Europee 2019, Salvini è la maggioranza che non ha (sempre) ragione

Salvini è la maggioranza che non ha sempre ragione

Ricapitolando: in Italia gli aventi diritto al voto sono 51 milioni. A votare alle europee di domenica scorsa il 56% di questi. Ovvero 28.560.000 elettori hanno democraticamente deciso di recarsi nei seggi elettorali allestiti nei 7915 comuni italiani, per esprimere liberamente il proprio voto. La Lega prevale su tutti gli altri partiti aggiudicandosi un bel 34% dei voti espressi dai 28.560.000 elettori italiani aventi diritto che si sono recati alle urne, che fa: 9.710.400 preferenze. Quindi, la maggioranza, matematicamente parlando, di cui si vanta in questi giorni il ministro Salvini è relativa al 56% degli aventi diritto che hanno votato, e non alla maggioranza degli italiani come vorrebbe far credere agli allocchi: né Salvini, né nessun altro può dire di rappresentare la maggioranza degli aventi diritto al voto italiani.

Al massimo, come nel caso della Lega, si può dire che rappresenta meno di un quinto degli aventi diritto al voto in Italia che sono 51 milioni. Sempre matematicamente parlando. Anche perché, se è vero da un lato che chi non vota, costituzionalmente parlando, legittima chi vota e chi vince ha tutto il diritto di governare, è anche vero che dall’altro ci sono 22.440.000 italiani che vanno considerati, ritornando al ragionamento matematico, come una “variabile impazzita”. Impossibile, in qualsiasi calcolo, politico o matematico, non tenerne conto. C’è sempre una variabile dietro l’angolo che va calcolata. Chiunque è fornito di buon senso sa bene questo, filosoficamente parlando. Specie di questi tempi dove l’elettorato è “piuma al vento”: suscettibile di cambiamenti tanto nei pensieri quanto nelle parole al primo mutare dell’umore e del corso degli eventi, operisticamente parlando.

La longevità politica – al di là di quella residuale ma in via d’estinzione, tipo Berlusconi o D’Alema – si è ridotta nel corso degli anni, non esistono più gli Andreotti o gli Spadolini di una volta. Oggi le carriere politiche, e lo abbiamo visto, si consumano in pochi anni, sociologicamente parlando. Basta un niente, un piccolo errore, uno sgamo, una confidenza di troppo, in tempi di social, per bruciare una carriera politica e milioni di voti nell’arco di qualche ora, comunicativamente parlando. C’è da tenerne conto di questa enorme massa di persone, oltre 22 milioni di italiani, perché, antropologicamente parlando, si configura come una “sorta di molla sociale” che può scattare in qualsiasi momento e in tanti modi: possono ritornare in massa, o in parte, alle urne alla prossima tornata elettorale e cambiare gli attuali equilibri politici. Possono decidere di continuare a restare a casa e silenti, lasciando tutto così com’è. Possono adeguarsi all’andazzo, o criticare il governo. Possono anche decidere di scendere in piazza, di manifestare dissenso, di alzare le barricate.

Del resto gli esempi storici sulla maggioranza silenziosa che diventa urlante e rovescia lo stato di cose, anche democraticamente parlando, non mancano. Come non mancano esempi contemporanei, analiticamente parlando. Insomma, stando sempre alla matematica, chi vota e chi partecipa alle competizioni elettorali deve mettere in conto questa variabile, che tradotta in politica significa: non tirare troppo la corda con ‘sta storia della maggioranza che come abbiamo visto maggioranza non è. Il fatto di non aver votato non significa aver dato carta bianca a chi governa, ne tantomeno nessuno può interpretare l’astensione come una sorta di silenzio/assenso ad ogni azione del governo. Anche chi non ha votato, psicologicamente parlando, ha una sua idea politica ed è perfettamente in grado di esprimere giudizi e opinioni che in democrazia può manifestare come e quando gli pare. E ciò può essere determinante per la tenuta di un governo.

In conclusione, e se i conti vi tornano, vorrei dire una cosa: Salvì, hai rotto le palle con sta cantilena della maggioranza che non hai, anche perché presto scoprirai che la verità si basa sui fatti e non sul consenso, e di questo, a breve, dovrai dar conto, e che non è vero che la maggioranza ha sempre ragione, anzi spesso è la ragione che manca alla “maggioranza”, proprio come nel tuo caso… onestamente parlando.