Gioia Tauro, Di Maio visita l’azienda di De Masi: “Simbolo della lotta alla ‘ndrangheta”

Il vicepremier Luigi Di Maio é giunto nell’azienda di Nino De Masi, a Gioia Tauro, l’imprenditore che da anni vive sotto scorta dopo avere denunciato il racket delle estorsioni. Di Maio si è incontrato con lo stesso De Masi, col prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, col questore e con i vertici provinciali di carabinieri e Guardia di finanza. Poi ha visitato l’azienda. E proprio a lui, che ha scelto di rimanere in Calabria nonostante le continue pressioni della ‘ndrangheta, denunciando e resistendo senza mai arretrare, Di Maio ha dedicato un significativo post pubblicato su Facebook.

“De Masi è un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta e ai crimini bancari ed oggi vogliamo lanciare un segnale forte e chiaro: siamo con De Masi – ha affermato – e con tutti gli imprenditori come lui. Chi ha il coraggio di denunciare non deve sentirsi solo!”.

“Per 18 anni ho gridato alla luna, nessuno mi ha ascoltato nonostante i miei appelli e le richieste di essere ascoltato. In pochi mesi ora lo Stato è venuto qui a Gioia Tauro, questo governo ci sta facendo vedere che la normalità può esistere. La criminalità può essere sconfitta con il lavoro e lo Stato, oltre agli arresti ai criminali, deve anche proporre condizioni affinché si possano realizzare”. Così Antonino De Masi, imprenditore operante nell’area industriale di Gioia Tauro, incontrando il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. “La presenza dello Stato nella mia azienda, presidiata quotidianamente dall’esercito, a fianco dei miei lavoratori – ha aggiunto l’imprenditore calabrese – credo che sia un bel segno. Non voglio andare altrove per lavorare – ha concluso De Masi – come un cavaliere voglio sconfiggere il drago della criminalità”. Con De Masi erano presenti anche altri due imprenditori simbolo della Calabria produttiva, Pippo Callipo e Gaetano Saffioti.

 “Lo Stato deve restituire la sua vita a Nino De Masi – ha sottolineato ancora Di Maio -. Fa effetto vedere una camionetta dell’Esercito davanti alla sua impresa. E deve ridargli la possibilità di accesso al credito. La criminalità deve sapere che chi tocca De Masi tocca il Governo e lo Stato e avrà pesanti conseguenze”.