Gratteri&Maduli, lo strano caso del dottor Jekyll e di… mister Hyde: povera Calabria!

Nel corso dell’estate appena trascorsa, è andata in scena la kermesse, ma sarebbe meglio definirtla pagliacciata, dal titolo  Link – Orgoglio e pregiudizio organizzata dalla società editoriale Diemmecom a cui fanno capo LaCnews24, il Vibonese, il Reggino, Cosenza Vuammico Channel eccetera eccetera, In pratica il gruppo inventato e diretto da Domenico Maduli, deus ex machina della pubblicità e chiacchieratissimo per essere dentro le ordinanze di almeno tre inchieste della Dda per i suoi rapporti con le ‘ndrine del Vibonese. 

Lo slogan ossessivo e decisamente scadente messo in campo fin dalla presentazione è stato: ”torna  Link – Orgoglio e Pregiudizio, l’evento organizzato dal nostro network che accende i riflettori sull’orgoglio di una terra che può e vuole liberarsi dai pregiudizi”.

Già a metà luglio, nella prima tappa di Falerna, siamo stati informati con dovizia di particolari dai siti del gruppo che: “Domenico Maduli, presidente della società editoriale Diemmecom, dal palco della kermesse ha spiegato che «l’orgoglio è quello di ritrovarsi qui e condividere i valori dell’onestà, dell’essere calabresi che si ritrovano nella volontà conseguire insieme precisi obiettivi, ma soprattutto non hanno alcun timore di metterci la faccia per rivendicare l’orgoglio di essere calabresi».

E ancora, sempre Maduli, dopo la tappa di Falerna: “Pretendiamo dai nostri collaboratori che scelgano da quale parte stare. Sia chiaro, ognuno è libero di fare le sue scelte e di avere le proprie idee, ma riteniamo che sia giusto saperlo. Noi sappiamo da quale parte stare e vogliamo che sia chiaro anche a tutti gli altri”.

Nella seconda tappa di inizio agosto a Vibo Marina, Domenico Maduli ribadiva: ”La presenza e le parole di Gratteri, che ha esortato la folla a combattere ogni forma di illegalità, ci riempie di orgoglio. Non potevamo scegliere titolo migliore per questo tour: “orgoglio”, nei nostri confronti e nei confronti dei calabresi che hanno scelto da che parte stare. Cittadini che come noi credono fermamente nel riscatto del territorio”.

Ecco, fa piacere constatare che Domenico Maduli sa da che parte stanno i calabresi. E soprattutto apprezziamo che finalmente anche lui sa da che parte stare. Ci siamo chiesti  più volte: ma perché Nicola Gratteri abituato a palcoscenici nazionali ha scelto di dare credibilità alla kermesse di Maduli con la sua presenza alle tre tappe?

Finalmente abbiamo capito il motivo principale, che va anche al di là dei tragicomici corsi di !alta formazione” che la triade Gratteri-Nicaso-Pellegrini ha in comune con il nano della pubblicità (https://www.iacchite.blog/cosenza-la-questione-morale-i-buchi-di-gratteri-e-i-corsi-di-alta-formazione/).

La finalità “vera” invece è semplicemente una funzione pedagogica. Abbiamo capito che è uno scopo pedagogico ed educativo non solo verso la gente comune ma proprio verso il proprietario del gruppo stesso. Forse le parole di Gratteri hanno fatto maturare l’orgoglio di Maduli e l’hanno portato sulla retta via lontano da amicizie e frequentazioni pericolose.

Il Domenico Maduli ascoltato in quei giorni sembrava solo un caso di omonimia con il Domenico Maduli tirato più volte in ballo nelle ordinanze della stessa Dda di Catanzaro, guidata ormai per poco tempo ancora da Nicola Gratteri. Su Domenico Maduli non pende nessuna indagine, nessun processo…  niente di niente dal punto di visto giudiziale. Ma alcuni fatti pongono quantomeno un problema di rapporti, di amicizie e di frequentazioni. E sono fatti raccontati tante volte anche in tanti articoli di giornali, ad iniziare dal nostro sito per arrivare a quelli del Corriere della Calabria e di Zoom24.

Il Maduli di oggi parla di scelta di campo nitida e chiara. Le relazioni della Dda di Catanzaro ci dicono cose un po’ diverse. Ci parlano di un Domenico Maduli che all’inizio del suo viaggio imprenditoriale sceglie come socio occulto una persona discussa come Nicola Barba. Non è una nostra supposizione, è scritto negli atti dell’operazione Rimpiazzo e l’allora capo della squadra mobile di Vibo Valentia, Giorgio Grasso,  nella conferenza stampa dell’11 aprile 2019, affermava che Maduli, ribadiamo non indagato, aveva come socio tale Nicola Barba, soggetto sottoposto oggi alla custodia cautelare in carcere”.  Non stiamo qui a ripetere tutta la vicenda che potrete trovare in altri articoli da noi pubblicati, sta di fatto che con questi ambienti si rapportava Domenico Maduli nella sua attività imprenditoriale. Ricordiamo solo che nel processo Rinascita Scott  il Pubblico Ministero ha chiesto 7 anni di carcere per Nicola Barba. https://www.iacchite.blog/ndrangheta-e-media-il-socio-di-maduli-e-uno-dei-mafiosi-arrestati-ieri-il-ruolo-delleditore-tra-i-mancuso-e-i-piscopisani/

