“Gratteri ha detto che 400 magistrati sono corrotti. Ho atteso mesi: possibile che nessuno voglia vederci chiaro?”

La gravissima affermazione, fatta in tv, è stata accuratamente insabbiata da tutti. Ma si può?

Il procuratore Gratteri ha detto che 400 magistrati sono corrotti. Ho atteso tre mesi, possibile che nessuno voglia vederci chiaro?

di Valter Vecellio

Fonte: Italia Oggi – 19 maggio 2020 – 

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri da anni è impegnato in una dura azione di contrasto contro una delle più feroci mafie esistenti, la calabrese ‘ndrangheta. Vittima di una quantità di minacce e intimidazioni, vive una vita impossibile: movimenti limitati, l’«onere» di una sorveglianza che lo rende forse perfino più carcerato dei delinquenti che assicura alla giustizia. Spesso assume posizioni discutibili, ma questo è nell’ordine delle cose: ci mancherebbe che opinioni e comportamenti non possano essere passati al vaglio del confronto e della critica. Certi suoi atteggiamenti richiamano alla memoria il prefetto Cesare Mori, ma non per questo non si deve essere grati per quello che fa.

Non è su questo però che si vuole richiamare l’attenzione. Il 9 febbraio scorso il dottor Gratteri è ospite di In mezz’ora, la trasmissione curata e condotta da Lucia Annunziata. Dice cose di un certo peso, che neppure un radicale critico della magistratura ha adombrato; e infatti quelle affermazioni sono rilanciate dalle agenzie; tra l’altro:

«In magistratura c’è un problema di corruzione… Possiamo parlare del 6-7%, non di più… Grave, terribile, inimmaginabile, impensabile, anche perché guadagniamo bene. Io guadagno 7.200 euro al mese, si vive bene, quindi non c’è giustificazione, non è uno stato di necessità, non è il tizio che va a rubare al supermercato per fame. Si tratta di ingordigia…».

Ci si aspettava una reazione di qualche tipo, una sdegnata levata di scudi, oppure conferme o richieste di chiarimenti. Sono trascorsi tre mesi, un tempo sufficiente di attesa. Niente. Eppure come dice il dottor Gratteri, è cosa grave, terribile. Colpisce quel «non di più». Al mare magnum di internet abbiamo posto la seguente domanda: quanti sono i magistrati italiani? Varie fonti li quantificano tra i 7 e i 9 mila. Si prenda la cifra più bassa. Il 6-7% stimato dal dottor Gratteri corrisponde a circa 400-450 magistrati. Altro che «non di più». È cifra enorme.

Il dottor Gratteri non parla di multe non pagate o «bagatelle» simili, su cui non si dovrebbe comunque passar sopra trattandosi di magistrati; parla di «corruzione». Vale a dire: «condotta di un soggetto che in cambio di denaro oppure di altre utilità e/o vantaggi agisce contro i propri doveri ed obblighi». Art. 318 del Codice Penale: «Il Pubblico Ufficiale che, per l’esercizio della sua funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da uno a sei anni».

A questo punto, inevitabili le domande. Il Consiglio Superiore della Magistratura si è attivato per sapere se quanto dichiarato dal dottor Gratteri corrisponde a verità, su quale studio, statistica o informazione, si basa una così grave denuncia? Se non si è attivato, perché?

Analoga domanda al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sì? No? In caso negativo, perché?

Ai parlamentari tutti, di maggioranza e di opposizione: nessuna «curiosità» da parte di nessuno? Anche una semplice interrogazione a risposta scritta. Oppure va bene così: che il 6-7% dei magistrati, «non di più», sia corrotto?

L’Associazione Nazionale dei Magistrati, infine. Risulta che circa il 90% dei magistrati sia iscritto all’Anm. Dunque una buona fetta di quel 6-7%. Anche a tutela di quella maggioranza che corrotta non è, niente da dire?

O la denuncia del dottor Gratteri ha un suo fondamento, e allora non la si può lasciare cadere; oppure si ritiene che le sue siano affermazioni senza fondamento; in questo caso, in qualche modo, ne dovrebbe rispondere. O no?

Fin qui Valter Vecellio. Questa dichiarazione-shock di Gratteri non è certo la sola sulla quale ci si interroga. Proprio qualche giorno fa, per esempio, ci siamo occupati di un’altra dichiarazione molto “forte” nella quale il procuratore parlava della ‘ndrangheta che in Calabria “compra pezzi di tv e giornali per manipolare il pensiero della gente” (http://www.iacchite.blog/calabria-massomafia-e-media-gratteri-comprano-pezzi-di-tv-e-giornali-per-manipolare-la-gente/). Ma anche in questo caso, nulla si è mosso, anche perché le tv e i giornali chiamati in causa hanno fatto gli “indiani” e hanno continuato a leccare il culo a Gratteri come hanno sempre fatto per evitare di essere coinvolti… Ma è chiarissimo che ci sono molti media (le “corazzate” in particolare) che hanno una coda di paglia grande quanto… i cartelloni pubblicitari che vediamo nelle città calabresi, quanto… i servizi segreti che agiscono in tutte queste vicende e quanto… i finanziamenti che prendono nascondendosi dietro presunti Gran Maestri della finanza che in realtà sono peracottari senza né arte e né parte.

Tornando alle dichiarazioni di Gratteri sui magistrati, anche Otello Lupacchini, sui social, ha detto la sua… 

Magari sono suoi sodali? Gente che lo ha affiancato nelle sue mitiche conferenze stampa o nelle meravigliose “promozioni” commerciali dei suoi favolosi libri (salvo farle sparire dalle foto, come accadeva un tempo per i coniugi fedifraghi o per i promessi sposi che erano venuti meno all’impegno). Chi può dirlo? O forse, da semplicemente i numeri? Chissà se qualcuno, investito del relativo potere, prima o poi avrà il coraggio di chiedergli conto di affermazioni gravissime e, comunque, allarmanti, che, nella loro spudoratissima e dolosa genericità ledono l’onore e il prestigio della Magistratura, almeno di quella “fuori controllo”, E, a proposito, qualcuno gli chiederà mai cosa intende dire quando favoleggia di “Logge massoniche fuori controllo” costituenti la rete massomafiosa, magari da contrapporre a quelle “sotto controllo”? E non si venga a dire che lo si delegittima: non è vero! E questo sia perché quando uno come Lui parla, atteso il suo ruolo professionale e il suo incongruo peso mediatico, non può muovere accuse infamanti in incertam personam; sia perché ciò che ne resta delegittimato non è il procuratore capo, ma la “propaganda” con cui tenta di condizionare il giudizio sul suo operato da parte degli organi giurisdizionali, di fronte ai quali il pubblico ministero è parte e non dominus. (Otello Lupacchini)