Il M5s strapazza Occhiuto: “Non ti faremo distruggere Cosenza”

Il M5s ha ormai firmato il “foglio di via” da Cosenza per Mario Occhiuto e il cazzaro, nell’estremo tentativo di difesa, ha alzato il livello dello scontro con risultati fallimentari. Il deputato Melicchio lo ha ridicolizzato rispetto alla sacrosanta richiesta di ispezione al Tribunale facendo leva sulla sua “morale” di fariseo delinquente (http://www.iacchite.com/occhiuto-rilancia-i-5stelle-delinquenti-e-psicopatici-la-risposta-del-deputato-melicchio/) e tutti gli eletti in Calabria ieri sera hanno firmato una nota che sa tanto di “addio”. L’Italia uscita fuori dal voto del 4 marzo è profondamente cambiata ma Occhiuto continua a non accorgersene e presto capirà che non c’è più niente da fare. La distruzione selvaggia di Cosenza, per nostra fortuna, sta per finire.

Ecco il testo integrale della nota di tutti gli eletti calabresi del M5s.

Hanno fatto quadrato intorno al sindaco, auto-proclamatosi vittima del presunto oscurantismo del Movimento 5 Stelle e sacerdote del vero cambiamento, i vecchi e nuovi portatori di entusiasmi urbanistico-pianificatori decisi a proteggere lui e il suo programma di trasformazione del volto della città di Cosenza. In queste ore, infatti, stigmatizzano con toni molto sopra le righe e rocambolesche invenzioni, come la richiesta (mai avanzata da alcuno) di demolire il ponte di Calatrava, il tentativo di ‘ostacolare il progresso’ che addebitano alla senatrice Corrado.

Alla parlamentare della Commissione “Cultura” rimproverano, in sostanza, di avere fatto il proprio dovere segnalando al MiBAC, il Ministero che ha la sua bibbia nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, quanto in città si sussurra da tempo: che l’iter burocratico per la realizzazione di alcune grandi opere interne o contigue allo splendido centro storico sarebbe tutt’altro che ineccepibile. Deraglierebbe costantemente, in particolare, dai limiti imposti dalle normative nazionale e regionale in tema di tutela paesaggistica, complice l’atteggiamento fin troppo ‘collaborativo’ del Soprintendente ABAP. Tutto nel timore che il Movimento non voglia permettere a Cosenza di assumere i nuovi connotati pensati per lei dal primo cittadino.

Ebbene, se c’è un senso nelle lettere che trascende la comprensione immediata, CS non potrebbe essere più carico di valenza semantica: CS come Cosenza, CS come Centro Storico, CS come Commissione Settima (“Cultura”). Cultura non è solo amore della conoscenza ed esercizio del pensiero critico, piacere di visitare musei e monumenti, godimento estetico di un’opera d’arte o di un paesaggio ameno. Cultura è anche difesa della legalità, delle regole che una comunità si è data per vivere civilmente, in modo che i cittadini abbiano tutti le stesse opportunità e rispettino gli stessi vincoli, godendo dei frutti dell’ingegno e della reciproca collaborazione.

Un sindaco dovrebbe essere garante di quelle regole e coltivare prioritariamente, nell’ordine, il rispetto della memoria collettiva, l’attitudine all’ascolto dei portatori di interessi e la trasparenza dell’azione amministrativa. Il sindaco di Cosenza interpreta il suo ruolo diversamente e non si fa scrupolo, scavalcandole, ad intervenire pervasivamente sulla città storica, pronto a sacrificare le memorie tangibili del passato comune al desiderio di vedere la città trasformata a sua immagine e somiglianza.

Il 2018 è l’anno europeo del patrimonio culturale e i centri storici sono il cuore della nostra identità di italiani, la catena delle informazioni genetiche che ci fanno ciò che siamo. Proteggerli, a Cosenza a Catanzaro a Crotone e nel resto d’Italia, come il Movimento è deciso a fare avendo nella promozione della Cultura uno dei suoi obiettivi prioritari – in questo sta la distanza che rivendichiamo, il cambiamento che non consente ripensamenti -, è un dovere civico al quale nessuno dei portavoce del M5S vorrà sottrarsi.

Tutti gli eletti calabresi del M5S