Ma le amicizie pericolose e borderline di Maduli non finiscono qui. Nell’operazione Rinascita Scott esce fuori la sua amicizia con Gianfranco Ferrante che avrebbe raccomandato a Domenico Maduli il politico Salvatore Bulzumi per un trattamento di favore per la campagna elettorale per le Regionali del 2014. Il politico non avrebbe pagato Maduli e lui si rivolge a Ferrante per recuperare il credito. Maduli telefona a Ferrante a dicembre 2014 e gli dice: «Mi avevi raccomandato… eh… lo abbiamo cercato di trattarlo bene a coso… a Bulzomì… fatto… anche se poi era debole di suo… però su Vibo comunque è stato sempre quello più votato».  Gianfranco Ferrante negli atti dell’operazione Rinascita Scott è descritto come un imprenditore legato ai clan Mancuso e Lo Bianco. Il pm ha chiesto  per Gianfranco Ferrante nel processo Rinascita Scott 26 anni di carcere per associazione mafiosa. Lo sanno tutti…

Andiamo avanti con le amicizie pericolose di Domenico Maduli. Sempre in Rinascita Scott escono fuori le intercettazioni tra Maduli e Mario Lo Riggio, anche lui coinvolto nel processo Rinascita Scott. Maduli  vuole convincere  Mario Lo Riggio  ad appoggiare Pietro Giamborino a candidato a sindaco a Vibo Valentia: «Su Giamborino ne rispondo io… a Mario mio… due parole ti dico… questo deve fare il sindaco a Vibo… grazie Mario mio… sappi che dietro ci sono io qua… è dura… ma c’è un carro armato dietro a lui”. Per rafforzare il sostegno afferma: “Giamborino è il candidato di Mario Oliverio. E infine conclude: ”Se la gente lo vuole capire dobbiamo andare con… a Vibo, legati con la Regione… se la gente lo vuole capire… se non lo vogliono capire, se la prendono nel culo». Anche qui per Mario Lo Riggio il Pubblico Ministero nel processo Rinascita Scott ha chiesto 22 anni di carcere per associazione mafiosa. Per Pietro Giamborino il Pubblico Ministero ha chiesto 20 anni di carcere per associazione mafiosa. Per i dettagli ecco anche il nostro articolo: https://www.iacchite.blog/massomafia-maduli-e-i-clan-di-vibo-su-giamborino-garantisco-io/

Siamo certi che se non fosse intervenuto un processo di ravvedimento spirituale profondo e consapevole da parte del Maduli, di certo Nicola Gratteri non avrebbe dato autorevolezza alla kermesse con la sua presenza. Ci è stato sempre detto dell’importanza della chiarezza e della trasparenza, altrimenti la gente non capisce e si fa l’idea che in fondo non c’è nettezza di comportamenti e di scelte. Solo parole da sbandierare. E maggiore nettezza ci dovrebbe essere proprio nel mondo dell’informazione.

D’altronde è lo stesso Gratteri che più volte ha ricordato il pericolo d’infiltrazione mafiosa nella stampa democratica. Proprio nei giorni scorsi è riandata in onda a  “Quante Storie” su Rai 3 una sua intervista in cui afferma: “…I governi non prendono coscienza che i soldi delle mafie sono entrati nell’economia legale. Queste oltre a comprare  una pizzeria, un ristorante, queste oltre a  rivolgersi al mondo delle professioni, hanno cominciato a comprare pezzi di giornali e di televisioni tali da manipolare il pensiero delle persone e se questi comprano i  like, se questi mettono un argomento su facebook, su istagram e poi pagano dei pacchetti di like tale da condizionare il giudizio e il pensiero delle nuove generazioni. Bisogna incominciare a  guardare da qui in avanti  e stare al passo con le mafie. Stiamo perdendo terreno sul paino delle tecnologie e dell’ informatica perché ogi le mafie comunicano su server dedicati come se loro fossero i proprietari di whatsapp e di telegram”.

Parole sante e totalmente condivisibili. Noi non siamo nessuno  per chiedere coerenza e linearità. Certamente Domenico Maduli avrà maturato scelte di campo chiare e nette. Come dice lui: “Noi sappiamo da quale parte stare e vogliamo che sia chiaro anche a tutti gli altri”.  Noi ci auguriamo semplicemente di non essere di fronte ad un nuovo caso del leggendario dottor Jekill e mister Hyde. I “sintomi”, però, ci sono tutti…