Il gran casino dell’Arpacal: l’Opus Dei meglio della massoneria. Il ruolo di Antonio Scalzo e dei clan

Nel corso della nostra inchiesta sul gran casino dell’Arpacal, a un certo punto, non abbiamo potuto fare a mendo di affrontare un altro argomento che pur non trovandosi nel fascicolo di cui si sta occupando la procura di Salerno delinea meglio le violazioni di legge poste in essere dai vertici che si sono susseguiti alla guida dell’Arpacal e quindi del controllo dell’ambiente.

Va premesso che lo stato dell’ambiente determina una situazione di estrema importanza per l’Europa, che tenta di raggiungere con l’assegnazione di importanti risorse finanziarie per la realizzazione di interventi strutturali, l’obiettivo del superamento dello stato d’emergenza in cui versa la Calabria.

Dall’altro lato, sempre la stessa Europa sanziona la Calabria perché inquina.

Qualcuno potrebbe pensare che l’Europa è un po’ strana: ci dà i soldi per uscire dallo stato di inquinamento e poi ci sanziona perché inquiniamo? Purtroppo le cose stanno cosi!

Ma va detto ancora che le sanzioni consecutive all’infrazione le devono pagare i calabresi (per intenderci, quelli che pagano le tasse) mentre i potenti di turno si occupano di gestire, o per meglio dire rubare le enormi risorse finanziarie provenienti dai fondi comunitari.

Una gestione facilitata delle deroghe normative consentite per eseguire lavori o acquisire forniture e servizi.

dia_catanzaro Proprio in quest’ottica s’inquadra un’inchiesta delegata nel 2013 dalla Direzione Distrettuale Antimafia alla questura di Catanzaro.

Le indagini riguardavano diverse materie su cui bisognava indagare che proviamo di seguito a sintetizzare:

  1. Acquisizione di un complesso immobiliare in Catanzaro – attuale sede dell’Arpacal;
  2. Fornitura di 6 automezzi Land Rover adibiti a laboratorio mobile;
  3. Realizzazione di un progetto di manutenzione unico per beni mobili e immobili dell’agenzia;
  4. Forniture informatiche antecedenti il 2010;
  5. Affidamento  del servizio di pulizie degli immobili;
  6. Realizzazione di un impianto fotovoltaico.

Per quanto riguarda il punto n.1 dalla relazione presentata annualmente dall’Antimafia, risulta chiaro ed acclamato che i costruttori catanzaresi non sono collegati con quelli reggini, ragione per la quale si sarebbe dato l’avvio all’indagine.

La fornitura dei mezzi fu affidata in quanto risultante aggiudicataria la Sifo Hospital che operava nell’area dell’ex SIR di Lamezia Terme.

Agli amministratori della ditta, il procuratore Maffia ha notificato la conclusione delle indagini per Gianluigi Morelli, Fabio Morelli e Raffaele Calidonna (amministratore occulto) per i reati di distrazione di risorse dell’asse fallimentare oltre che di appropriazione di risorse comunitarie (si tratta di diversi milioni di euro).

Ritornando alla gara per la fornitura, va detto che la ditta Sifo Hospital ha acquistato gli automezzi dalla concessionaria di Pino Salvatore di Lamezia Terme, il quale ha una sorella che si chiama Costanza e che è dirigente della prefettura di Catanzaro ed incaricata anche della gestione delle situazioni di emergenza ambientale.

La prefettura di Catanzaro
La prefettura di Catanzaro

Abbiamo fatto tutte queste premesse per tentare di spiegare come un importante fascicolo già presentato alla procura della Repubblica di Catanzaro e consegnato alla prefettura di Catanzaro in forma riservata per il prefetto, possa essere finito nelle mani di alcuni soggetti coinvolti nei reati denunciati.

Il territorio ex SIR del Comune di Lamezia, secondo la geografia ufficializzata dall’Antimafia si trova sotto il dominio della cosca Iannazzo, quindi verosimilmente l’autorità investigativa stava certamente appurando se sulla ditta ci fosse un controllo diretto e se la fornitura potesse in qualche modo essere stata condizionala dal clan Iannazzo.

Altro elemento a cui gli investigatori puntavano era rappresentato dalla presenza e dai rapporti continui tra il Morelli Gianluigi e il signor Toscano Alberto della ditta ELLETTI AMBIENTE (azienda, che come quelle di Lamezia, è stata attenzionata a più riprese dagli organi investigativi).

