Favazzina. Avanza il megaimpianto Edison in una Costa Viola assediata da grandi opere

di Isabella Marchiolo

Fonte: Reggio Today (https://www.reggiotoday.it/cronaca/impianto-edison-favazzina-stato-procedura-via-integrazioni.html)

Non c’è soltanto il Ponte sullo Stretto ad ambire a uno spazio nel delicato equilibrio dell’ecosistema della Costa Viola. Un po’ sottotraccia il progetto di un altro megaimpianto sta andando avanti coinvolgendo la zona di protezione speciale Natura 2000: un’infrastruttura imponente per costi e dimensioni che non gode dell’attenzione mediatica del Ponte sullo Stretto nonostante avrà un impatto su un territorio che in parte è lo stesso che ospiterà alcuni interventi della grande opera di collegamento stabile tra Calabria e Sicilia.

A voler realizzare una struttura di accumulo idroelettrico mediante pompaggio ad alta flessibilità tra Favazzina e Melia è il colosso Edison, e ne avevamo parlato qualche mese fa. Reggio Today aveva raccolto le preoccupazioni dei proprietari di terreni e fabbricati che rientrano nelle zone degli espropri, almeno secondo le tavole di un progetto manifestatosi senza preavviso né condivisione.

Qui non siamo a Villa San Giovanni, dove sono sorti battaglieri comitati e avviate proteste sotto la minaccia di perdere case e attività economiche, soccombendo alla (ancora non certificata) pubblica utilità del collegamento stabile tra Reggio e Messina. Quella di Edison è un’avanzata silenziosa, e la procedura non ha altra pubblicità delle carte, che nel fascicolo del Mase si accumulano indisturbate e dirette alla meta. Il ministero aveva messo in pausa la valutazione di impatto ambientale, iniziata ad aprile, con uno sbarramento di corpose integrazioni richieste alla grande azienda (un’altra similitudine con il Ponte), che però a giugno ha risposto diligentemente, punto per punto.

Silenzio nella fase delle consultazioni pubbliche, ma si è costituito un comitato civico

Se le osservazioni ministeriali accomunano Ponte sullo Stretto e impianto idroelettrico Edison, quello che c’è a monte non potrebbe essere più diverso. Il 16 giugno 2023, poco più di un anno fa, si era infatti aperta la fase di consultazione pubblica sul progetto, ma alla scadenza (un mese dopo) non è stata presentata nessuna osservazione. Verrebbe da pensare che cittadini e associazioni di tutto forse questo hanno saputo poco, ma in compenso, l’8 gennaio 2024, è stato proprio il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a formulare una richiesta di integrazioni alla documentazione, che Edison ha dovuto produrre per proseguire la procedura Via/Vas.

A maggio la società leader del settore energia ha eseguito l’aggiornamento depositando regolarmente le integrazioni per la visione del pubblico, ma ancora una volta non ha avuto riscontri. Tutto tace fino alla data (26 giugno 2024) entro cui sarebbe stato possibile presentare in forma scritta osservazioni o fornire al Mase nuovi elementi conoscitivi e valutativi. Stando così le cose, per archiviare positivamente la valutazione manca solo la conclusione dell’istruttoria tecnica della commissione Via, in corso.

Non che privati e associazioni del territorio siano disinteressati all’argomento. E’ stato persino costituito un comitato civico, che però fino ad oggi non appare particolarmente attivo: dopo poche riunioni, con l’arrivo dell’estate l’attenzione si è smorzata senza altre iniziative. Il motivo sembra essere il maggior risalto dato al Ponte sullo Stretto, poiché i soggetti critici verso la realizzazione dell’impianto Edison sono tutti vicini o riconducibili all’area ambientalista e ideologica dei No Ponte. Nella fase cruciale della grande opera dello Stretto, che vede all’orizzonte alcune date di snodo importantissime (tra cui il via libera della Via/Vas e l’esito dei ricorsi), c’è un’ovvia massima concentrazione su questo tema, penalizzando la parallela opposizione al progetto del colosso energetico a Favazzina.

Se ne parlerà ancora, assicurano comunque le associazioni aderenti al comitato spontaneo. Anche perché le integrazioni che Edison ha presentato al Mase (in una relazione di 100 e oltre pagine, corredata dalle carte geomorfologica, idrogeologica e dei dissesti) forniscono chiarimenti su temi non da poco: dai beni culturali vincolati, alla Rete Natura 2000, il piano regolatore di Scilla e il piano territoriale di coordinamento metropolitano di Reggio Calabria. Ne sintetizziamo ora le principali.

Le integrazioni di Edison al Mase su paesaggio e beni culturali vincolati

Su quanto segnalato dal Mase per i beni paesaggistici vincolati dal decreto legislativo 42/04, Edison evidenzia che tante interferenze saranno connesse alle aree di cantiere e avranno carattere temporaneo, impegnandosi al termine dei lavori a ripristinare completamente, anche per gli usi pregressi (soprattutto agricoli), la zona non occupata dalle opere di superficie. E’ inoltre precisato che la maggior parte delle opere sarà sotterranea e in galleria, proprio per ridurre eventuali impatti sul paesaggio.

