Esplosione a piazza Fera, la procura: non è stata una bomba. Forse è stato tutto uno scherzo?

Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba. Quando la procura non trova il colpevole dice che il fatto non è successo, o lo ridimensiona a ragazzata. Ed è quello che sta provando a fare la procura di Cosenza. Non potendo negare, questa volta, l’avvenuto scoppio al “Bilotti cafè” , a due passi da piazza Fera, venerdì 18 maggio verso l’una e mezza in piena movida, Spagnuolo corre ai ripari e distribuisce una velina ai cronisti amici, con preghiera di diffusione, che dice: ad esplodere nel bar Bilotti cafè, venerdì 18, potrebbe non essere stata una bomba.

Avete letto bene, dicono che non è stata una bomba. Allora cosa ha prodotto quella tremenda esplosione che ha sbriciolato il bar e l’ingresso del palazzo adiacente, scaraventando a diversi metri di distanza frigoriferi e altro?

Andiamo per esclusione: il metano non può essere stato perché nel bar non c’era. Non risulta nessun allaccio. Inoltre il proprietario ha riferito agli investigatori, sin da subito, che nel suo bar non c’erano bombole di gas o roba simile. Del resto, se la causa dell’esplosione fosse stata una bombola di gas, i pompieri lo avrebbero capito subito. Infatti non c’è traccia di pezzi di bombola o simili. Cos’altro potrebbe produrre un’esplosione di quel tipo che non sia una bomba? I frigoriferi? Il banco gelati? La macchinetta del caffè? Un Tricche tracche? Non so, dite voi.

Le certezze: qualunque cosa sia stata a produrre la deflagrazione, era piazzata dentro il bar. La dinamica dell’esplosione non lascia spazio ad altre “ipotesi”. Il bar chiude alle 20,00 e anche quel venerdì così è stato. Le telecamere non danno informazioni utili agli investigatori, perché non registrano nessuna apertura della saracinesca del bar dopo l’orario di chiusura. Circostanza confermata anche dai tanti testimoni presenti sul luogo. Ricordiamo che al momento dello scoppio erano presenti, in una nota birreria adiacente pochi metri dal bar esploso, un centinaio di persone. Allora cos’è esploso nel bar? E soprattutto come hanno fatto a farlo esplodere visto che nessuno dopo le 20,00 è più entrato nel bar? Per chiarire questo, servirebbe una spiegazione scientifica, e non le chiacchiere.

Chiunque capisce che la velina della procura è funzionale a preparare l’opinione pubblica al suo ennesimo fallimento investigativo. Dicono che non era una bomba senza spiegare cos’è stato, per ridimensionare l’accaduto e poter archiviare prima possibile. Perché sanno bene che non possono arrestare nessuno.

Come tutti hanno capito, la soluzione del caso passa attraverso la figura del proprietario del bar che per gli investigatori resta l’indiziato numero 1. Ma produrre le prove a suo carico è veramente difficile. A meno che lo stesso non decida di collaborare con la procura.

Degli esecutori materiali invece neanche l’ombra, perché a differenza di quello che la procura fa scrivere ai cronisti che si prestano, di immagini non ce ne sono. Altrimenti dopo 10 giorni un qualche identikit sarebbe uscito.

Il problema della procura è sempre lo stesso: l’incapacità di produrre Giustizia in città, quando si tratta di malandrini di un certo livello. Se fosse stata un’inchiesta sugli spinelli o su Carchidi, così com’è successo, la mobilitazione delle forze investigative sarebbe stata totale e, tempo tre giorni, indagini chiuse e rinvio a giudizio per direttissima. Una velocità e una professionalità mai vista al tribunale. Ma si sa che gli amici degli amici in procura godono di privilegi che noi comuni mortali neanche possiamo immaginare. Possono fare quello che vogliono, anche tentare una strage che tanto per loro l’impunità è garantita.

Purtroppo non c’è ancora un ministro della Giustizia non corrotto a cui denunciare lo stato di degrado del tribunale. La resa dei conti è solo rimandata di qualche mese. E nel frattempo chi ha piazzato la bomba, perchè di bomba si tratta, si sta organizzando per festeggiare lo scampato pericolo, accendendo, magari, qualche fuoco d’artificio innocuo, così come vorrebbe farci credere la procura. Questi davvero pensano che i cosentini sono stupidi.