I Borboni tornano, acclamati dai calabresi, sul luogo dei loro delitti (di Pasquale Rossi)

Beatrice di Borbone-Due Sicilie

di Pasquale Rossi

I Borboni tornano, acclamati dai calabresi, sul luogo dei loro delitti.

S’inaugura oggi, 24 settembre 2014, il Museo delle Ferriere di Mongiana alla presenza di Beatrice di Borbone, discendente della dinastia dei regnanti delle Due Sicilie.

Il Museo, finanziato dall’epoca da Mario Caligiuri con enorme dispendio di denaro pubblico, ambisce a raccontare la storia della fabbrica del ferro e della ghisa aperta dallo Stato borbonico nel 1771 in questo paese, ora in provincia di Vibo Valentia.

Il Museo – definito ad alta capacità mediatica, ma che in realtà è dotato dei soliti “totem” e di qualche altro inutile e costosissimo schermo per immagini digitali – avrebbe dovuto contenere le testimonianze, materiali ed immateriali, dei prodotti, dei modi di produrre, delle persone che vi lavoravano e, soprattutto, dello sfruttamento intensivo e indegno dei calabresi che vi lavoravano, come ricorda in un bell’articolo su Zoomsud, Aldo Varano.

Ma è stato, invece, concepito e realizzato quale elemento fondante, ma totalmente privo di qualsivoglia credibilità scientifica, di un revisionismo storico d’accatto in chiave neoborbonica.

L'interno del Museo
L’interno del Museo

Per stroncare sul nascere qualsivoglia tentazione revisionistica basterebbe leggere lo storico del ‘700 Giuseppe Maria Galanti che, inviato proprio dai Borboni in Calabria dopo il disastroso terremoto del 1783, nel suo “Diario di viaggio”, descrive la vita, il lavoro ed i lavoratori della Ferriera di Mongiana in questo modo.

“La durata più lunga ordinaria della vita [in Calabria] è fino a 70 anni … La gente addetta a questi lavori ha corta vita: muoiono ordinariamente o ciechi o paralitici circa li 40 anni …Le ferriere hanno soldati di custodia, e si passano al mese ducati 3,50. Per vivere agevolano il contrabbando e agevolano li mastri ferrari della Serra… Colla scarsezza di soldi il Fisco fa due mali: mina li suoi interessi e corrompe la morale de’ popoli”.

Per riassumere: la Ferriera era un luogo infernale nel quale vennero sfruttati, a morte, migliaia di calabresi dal predatorio, vessatorio e sommamente inefficiente Stato borbonico.

Altro che vantarsi e gloriarsi di un presunto primato industriale, altro che lamentarsi del presunto smantellamento dell’apparato produttivo calabrese da parte di Garibaldi e dei Savoia! La fabbrica di Mongiana, alla metà dell’800, non solo era letale per i lavoratori, ma non era economicamente vantaggiosa a causa del dimezzamento del costo del ferro e della ghisa d’importazione.

Sono queste ultime le ragioni per le quali la fabbrica di Mongiana, insieme a molte altre in tutta la penisola, fu dismessa e non perché si voleva perpetrare una rapina a danno dei calabresi e del Mezzogiorno a vantaggio del Nord.

Il sindaco di Mongiana, Bruno Iorfida
Il sindaco di Mongiana, Bruno Iorfida

E ora, dopo più di 150 anni, il sindaco di Mongiana – con tutta probabilità discendente di quegli operai che morivano a meno di 40 anni, ciechi o paralitici- accoglie con tutti gli onori la discendente, Beatrice di Borbone-Due Sicilie, degli sfruttatori, degli aguzzini dei suoi ascendenti?!

La Regione Calabria dovrebbe, almeno, smetterla di finanziare, spendendo centinaia di migliaia di euro, questo genere di cialtronesche operazioni pseudo-storiche che alimentano, per sovrapprezzo, un sentimento di ingiustificato rivendicazionismo delle popolazioni calabresi e meridionali nei confronti del Risorgimento, dell’Unificazione, del Nord, dello Stato e di tutte, indiscriminatamente, le classi dirigenti senza mai, dico mai, provare ad assumersi le proprie responsabilità come cittadini meridionali e calabresi.

La responsabilità del sottosviluppo economico e sociale non è, forse, soprattutto nostra, dei meridionali e dei calabresi che, in sessant’anni di regime democratico, non sono stati capaci di affrancarsi eleggendo e creando una classe dirigente, non solo politica, degna di questo nome?

Beatrice con il busto che ritrae Ferdinando II soprannominato Re Bomba per le sanguinose repressioni dei moti liberali e di popolo
Beatrice con il busto che ritrae Ferdinando II soprannominato Re Bomba per le sanguinose repressioni dei moti liberali e di popolo