Per quanto riguarda le opere fuori terra, si legge nelle integrazioni: “I materiali di rivestimento in facciata saranno locali (pietra o similari) e le colorazioni dei manufatti saranno selezionati da apposita palette ricavata dall’analisi cromatica e materica del contesto paesaggistico circostante; il cancello di accesso e le recinzioni avranno una colorazione e struttura tali da garantire permeabilità visiva e creare continuità con il paesaggio retrostante. Dove possibile verrà inserita puntualmente nuova vegetazione arboreo-arbustiva, e verranno piantumati in altro sito gli eventuali esemplari di pregio della vegetazione esistente presenti nelle aree di cantiere e soggetti a rimozione. In corrispondenza delle aree costiere si prediligerà la piantumazione di bergamotto al fine di mantenere la continuità ecologica lungo la costa”.

Tra i beni vincolati poi dal Ministero della Cultura, ne sono elencati alcuni che si ritiene siano sufficientemente distanti dalle opere dell’impianto: il bene “di non interesse culturale” come l’alloggio Favazzina di Scilla e le tracce di sito archeologico in contrada Forche. La spiaggia di Favazzina disterà oltre 500 metri dalla struttura, il centro abitato di Scilla 4,8 chilometri.

Il piazzale d’imbocco alla galleria di accesso alle opere sotterranee e la relativa area di cantiere saranno realizzati in corrispondenza di un’area pianeggiante posta tra la linea ferroviaria e la Ss18, tra Favazzina e Bagnara Calabra. Posto ad una quota inferiore rispetto alla Ss18, il sito sarà “potenzialmente visibile dalle auto e i treni in transito seppure schermata dalla vegetazione, mentre dal mare sarà parzialmente nascosto dalla linea ferroviaria”. Il bacino di monte e adiacente sottostazione elettrica, con il proprio cantiere, sarà realizzato su un altipiano a circa 600 metri sul livello del mare in località Pian della Melia, “area caratterizzata da aree boscate, agricole e aree arbustive che non ne consentono una piena visibilità, se non dalle immediate vicinanze o dalle alture circostanti”.

Traffico e rumore: tra i recettori della zona anche la casa della salute di Scilla e i cimiteri

Il Mase aveva richiesto approfondimenti anche su traffico e rumore. Edison descrive la circolazione di mezzi su strada durante la realizzazione delle opere come principalmente legata al trasporto di terre e rocce da scavo: “I mezzi dedicati al trasporto del personale saranno in numero variabile, a seconda del periodo, e in funzione del numero di persone addette, in ciascuna fase, alle opere di realizzazione. Si può stimare che al trasporto addetti siano dedicati circa 10 pulmini che potranno effettuare in media 7- 8 transiti al giorno”. A questo si aggiungerà il traffico da mezzi pesanti, “più gravoso in termini ambientali”. I recettori sensibili della zona si trovano tutti “entro una distanza di circa 100 metri” dai percorsi di viabilità dei mezzi di cantiere, misura che però risulta essere in alcuni casi davvero minima e di poche decine di metri: si tratta di 62 edifici ad uso residenziale, 3 cimiteri (Favazzina, Scilla e Melia), la chiesa della Santa Croce, l’istituto comprensivo Piria di Scilla e la Casa della Salute di Scilla). L’azienda precisa infine che “le ricadute di inquinanti e polveri in fase di cantiere tendono generalmente ad esaurirsi all’interno delle stesse aree di cantiere o nelle immediate vicinanze”.

Prenota ora la tua crociera nel Mediterraneo ad un prezzo speciale! Sali a bordo!

Scopri di piùContenuto Sponsor

La grande azienda assicura sulla sicurezza delle risorse idriche locali

I chiarimenti forniti sull’impatto della struttura di pompaggio marino sulle biodiversità fanno poi riferimento a un nuovo sopralluogo effettuato a maggio 2024, che “ha confermato l’assenza di habitat Natura 2000 in corrispondenza delle aree direttamente interessate dal progetto e di habitat faunistici afferibili all’habitat ‘prateria steppica’ (già non presente nell’elenco della Zps Costa Viola)” e ha consentito di “individuare ulteriori misure di mitigazione e miglioramento ambientale”.

Dalle analisi condotte emerge pure che le opere del progetto e le aree cantierizzate non avranno interferenze dirette con pozzi e sorgenti a uso potabile. Il funzionamento dell’impianto non altererà nemmeno lo stato quantitativo delle risorse idriche sotterranee poiché non utilizzerà acque dal sottosuolo, trasferendo soltanto volumi d’acqua marina fino al bacino artificiale e viceversa.

