Gratteri, ecco perché l’operazione Stige è una clamorosa “Caporetto”

Nel mentre la sua operazione “Stige” crolla pezzo dopo pezzo, smontata implacabilmente dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, e dalla VI Sezione della Cassazione, Gratteri, durante l’ennesima presentazione del suo libro (frutto di copia e incolla di atti di processi), invece di fare mea culpa e spiegare ai cittadini cosa sta succedendo, rilancia, dispensando al nuovo ministro della Giustizia i suoi famosi consigli.

Prima di dire quali sono i consigli che Gratteri ha riservato al nuovo ministro della Giustizia Bonafede, giova ricordare ai lettori a che risultato è giunta l’operazione “Stige”.

Gratteri in sede di conferenza stampa l’aveva definita la più grande operazione degli ultimi 23 anni contro la ‘ndrangheta. All’alba del 9 gennaio 2018, mille carabinieri svegliarono la provincia di Crotone per mettere le manette ai polsi di 169 persone, tra i quali dieci amministratori pubblici, tra cui il presidente della provincia di Crotone, nonché sindaco di Cirò Marina, Nicodemo Parrilla. La tesi sostenuta dalla Dda di Catanzaro è quella – secondo Gratteri dimostrata attraverso gli arresti di molti imprenditori – che l’economia, nel crotonese, è tutt’altro che libera e in mano, per buona parte, ai clan. La scoperta dell’acqua calda.

Ad affiancare Gratteri in questa operazione il sostituto Luberto. Che dice: “a Crotone e provincia, oltre all’economia controllata dai clan, è a rischio la libertà di voto.” Che detto da Luberto che generalmente si adopera per coprire il voto di scambio – come quello avvenuto sul Tirreno cosentino tra Magorno (PD) e la cosca Muto. Il tutto provato da un’intercettazione dei Ros, pubblicata dal Corriere della Calabria, dove il senatore Magorno si vanta, con il braccio destro di Muto dei tanti favori fatti al boss. Intercettazione mai apparsa, però, nel fascicolo dell’inchiesta condotta da Luberto proprio sul Tirreno cosentino denominata “Frontiera”, e apparsa chissà come, invece, sulla scrivania del direttore Pollichieni – fa un po’ ridere.

Come fa ridere la storia dei famosi e risaputi (perchè volontariamente diffusi) rimproveri di  Gratteri a Pierpaolo Bruni (fino a che è stato Pm nella Dda) per la sua scarsa competenza nel condurre indagini sui colletti bianchi. Tant’è che Gratteri (da poco arrivato a Catanzaro) fermò l’operazione su Cosenza, istruita proprio da Bruni, con la scusa che l’indagine non era stata fatta bene e che non avrebbe superato lo scoglio del Tdl. Oggi sappiamo che questa era solo una scusa per bloccare l’operazione sul “Sistema Cosenza” su pressione politica del PD e FI, alla quale, evidentemente, Gratteri aderì. E la prova che era tutta una scusa, l’incompetenza di Bruni, sta nel fatto che nell’operazione “Stige” è successo proprio quello che Gratteri paventava sarebbe successo nell’inchiesta mal condotta sul “Sistema Cosenza” da Bruni: un disastro, una debacle.

Sin da subito il Tdl non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, presentati dall’accusa nell’operazione “Stige”, di associazione mafiosa su Nicodemo Parrilla, ordinandone la scarcerazione. Stessa cosa per gli l’imprenditore Franco Gigliotti, Pasquale Malena, Nicola Flotta, tutti scarcerati. E ancora: gli imprenditori Valentino Zito e Amodio Caputo, anche loro scarcerati. I casi sono tanti, specie quelli dove la Cassazione ha annullato con rinvio, fino alla scarcerazione di ieri di Giuseppe Berardi, 43 anni, ex vicesindaco di Cirò Marina accusato di associazione mafiosa.

Insomma una vera e propria Caporetto per Gratteri, che si è visto ridimensionare, e non di poco, le accuse sui colletti bianchi. Qui le cose sono due: o sono corrotti i giudici del riesame, e quelli della Cassazione, che hanno scarcerato quasi tutti, oppure Gratteri non sa fare il suo lavoro quando si tratta di politici corrotti e imprenditori collusi. E dire che rimprovera Bruni di questo.

Ora capite, almeno chi vuol capire e non farsi intortare solo dall’apparenza, che questo genere di operazioni sono fumo negli occhi per la gente, che non portano a niente, non liberano nessun territorio e servono solo a Gratteri per pavoneggiarsi in TV e sui giornali. Senza mai raccontare, però, come vanno a finire le operazioni, lui si ferma solo al “blitz”.

Operazioni vitali per la sua immagine, ma non per i cittadini. Visti i risultati.

Queste non sono opinioni, ma dati concreti, con tanto di sentenze che attestano quello fin qui scritto.  Ognuno può farsi l’idea che vuole, ma resta il dato oggettivo che di quella operazione in galera sono rimasti solo un po’ di ‘ndranghetisti “rurali”. Che non è poco per carità, ma tutti sappiamo che il problema resta, perché se non si colpisce il livello massonico/mafioso/politico, arrestato uno ‘ndranghetista, subito se ne fa un altro, e la storia continua. Concetto tra l’altro espresso proprio da Gratteri.

Ritornando ai consigli di Gratteri, quello che ieri ha dispensato al neo ministro della Giustizia è stato questo: “fai come ha fatto Orlando (ex ministro della Giustizia del PD)”.

Ovvero: chiudi gli occhi e fatti i fatti tuoi. Così vivi felice e campi 100 anni. Che è quello che ha fatto Orlando: ha chiuso gli occhi su tutto, specie in Calabria ben conoscendo la situazione. Come consiglio mi pare in linea con la strategia contro la masso/mafia di Gratteri.

GdD