Giustizia, “regime speciale per tutti i reati di mafia”. Ok al testo in Cdm con il sì del M5s

IL TAVOLO DELLA SALA DEL CDM CONSIGLIO DEI MINISTRI

È arrivata, dopo lunghissime ore di trattativa, l’intesa nella maggioranza sulla proposta del governo per rivedere la riforma Cartabia sul processo penale. Riuscita la nuova mediazione, dopo una prima bozza che non aveva convinto il Movimento cinque stelle. Per i reati con l’aggravante mafiosa è previsto termine transitorio di 6 anni per concludere il processo d’Appello, valido fino al 2024: dal 2025 in poi scenderà a 5 anni. Mentre i processi per associazione di stampo mafioso e voto di scambio politico-mafioso (416-bis e ter) potranno prolungarsi “sine die”. L’accordo è stato votato all’unanimità.

Conte: “Non è nostra riforma, ma l’abbiamo migliorata” – “Non è la nostra riforma ma abbiamo contribuito a migliorarla. Abbiamo detto che non si può transigere sui processi di mafia e terrorismo e lo abbiamo ottenuto”, ha commentato il leader in pectore del M5S Giuseppe Conte, che ha condotto fin dall’inizio la trattativa. Alla domanda del fattoquotidiano.it su possibili defezioni in Aula risponde: “Noi siamo una grande famiglia, esamineremo nei dettagli il testo e sono fiducioso che nella discussione generale saremo compatti. Questi sono miglioramenti che omaggiato tutte le vittime della mafia. E poi, ancora, anche per tutti i processi ordinari è prevista la possibilità che il giudice giudicante possa stabilire un’ulteriore proroga di un anno in ragione della complessità del processo”. Si toglie un sassolino nei confronti dell’ex alleato leghista: “Devo dire che sono molto rammaricato perché dalla Lega c’è stata una durissima opposizione” all’allungamento dei tempi “per i processi per mafia”.

Il passaggio in Commissione – Ora parte la corsa contro il tempo per far arrivare il provvedimento in Aula domani, venerdì 30 luglio. La Commissione Giustizia è convocata per le 20 di stasera, con l’impegno delle forze di maggioranza a ritirare tutti i propri emendamenti. Il presidente Mario Perantoni, dopo la riunione dell’ufficio di presidenza del pomeriggio, aveva scritto una lettera al presidente Roberto Fico, rinviando alla conferenza dei capigruppo – che si è riunita alle 16:15 e dopo un’ora è stata rinviata alle 19:15 – la decisione “se confermare la calendarizzazione per domani della riforma a fronte delle oggettive difficoltà in cui si trova la Commissione a iniziare a votare gli emendamenti“, visto che non c’era ancora l’accordo politico. L’ipotesi emersa dalla capigruppo era di convocare l’Aula addirittura domenica per l’esame del testo. “L’approdo in aula domenica è stato chiesto da tutti i gruppi parlamentari, tranne il M5S, che ha chiesto si spostare la discussione alla prossima settimana, ma noi ci siamo fermamente opposti al fatto che la commissione non approfondisca questo testo”, attacca il presidente dei deputati di FdI, Francesco Lollobrigida.