Tra le interferenze nell’area del progetto c’è la linea ferroviaria del Ponte sullo Stretto

Quando si affrontano le interferenze tra opere future, tra le righe del report di Edison emerge in modo inquietante una Costa Viola assediata da grandi cantieri che si concentrano quasi nella stessa area, oltre che nel raggio di 10 chilometri circa dall’impianto di pompaggio di cui stiamo parlando. La più importante è il Ponte sullo Stretto per la parte della linea ferroviaria tra Calabria e Sicilia e del collegamento con il tracciato Battipaglia-Reggio. Ma ci sono anche l’elettrodotto San Procopio-Palmi Sud; l’ammodernamento del porto di Scilla, il completamento del sistema fognario-depurativo dell’agglomerato di Reggio Calabria per i lotti di Gallico, Concessa, Pellaro e Ravagnese; la messa in sicurezza della fiumara Gallico; la riqualificazione del complesso di stazione di interscambio tra servizio ferroviario e marittimo dell’hub intermodale di Villa San Giovanni.

Molte di queste opere sono state autorizzate solo di recente o con una procedura in corso, altre già cantierizzate ma non in esercizio. Pur analizzando come “trascurabili” gli effetti cumulativi di alcune di queste opere, da Edison si premette un assunto generale: “L’effetto sinergico di altre attività/progetti/opere previste nell’area di interesse può potenzialmente amplificare i potenziali impatti ambientali” derivanti dalle attività del proprio progetto. Invitabile che gli occhi siano puntati soprattutto sui cantieri ferroviari del Ponte. Le opere citate potrebbero essere incompatibili? E in quel caso, quale delle due committenti, tra Stretto di Messina ed Edison, dovrà apportare correttivi al suo progetto?

Opere compensative sì, ma solo dopo adempimenti a carico degli enti territoriali

Edison illustra poi al Mase i dettagli delle opere compensative che saranno effettuate nell’area dove sorgerà l’impianto. Con un costo complessivo di 5 milioni di euro (1% dell’investimento) sono previsti: il popolamento di Posidonia oceanica come azione di contrasto al fenomeno di erosione della costa e per la mitigazione dei cambiamenti climatici; la realizzazione di un percorso ciclopedonale panoramico sull’altopiano di Melia, dotato di attrezzature, elementi di arredo e cartellonistica, secondo il format dei “Sentieri dell’energia Edison”; il ripristino di una porzione stradale franata della via provinciale che collega Scilla e Melia, attualmente non percorribile.

La società mette, però, le mani avanti. Poiché la disciplina di settore rinvia alla conferenza di servizi le misure di compensazione a favore dei Comuni, si precisa che non sono stati ancora stipulati accordi definitivi. Anche da un punto di vista economico, gli impegni verranno formalizzati soltanto quando “il quadro realizzativo e prescrittivo dell’opera in progetto sarà meglio definito”. Dopo il rilascio dell’autorizzazione unica, a carico degli enti locali con apposite sottoscrizioni, le opere saranno realizzate previa garanzia su “assenza di vincoli, gravami e più in generale di prescrizioni anche di carattere ambientale e disponibilità delle aree interessate dalle misure compensative”.

Edison va avanti e a Favazzina vuole creare un impianto pioniere in Italia

Edison sa il fatto suo e si presenta in regola con l’iter del progetto. All’interno del piano sull’energia idroelettrica che la società sta portando avanti al Sud, l’impianto di Favazzina è una punta di diamante perché il pompaggio marino rappresenta un’assoluta novità per l’Italia. Nella calma piatta della consultazione pubblica per la Via/Vas, sembra però che a frenare il progetto sia stata finora la concessione demaniale marittima chiesta a Mit e capitaneria di porto di Reggio Calabria per il pompaggio elettrico dell’acqua su una superficie complessiva di 17.110 mq tra terra e specchio acqueo. Alcuni privati cittadini hanno calcolato che l’impianto avrà l’estensione di circa due campi sportivi messi in fila, e nella cartina si vede chiaramente un lungo serpente che attraversa uno dei punti panoramici della Costa Viola. Qualcuno ha segnalato anche il rischio di distruzione di gelsi secolari e piante di limoni. Sono in pericolo anche due casali storici in via di risanamento e per questo ogni attività di questo tipo si è fermata, perché chi aveva avviato progetti ha perso la motivazione a continuare, non sapendo se le zone e i beni interessati saranno oggetto di esproprio.

La pratica della concessione demaniale non avrebbe ancora concluso gli accertamenti preliminari obbligatori sulla sicurezza della navigazione e la compatibilità delle strutture di pompaggio con altre attività marittime. Ottenuto questo esito, il Mite rilascerà l’autorizzazione a disporre della zona richiesta e anche questa megaopera potrà essere calendarizzata, insieme a quelle di Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, tra le inaugurazioni che Edison pensa di attuare entro dieci anni. Ad oggi però la grande società non include Favazzina tra le opere di prossimo avvio, segnale che persiste qualche nodo da sciogliere.