Francesco De Cicco: l’ordinario che si crede straordinario

L’ho sempre detto e scritto: se dovessi salvare qualcuno che appartiene alla giunta Occhiuto, non avrei dubbi: Francesco De Cicco.

Sarà per il sentimento popolare da cui proviene, sarà perché è un sempliciotto, ma allo stesso tempo vurpignu, sarà che si capisce subito quando scrive lui i post, sarà per la sua anima sfuttente e sarcastica, sarà perché conosce il significato vero della “falsa politica”, sarà quel che sarà, ma De Cicco, rispetto a tutti gli altri della giunta, a me risulta il più sincero e il più vicino alla gente.

Anche se c’è da dire che non è estraneo ai “giochi politici di palazzo”. Nel senso che se si deve guardare i fatti suoi se li guarda. Non parlo certo di intrallazzi. Ma se deve fare le barricate perché non lo fanno assessore, denigrando chi fino a ieri elogiava, non si fa scrupoli e carica come un toro. Salvo poi ritornare sui suoi passi, a desiderio esaudito. Un modus operandi che non differisce dalla logica spartitoria in uso nella pubblica amministrazione, ma nel caso di De Cicco è circoscritta a quella che lui ritiene una battaglia necessaria per il popolo. O per la sua gente se preferite. O meglio: se da un lato è vero che ci guadagna lo stipendio da assessore, che è stato il motivo principale della sua battaglia, dall’altro pensa sinceramente che solo lui possa risolvere determinati problemi ai cittadini. Perché lui, a differenza dei politici che amano solo la poltrona, sa cosa significa sporcarsi le mani con palo e pico. Una differenza, questa, che salta agli occhi. E che lo colloca, nell’immaginario collettivo, tra gli assessori più vicini al popolo. Perché solo chi si preoccupa e poi si occupa di stippari i tombini, dimostra di capire il popolo. Perché prima di ogni altra cosa, è di tombini stippati che ha bisogno il popolo.

E qui sta il suo limite: ponendo “la pratica” al di sopra di tutto, come se non avesse bisogno di alcuna “teoria”, il rischio è quello di far passare un messaggio che dice: l’importante è fare, anche senza ragionare. Una scuola di pensiero che a Cosenza sintetizziamo con un adagio: a pratica rumpa a grammatica. Ed infatti, nel caso di De Cicco, la rottura della grammatica è evidente.

Quello che non ha capito in tutto questo De Cicco è che per mantenere il suo personaggio, non c’è bisogno di martellarci su FB con i suoi reportage giornalieri dei lavori di manutenzione cittadina – che potrebbero starci pure se non fossero accompagnati da commenti di “vanteria” per aver fatto questo o quello –  perché tutto quello che fa, è solo il suo dovere, per il quale è lautamente pagato. E’ lo straordinario che deve mostrarci, se ne è capace, non l’ordinario. Se vuole veramente migliorare. Altrimenti dovrà rassegnarsi a restare uno stippatore di tombini. Lo dico per il suo bene.

Per capirci: è come se un impiegato dell’anagrafe ogni giorno postasse su FB il lavoro svolto nella sua giornata lavorativa, vantandosi di quello che ha fatto: oggi ho messo 23 timbri, ho concluso 5 pratiche, ho rilasciato 18 carte d’ identità. Tutti capiscono che a dire così, l’impiegato non ci fa una bella figura. Non so se mi sono spiegato…

GdD