Il servizio di manutenzione generale “Global service” non andò in porto anche se nei locali Arpacal per un lungo periodo si aggirava un certo ingegnere Romano poi arrestato  nell’inchiesta della Sorical.

Le indagini sulle forniture informatiche riguardavano in modo particolare quelle effettuate da una ditta vibonese amministrata da Domenico Fiorillo, in quanto risulterebbe legato da vincoli familiari a gente di “ambiente”, forse addirittura i Mancuso… 

Il servizio di pulizie per un certo periodo pare sia stato svolto da una ditta amministrata da Luciano Costanzo, legato a Pasquale Torquato, entrambi di San Mango d’Aquino.

Torquato, noto per aver subito un atto intimidatorio, è ai vertici della Commissione per l’Emersione e si destreggia  bene tra le varie fazioni politiche, sia di centrodestra quanto di centrosinistra. E vanta una lunga esperienza nella struttura del Commissariamento dell’Emergenza Ambientale essendo stato uno stretto collaboratore del sub Commissario Basile. Ha continuato ad operare presso l’ente emergenziale fino allo scioglimento sopravvivendo ai vari cambi politici che si sono susseguiti.

Antonio Scalzo
Antonio Scalzo

Uno dei maggior sponsor di Torquato è il consigliere regionale Antonio Scalzo, che elettoralmente è detentore di un grosso pacchetto di voti.

Tra gli altri componenti di una “struttura” non meglio definita nei suoi contorni non poteva certamente mancare Pietro De Sensi, anch’esso in possesso di una buona dote elettorale (la sorella Gabriella alle elezioni comunali di Lamezia ha superato le 500 preferenze).

La “struttura cosentina” di Opus Dei fondata da “Josemarìa Escrivà de Balaguer” è il luogo dove la lobby studia e realizza i “progetti”, definizione volutamente sarcastica.

Va detto che i vari componenti trovano enormi benefici dall’appartenere alla lobby e vi spieghiamo anche perché.

cooperadores_20140211155252542112La moglie del Torquato, come del resto alcuni congiunti del dottore Scalzo sono assunti nella ditta di Costanzo e percepiscono lauti stipendi, anche se, pare, non brillino certo per presenza…

La ditta di Costanzo riceve incarichi e vince appalti o subappalti da tutti gli uffici, ospedali ed enti della Regione anche se non proprio nel rispetto delle leggi.

Il commissario Arpacal Maria Francesca Gatto (che ha “governato” l’Arpacal fino all’altro ieri…) acquisisce credenziali oltre ogni aspettativa, garantendosi, oltre alle importanti protezioni dei servizi (segreti) anche quelle dei consiglieri regionali ostici a Palla Palla.

Pietro De Sensi, dopo che i familiari (moglie e cognato) sono stati stabilizzati come medici (all’ospedale di Lamezia Terme la moglie e al Policlinico di Germaneto il cognato), continua ad incassare importanti e prestigiosi incarichi e ad evitare l’avvio delle procedure di decadimento avviate e non concluse dalla Regione Calabria e a quanto pare anche ad evitare le conseguenze delle inchieste della procura di Catanzaro.

Ma poiché un reato è sempre un reato bisogna ritornare all’appalto del servizio di pulizie in Arpacal e bisogna ricordare a quanti hanno svolto ruoli che la “categoria prevalente dell’appalto stesso (praticamente uguale al 100%) non è subappaltabile” e che la procedura di evidenza pubblica andava affidata definitivamente, perché l’obbligo di utilizzare CONSIP è insorto successivamente all’indizione della gara.

Per quanto riguarda Antonio Scalzo, chiudiamo con una “chicca”. 

Quando era direttore scientifico all’Arpacal si fece finanziare a Conflenti la ristrutturazione dell’immobile dove abita con fondi comunitari e finalizzati alla realizzazione di un Bed and Breakfast intestato alla figlia (giovane imprenditrice).

E il bello (si fa per dire) è che, nella via nella quale abitano le famiglie Scalzo, si resta basiti nel non trovare l’insegna del Bed and Breakfast finanziato dalla Regione Calabria alla figlia dello stesso Scalzo!

Forse non abbiamo guardato bene, ma certamente in quella struttura, costata diverse centinaia di migliaia di euro, sarà allocato un Bed and Breakfast che ha già lavorato molto, dando ospitalità per esempio a molti avventori dei percorsi turistici mariani di cui Conflenti fa parte.

9 – (continua)