Gratteri e Magorno insieme a Diamante: chi tradisce chi? (di Francesco Cirillo)

GRATTERI E MAGORNO OGGI INSIEME A DIAMANTE
Chi tradisce chi ? Tutto questo a pochi giorni dell’obbligo di dimora dato ad Oliverio

di Francesco Cirillo

Il Procuratore capo Gratteri si trova, in questi giorni, al centro di varie polemiche, speriamo solo giornalistiche, riguardanti la sua sicurezza. Sembra che le direttive date sulla sicurezza, attorno al palazzo della Giustizia, non vengano per niente rispettate. Cassonetti in piena strada carichi di immondizia, tombini non saldati, auto che entrano ed escono senza controllo attorno alla cittadella giudiziaria. Tutto questo metterebbe in pericolo la vita del procuratore e della sua scorta, tanto che una riservata è stata mandata al tribunale di Salerno, per le opportune verifiche. Quando un magistrato muove acque stagnanti, c’è sempre un polverone che si muove e si alza.

Ma Gratteri, a dire il vero, ancora non ha toccato i veri poteri forti della Calabria, tipo quelli messi in pericolo dal procuratore Cordova negli anni 90. E parliamo di livelli alti della massoneria, dei legami di questa con i colletti bianchi, a loro volta collegati con i grandi capi della ‘ndrangheta. Non quelli che fanno i pastori come nel film “Anime nere”, ma quelli che stanno seduti nei bar di lusso a Milano e leggono il “Sole 24 Ore”.

L’operazione “Lande desolate”, che vede al centro la figura del governatore Oliverio, non fa parte di questo scenario. Oliverio è un politico, e non ha la stoffa, di essere quel personaggio occulto che sa muovere i fili della massoneria, delle banche, del trasferimento del danaro sporco. Da animale politico qual è, sa muovere i fili della politica. Sia quella pulita, con attenzione verso i profughi, Riace, i precari, sia quella sporca, quando si tratta di mettere fuori qualcuno a favore di un altro, assumere negli uffici amici fidati, puntare su un sindaco piuttosto che un altro. Giochi sporchi, ma tutto nell’ambito delle regole, specie quelle che vigono all’interno del Partito democratico, fatte di tradimenti, imboscate, trappole.

Oliverio è corresponsabile della rottura della struttura, della quale era fatta il Partito Democratico, che in Calabria aveva ereditato il vecchio partito comunista. Gente onesta, dura, che aveva alle spalle un passato di lotte nelle occupazioni delle terre, contro la centrale a Carbone a Gioia Tauro, contro gli F16 di Crotone. Negli anni in cui ha governato, prima alla Provincia di Cosenza e poi alla Regione, ha azzerato tutto, mettendo fuori le nuove leve, alimentando divergenze e schierandosi una volta con l’uno e una volta con l’altro a seconda delle convenienze. Si è visto ultimamente con l’ex ministro Minniti, quando annunciò la sua candidatura alla segreteria del Pd. Oliverio prima lo accoglie a braccia aperte, lo porta in giro da Reggio Calabria a Cosenza assieme a vescovi e giornalisti embedded, e poi al primo sondaggio che vede Minniti fermo al 25%, subito lo scarica, buttandosi con Zingaretti. Fa parte del gioco.

Lo stesso rapporto lo ha avuto con il senatore Magorno. Una volta amici, poi nemici, poi di nuovo amici, adesso non si sa. Perché a pochi giorni dall’obbligo di dimora del governatore, il senatore Magorno è a Diamante nell’Istituto Superiore, a presentare il libro di Gratteri e Nicaso sulla ‘ndrangheta. E’ a dir poco imbarazzante, sia per l’uno che per l’altro. Gratteri si siede con il segretario, anche se uscente, del Partito Democratico, lo stesso di Oliverio, e Magorno si siede al tavolo con la persona che ha arrestato il suo collega di partito.La questione è così imbarazzante che Magorno ancora, proprio in vista di questo incontro, non ha espresso alcuna solidarietà ad Oliverio. non si è recato a San Giovanni in Fiore come stanno facendo, anche se timidamente, parecchi sindaci della Calabria. Eppure Magorno si espresse esplicitamente sulla ricandidatura di Oliverio. E lo fece dopo che Matteo Richetti, ex portavoce di Renzi, e quindi amico di Magorno, a Otto e Mezzo su La7, annunciò la sua intenzione di candidarsi alla segreteria nazionale del partito. Alla domanda di Lilli Gruber, che gli chiedeva in cosa sarebbe diversa la sua idea di Pd, Richetti aveva affermato che il primo passo è sottrarre il partito all’influenza dei “capobastone” come i presidenti di Campania e Calabria, rispettivamente Vincenzo De Luca e, appunto, Mario Oliverio. Dichiarazioni che hanno fatto scattare il tweet di Magorno: «In Calabria, insieme a centinaia di sindaci, siamo con Mario Oliverio». E adesso ? Almeno ufficialmente non esistono sue dichiarazioni a favore di Oliverio. Poi può darsi che gli abbia fatto una telefonata (attenti che Oliverio ha il telefono sotto controllo !), dicendogli che l’incontro con Gratteri era già programmato e che quindi sarebbe stato indelicato rinunciare dopo l’obbligo di dimora ad Oliverio. Vedremo come la prenderà Oliverio.