Calabria, faida tra magistrati: la strana coppia

L’arrivo di Gratteri a Catanzaro alla guida della Dda è carico di aspettative. Tutta la Calabria onesta guarda a questo magistrato come un liberatore. E Gratteri si dà da fare. Riorganizza gli uffici e ogni suo desiderio diventa, per l’allora ministro Orlando, un ordine. Arrivano a Catanzaro i tanto desiderati rinforzi: 16 pm e il meglio dell’investigazione italiana. Gratteri ordina e il ministro esegue: nuova sede, nuovo piano di sicurezza, e nuovi strumenti utili per organizzare finalmente una vera e propria offensiva dello stato contro la pericolosa masso/mafia.

Gratteri è un magistrato indipendente. Non ha mai aderito a correnti interne alla magistratura, ed esercita la sua funzione di procuratore capo della distrettuale antimafia più importante d’Italia, con onestà e senso del dovere. Caratteristiche sempre presenti nella vita professionale di Gratteri. I presupposti per l’avvio di una nuove fase “operativa” della Dda di Catanzaro, dunque, ci sono tutti. Con Gratteri alla guida di un esercito di pm, dirigenti e ufficiali delle forze di polizia a sua completa disposizione, per il crimine si annunciano giorni difficili. Almeno sulla carta, perché Gratteri sa bene che prima di passare all’operatività ci sono alcune importanti questioni, tutte interne agli uffici della procura, da risolvere.  L’aria che da tempo si respira negli uffici della Dda è pesante. E tutti ne sono al corrente: è in atto una vera e propria faida tra alcuni pm, nello specifico, tra Pierpaolo Bruni e l’aggiunto Vincenzo Luberto, che condiziona pesantemente l’avvio della nuova fase. Uno scontro che contrappone chi come Bruni ha sempre lavorato non guardando in faccia nessuno e chi come Luberto si è sempre adoperato a tirare fuori dai fascicoli scottanti i nomi dei tanti potenti politici suoi amici.

Del resto, l’ammanicamento di Luberto con la politica e la sua “voglia” di tutelarli esce fuori, in tutta la sua evidenza, dall’operazione Frontiera, inchiesta contro il clan Muto condotta proprio da Luberto. Dal fascicolo dell’inchiesta sparisce magicamente una intercettazione effettuata dai Ros all’interno di un’auto di un noto pezzotto della sanità privata legato al clan Muto, e attenzionato dalla Dda, che discute con il senatore Magorno mentre lo accompagna all’aeroporto. Nell’intercettazione il senatore Magorno notizia il pezzotto della sanità privata su diversi “piaceri” fatti al compare (Franco Muto) tra questi quello di aver fatto spostare, così come gli era stato chiesto, “la signora dalle poste di Bari alle poste di Cosenza”. Oltre a tante altre vanterie. La notizia, o meglio il verbale sparito dal fascicolo, appare, sempre magicamente, sulla scrivania dell’allora direttore del Corriere della Calabria Paolo Pollichieni che ne pubblica una “sintesi”, ripresa da diversi giornali nazionali, dove lascia intendere di chi si tratta senza però mai scrivere il nome. Ma è chiaro che se scrivi il suo “profilo”: è un deputato eletto nell’Alto Tirreno cosentino che ha già avuto altri incarichi amministrativi, ha fatto il sindaco di una importante località turistica sempre dell’alto tirreno ed ha avuto importanti incarichi di partito… non può che trattarsi di Magorno. È chiaro a tutti, visti i conclamati rapporti tra Luberto e noti esponenti dell’allora Pd al governo, che la manina che ha fatto sparire il verbale dal fascicolo per farlo apparire sulla scrivania della buonanima del direttore Pollichieni, è quella di Luberto. Un ci vo zingara… La scelta di questa pubblicazione, da parte del Corriere della Calabria, l’abbiamo sempre intesa come un avvertimento all’allora ribelle Magorno.

Ma la faida tra i due pm non è il solo ostacolo che si contrappone a Gratteri che pare metterci anche del suo per complicare le cose: la passione del magistrato nell’esporsi in ogni contesto mediatico, il suo frenetico lavoro di scrittore (Gratteri scrive, in media, un libro e mezzo all’anno), la voglia di apparire sempre e comunque, anche quando non c’entra niente, limitano pesantemente il suo operato da investigatore. Ogni volta che appare in tv, e le sue “ospitate” sono quasi giornaliere, è tutto tempo che sottrae al lavoro in procura, una considerazione che non ha malizia ma che nasce spontanea. Se a questo, oggi, aggiungiamo anche che insegna due giorni a settimana, chiedersi dove trova il tempo per fare il procuratore è più che normale, e non ha niente di offensivo.

