Giustizia e mazzette: la casta degli avvocati sull’orlo di una crisi di nervi

Ogni avvocato, almeno una volta in ogni causa, sente di superare una linea che non intende veramente superare, capita; se lo fai parecchie volte la linea sparisce per sempre e poi sei solo un’altra barzelletta sugli avvocati, un altro pescecane nell’acqua sporca(L’uomo della pioggia).

Quello dell’avvocato è un mestiere di nobili origini, e come succede in tutti i mestieri c’è “chi lo fa bene” e con coscienza, e chi lo fa male venendo meno al giuramento “di osservare con lealtà, onore e diligenza i doveri della professione”. Generalizzare non è mai cosa buona, ed è sempre meglio specificarlo: nei tanti tribunali sparsi in Italia operano, nel rispetto della Legge e dell’ordinamento giudiziario, tantissimi bravi e coscienziosi avvocati che con il loro lavoro garantiscono ai propri assistiti il sacrosanto diritto alla difesa, sancito dalla nostra Costituzione. Tutti hanno diritto ad essere difesi. Anche il peggiore degli assassini. Ed è questo il ruolo dell’avvocato, adoperarsi sempre per un solo fine: l’affermazione della Giustizia a tutela del proprio assistito. E in tanti si spendono, spesso in una “lotta” impari e con enormi sacrifici professionali e personali, per mantenere fede a questo nobile principio. Senza mai cercare scorciatoie o vie traverse. A loro, che sono tanti, va la gratitudine di tutti gli onesti di questa nazione.

Tuttavia non è sempre così. E lo dimostra lo stato comatoso in cui versa il sistema giustizia in Italia. Una “condizione” provocata anche dalla disonestà di tanti avvocati che, spesso e volentieri, si pongono come tramite tra il malaffare e la Giustizia. Senza la mediazione degli avvocati difficilmente si può taroccare una sentenza. La corruzione di un giudice passa, nel 99% dei casi, attraverso la “sollecitazione” esercitata sullo stesso dall’avvocato… quando entrambi non fanno parte della stessa Loggia, in questo caso, va da se, non serve neanche la “sollecitazione”. Già, perché non c’è Loggia massonica deviata senza la presenza dei fratelli avvocati. Una figura onnipresente in tutti i “giri” degli amici degli amici, al pari dei fratelli commercialisti. Qualcuno capace di aggirare la legge, in ogni organizzazione massomafiosa che si rispetti, è una figura indispensabile.

A rompere il ghiaccio, negli ultimi tempi, sul ruolo degli avvocati nel “problema Giustizia”, il senatore Morra che in un post dice: “Nel 1996 in Italia avevamo 87mila quasi iscritti all’albo degli avvocati. Nel 2019 erano 245mila, quasi tre volte quelli di 23 anni prima. Con una popolazione italiana che è aumentata nel frattempo di poco più del 5%. Facciamoci qualche domanda. Forse capiremo perché abbiamo qualche problema nell’amministrazione della giustizia”.

Per il senatore Morra ad ingolfare la macchina della Giustizia un numero sproporzionato di avvocati il cui unico scopo è quello di ritardare, ostacolare, intralciare il corso della Giustizia. Attraverso mille espedienti. I cavilli, le bustarelle, i finti rinvii, per dirne solo alcuni. Insomma, esiste per Morra una sorta di sistema dove un buon numero di avvocati si adoperano solo ed esclusivamente per garantire, attraverso la corruzione, a chi se lo può permettere, un risultato giudiziario positivo.

A rimarcare il ruolo meschino di certi avvocati, il procuratore Gratteri che dice: “Molti avvocati sanno che esiste questo fenomeno (ovvero la corruzione dei giudici) e mi auguro che ci siano coloro che non sopportino e denuncino il fatto che colleghi riescano ad ottenere cause o assoluzioni perché hanno i canali per pagare. Gli avvocati sono i primi a sapere quello che accade dietro le quinte di un processo”.

Gli avvocati, quando c’è qualcosa che non va in un processo, sono i primi a saperlo: o perché sei quello che corrompe il giudice, o perché sei quello che subisce gli effetti nefasti di tale gesto. Ed è proprio questo il punto: in tanti vedono, sentono, ma non parlano. Preferiscono subire le angherie piuttosto che denunciare il malaffare presente, oramai, in tutti i tribunali. Mettersi contro “colleghi” intrallazzati significa non lavorare più. Un valido motivo che impone alla maggioranza onesta una innaturale omertà.

Quella degli avvocati, come quella dei giudici o dei burocrati, è una casta che sa come difendere i propri associati caduti in qualche disgrazia giudiziaria. Anche quando l’intrallazzo è evidente. L’appartenenza alla fratellanza garantisce una efficacia difesa contro tutti i nemici. Basta guardare, anzi leggere, i comunicati delle camere penali di Catanzaro e Vibo, oppure il comunicato degli avvocati cosentini a sostegno di Manna, per capire che è in atto una vera e propria delegittimazione, da parte dei fratelli massoni presenti nell’avvocatura, di tutti i pm che osano indagare pezzi da 90 e massomafiosi di ogni ordine e grado. Un comunicato che non ha suscitato la minima reazione da parte di tutti gli avvocati che con i toni usati contro i pm, non erano e non sono d’accordo. Della serie: nessuno osi parlare al di fuori di noi, pena la cacciata dall’Ordine. Più chiaro di così si muore.

Alla luce di questo spetta agli onesti spezzare le catene della corruzione nei tribunali, denunciare pubblicamente il malaffare è l’unica soluzione per porre fine alla giustizia/mercato. Nascondersi oramai non serve più, tutti hanno capito come vanno le cose, e la paura è comprensibile, ma serve, oggi più che mai, uno scatto d’orgoglio per restituire ai cittadini un presidio democratico fondamentale per il vivere civile, come la Giustizia. Senza una Giustizia equa e giusta, non potrà mai esserci nessuna pace sociale. È questa la vostra responsabilità. Che non è poco. E per questo vale la pena lottare. È vostro dovere far trionfare la Giustizia, ma soprattutto è vostro dovere onorare la toga che indossate affinché nessuno abbia più a dire che l’avvocato altro non è che uno squalo “incaricato da un idiota con la garanzia di un mascalzone”.