Franco Bruno, i fratelli Occhiuto e quel candidato “blindato” al collegio per le Politiche (salvo problemi…)

Franco Bruno, cosentino di Torre Alta, classe 1962, ingegnere, già collaboratore universitario presso il Dipartimento di difesa del suolo dell’Unical, imprenditore turistico, è anche presidente dell’Associazione politico-culturale “NeoMedi” – Nuovi Mediterranei. Ma è soprattutto un politico, che fino a pochi anni fa è stato anche parlamentare della Repubblica, risultando eletto tre volte su tre.

Già iscritto alla Democrazia Cristiana, è stato eletto ancora giovanissimo Presidente della sesta circoscrizione a Cosenza (quella di San Vito), poi è stato segretario provinciale di Cosenza del Partito Popolare Italiano, e segretario regionale della Margherita in Calabria.

È stato poi eletto senatore alle elezioni politiche del 2006 con la Margherita diventando membro della 13ª Commissione parlamentare (Territorio, Ambiente, Beni Ambientali). Rieletto al Senato della Repubblica alle successive elezioni politiche del 2008 per la lista del Partito Democratico in Calabria, dal maggio 2008 è stato anche vicepresidente della 13ª Commissione permanente del Senato.

Da gennaio 2009 a dicembre 2009 è stato segretario provinciale del Partito Democratico a Cosenza. Il 21 dicembre 2009 aderisce ad Alleanza per l’Italia, diventandone coordinatore regionale e responsabile nazionale degli enti locali. Successivamente viene eletto alle elezioni politiche 2013 alla Camera dei deputati come capolista della lista di Centro Democratico nella circoscrizione Calabria. Si iscrive quindi al Gruppo misto, ma non alla componente del “Centro Democratico”. Non si è ricandidato nel 2018 ma c’è chi dice che ci sia il suo “zampino” dietro il recentissimo exploit di un candidato del centrodestra alle ultime Regionali. 

Conosciamo Franco Bruno da decenni e non c’è dubbio che sia una delle poche “menti” di valore dell’arco politico calabrese. Stamattina, per puro caso, ci siamo imbattuti in una sua riflessione sulla politica regionale, ma in modo particolare sul centrodestra, risalente a qualche mese prima del voto di ottobre 2021, che riteniamo molto importante per capire alcuni meccanismi.

Il centrodestra – I predestinati

di Franco Bruno

Roberto Occhiuto studia da sempre per un ruolo come questo. Non è Mario. Sbaglia chi pensa il contrario. È un leader politico. Solido e strutturato. Conosce i dossier, ha relazioni importanti, ha la giusta esperienza. Parte avvantaggiato. Personalmente ho spesso pensato bene di lui. Il garbo (di cui spesso difetto) per me è una qualità oggettiva. Le divisioni del campo avverso lo lanciano in pole position. Tuttavia la strada che porta alle elezioni è piena d’insidie. E in Calabria non gode della stessa considerazione che ha a Roma. Non lo aiuta l’indeterminatezza del futuro. Dopo Draghi niente sarà più come prima. Le coalizioni verranno scomposte e ricomposte. Chiunque vincerà avrà bisogno degli altri. Di un patto serio con la magistratura, con la Chiesa, con le parti sociali. Di sostegni nel confronto col governo e con le altre Regioni.

Certo Occhiuto ha già in campo liste fortissime. Ma non ha mai gestito un ruolo di governo così direttamente. Non so se riuscirà veramente a coinvolgere e a garantire personalità forti della società e del mondo delle professioni… Coi soliti noti, come può meglio di me spiegargli il fratello, a volte si vince meglio ma poi non si è certi di governare. Certo il colpo è magistrale… con lui Presidente, validi consiglieri come Pierluigi Caputo e Gianluca Gallo, un qualche Sindaco di Cosenza di provata fede a garantire la continuità municipale, anche il prossimo candidato al collegio di Cosenza (per le Politiche 2023, ndr) diventa blindato. Mario può aspettare proprio a quell’incrocio. Magari nel frattempo avrà risolto qualche problema. Che speriamo non scoppi prima. Certo che in Calabria tutti questi fratelli e affini contemporaneamente nella cosa pubblica, mi ricordano i saggi sociologici di Fantozzi e Costabile, sul familismo alla “Banfield”, usato per descrivere certi fenomeni degenerativi della Prima Repubblica. Ed oggi non ci sono più i partiti di un tempo. Ma questa è un’altra storia.