Di più, Gratteri ha un altro problema: il suo smisurato egocentrismo accompagnato dalla sua passione per la politica. Gratteri sogna di fare il ministro, e la mancata nomina da parte di Napolitano gli ha lasciato l’amaro in bocca. E conta di rifarsi. Ed è per questo che sin dall’inizio della sua avventura a Catanzaro si è sempre mostrato prudente nei confronti dei politici sottoposti ad indagini. Prudenza che non vuol dire essere accomodanti. Gratteri sa bene che una forte azione contro apparati deviati dello stato necessita di una sorta di approvazione politica. Quella sana, nobile, e sinceramente democratica. Approvazione che nel caso di Gratteri si traduce in lusinghe. Ama essere lusingato, e senza adulazione non si fanno operazioni. Ma si può tradurre anche in “copertura”. Attaccare frontalmente importanti figure pubbliche senza l’appoggio del “governo” potrebbe rivelarsi pericoloso. E poi, diciamolo, il che non equivale ad una offesa, Gratteri non sa da dove iniziare nel contrasto alla masso/mafia. La sua esperienza si limita alla conoscenze del mondo del narcotraffico. Non ha mai condotto inchieste a certi livelli. Anche durante la sua permanenza alla procura di Reggio si è occupato di droga. Le inchieste, di cui si è vantato Gratteri, in realtà sono state condotte da altri pm, tipo il dottor Lombardo.

Non sapendo da dove iniziare, Gratteri, sin dall’inizio prova in qualche modo a tacitare i due pm. E lo fa attraverso la promozione di diverse operazioni in quel di Crotone, Lamezia, Catanzaro, Vibo, mai a Cosenza. Impegna l’aggiunto Luberto con diversi fascicoli, e chiede a Bruni di fornirgli tutto il materiale sul “Sistema Cosenza”. Materiale che Gratteri ha deciso di visionare personalmente. Per qualche mese le cose sembrano andare bene, ma sotto la cenere cova ancora il fuoco, e per quanto Gratteri si adoperi, riuscendosi, a bloccare ogni fuga di notizia, qualcosina riesce, tuttavia, a trapelare, forse volutamente. Infatti la voce che trapela è quella che Gratteri dopo aver visionato il lavoro di Bruni ne decreta l’approssimazione. Gira la voce di una sonora bocciatura dell’inchiesta di Bruni su Cosenza da parte di Gratteri che di fatto lo esautora dall’incarico affidando l’inchiesta al bravo, onesto e competente pm Camillo Falvo, con il compito di rivedere un po’ tutto. Per alcuni una scusa per mettere fine alla guerra tra Bruni e Luberto che di fatto chiede di fermare l’operazione su Cosenza, e per altri una presa di posizione faziosa a favore di Luberto che di fatto ottiene, almeno per un altro bel po’ di tempo, il “blocco” dell’operazione “Sistema Cosenza”.

Lo sconfitto è Bruni che ovviamente dimostra il suo scontento, ma Gratteri si era premurato di chiedere alla politica sana di dargli una mano a far “promuovere” Bruni a mo’ di risarcimento per la mancata conclusione del suo lavoro. Che Bruni aveva svolto con coscienza e onestà. Ed è così che nell’arco di qualche settimana Pierpaolo Bruni è promosso procuratore capo di Paola. Luberto esulta, finalmente può tornare a garantire a se stesso e agli amici degli amici impunità e coperture, perché è convinto anche che Gratteri, con la forte presa di posizione sul lavoro di Bruni, è dalla sua parte e disposto a fare coppia fissa con lui. E forse anche disposto a mettere una pietra sula passato.

Ma Luberto non sa di aver fatto i conti senza l’oste. E l’oste è il nuovo procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro Otello Lupacchini. Che sin dal suo insediamento fa capire che la partita ancora non è chiusa, e che vuole vederci chiaro in certe decisioni. Nel mentre si insedia il governo giallo/verde e nuovi personaggi si affacciano sulla scena politica.

È il preludio di una lunga e sotterranea guerra tra due pezzotti della magistratura: Gratteri vs Lupacchini.

2 – (continua)