazione dal PD, perchè non ha aderito al gruppo consiliare del Partito Democratico. E ci può stare, se non fosse che Mazzuca è tra i fondatori del PD a Cosenza (2007). E che la sua storia politica è principalmente improntata nel PD. Ha presentato liste, ha promosso primarie, ha fatto parte della struttura di Guccione (da cui si è dimesso). Un punto di riferimento.

Ma siccome non si è allineato, scegliendo Paolini, all’imposizione di Presta, ecco che scatta la reprimenda. E il metodo con cui si procede è degno del miglior dittatore sudamericano. Dimentica Gugliemelli, o se n’è accorto solo adesso, che Mazzuca presiedeva il gruppo del PSE in consiglio già dal 2012.

Ma quello che gli serve oggi è una scusa per farlo fuori. Perché fin quando gli stava bene, nessuno obiettava la sua vicinanza a Paolini, anzi proprio Guglielmelli disse a Mazzuca che dovevano sostenere le primarie e Paolini. Ora che si è schierato – contrariamente a Guglielmelli che non ci ha messo neanche 3 secondi a cambiare idea, dopo che lo hanno chiamato i suoi padroni – chiaramente con Paolini, per come ha sempre detto, è diventato il diavolo. Quindi bisogna subito disconoscerlo. Azzerare la sua storia politica nel partito e dipingerlo, magari, come un traditore. Loro, che il tradimento ce l’hanno nel DNA. Per una poltrona e nu stipendiu sono capaci di ammazzare la mamma. Figuriamoci vendersi un compagno: na purpetta, ta mucchi e via.

La cosa che più mi stupisce in questa vicenda malandrinesca è la propensione dei dirigenti, se così li possiamo chiamare, del PD a farsi le regole come gli pare e piace. Come fanno i mafiosi. Anche se esiste uno statuto del PD.

La lettera recapitata a Mazzuca, scritta in avvocatese, dice che ad espellerlo è stata la commissione provinciale per il tesseramento. Ma scusate, non deve essere la commissione di garanzia a fare questo? Che c’entra il tesseramento? Se si pensa che Mazzuca abbia commesso un’ azione che va contro i principi e lo statuto del PD, è la commissione di garanzia che deve esprimersi. Mi pare. E poi, scusate, questa commissione di tesseramento, investita evidentemente anche di potere di espulsione, visto quello che è appena successo a Rende (dove è implicato tutto il PD in loschi affari con la malavita), perché non fa una bella letterina anche a quelli lì?

Forse che davvero, per stare nel PD, devi essere per forza un pregiudicato (pensavo fosse solo una battuta azzeccata, invece è vera questa cosa)? E Mazzuca non lo è. Non è pregiudicato. Non è implicato in intrallazzi, in ruberie, in affari loschi, non è chiacchierato. Cose che si pagano care nel PD.

Ora è chiaro a tutti come funziona il PD a Cosenza. Lo abbiamo già visto con la storia delle primarie. Esiste un gruppo da cui non si prescinde. Sono loro che comandano e loro che distribuiscono stipendi e prebende. Tutto ammantato da questa falsa e ipocrita messa in scena che sono gli “organismi di garanzia” del partito. Dove chi li compone è stato messo lì, proprio perché lecchino e fedele come un cagnolino, dal suo padrone.

Del resto bisogna anche dire che se così si sono comportati nei riguardi di Giuseppe – che annuncia di non fare ricorso e che non gliene frega niente di essere stato espulso dal PD, perché non riconosce la legittimità formale e politica di questo “atto” – è perché Paolini gli ha dato tutta questa confidenza, senza sputtanarli mai come ha fatto oggi Mazzuca.

Ma qualcosa è cambiata. L’ho capito da come si è comportato Paolini, in conferenza stampa: si vede che ha preso coraggio. Ha imparato, quando qualcosa non gli sta bene, o si sente preso in giro, a dire le cose in faccia. E anche lui oggi ha detto le cose in faccia al PD, e non solo. Felice di aver contribuito a questo scatto di orgoglio di Enzo.

GdD