Il Pd di Zingaretti in Calabria: il “nuovo” che avanza

Se il buongiorno si vede dal mattino, la giornata del Pd, targato Zingaretti, si presentata come una brutta giornata. Anche questa volta, almeno in Calabria, l’alba del “nuovo” Pd non sorgerà. L’arrivo di Zingaretti alla guida del Pd, così come per Renzi, doveva essere foriero di novità importanti sotto il profilo del rinnovamento della vecchia e stantia nomenklatura politica calabrese, causa principale del crollo del partito, ed invece ci ritroviamo, ancora una volta, e non si capisce il perché, dentro la Direzione nazionale i soliti personaggi, a cominciare da Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio. La donna più pericolosa della Calabria. La stessa che l’ingegnere Tucci arrestato nell’operazione “Lande Desolate”, condotta dalla Dda di Catanzaro che ha interessato anche Palla Palla finto al “confino”, definisce, insieme al marito Nicola Adamo, due delinquenti incalliti. Enza Bruno Bossio è la principale responsabile del fallimento e della sparizione di milioni di euro destinati alla costruzione di quello che doveva essere il più grande polo tecnologico del sud, di cui oggi restano solo macerie per i calabresi, e un bel conto in banca per lei. Migliaia di posti di lavoro bruciati dalla sua avidità e dal desiderio di condurre una vita nel lusso e nello “sprido”. Una donna senza un briciolo di coscienza sociale che ha sempre utilizzato la politica come strumento per l’arricchimento personale.

Come si fa ancora a dar credito a questa losca figura, in tanti se lo chiedono. Evidentemente ha qualche argomento in grado di convincere chiunque, anche Zingaretti. La classica offerta che non si può rifiutare.

Altro personaggio entrato in segreteria è Mario Oliverio, alias Palla Palla. Un altro campione di trasparenza e legalità. Oliverio è tra gli inventori del sistema del voto di scambio politico/clientelare in Calabria. Lui più di ogni altro ha usato la politica per sistemare parenti e amici degli amici: incarichi strapagati, progetti finanziati ad amanti e affini mai partiti, assunzioni di parassiti e raccomandati a dire basta. Insieme a Madame Fifì e a Capu i Liuni, formano il trio più inviso dal popolo calabrese. Tutti speravamo ad una loro uscita dalla scena politica definitiva, ed invece Zingaretti ce li ripropone come una minestra riscaldata che i calabresi devono mangiare per forza. Nessuno ha spiegato a Zingaretti, però, che il crollo del Pd in Calabria è avvenuto proprio perché i calabresi avevano chiesto a Renzi di non candidare più questi personaggi, una voce che è rimasta inascoltata, e i risultati di quelle scellerate scelte li conosciamo tutti. La stessa cosa succederà anche alle prossime regionali e alle europee. La presenza di questi soggetti è vista, dai calabresi, come la prosecuzione del più infame dei magna magna sulle spalle della povera gente. E se Zingaretti ha confermato questi ladroni, allora vuol dire che anche a lui interessa il magna magna. Così dice la gente in giro.

Poi c’è il sempreverde Mimmo Bevacqua meglio conosciuto con il nomignolo di “Chiù Chiù”, come dire “una cosa insignificante”. Lo chiamavano così anche all’interno della Sezione dell’allora Democrazia Cristiana da lui frequentata da giovane al servizio del potente Riccardo Misasi, e poi della federazione provinciale del Partito Popolare dove era addetto a chiudere le finestre e portare l’acqua ai dirigenti di partito durante le riunioni. Dopo la fusione, diventa fedelissimo di Palla Palla da cui apprende benissimo la politica clientelare, tanto da risultare eletto al consiglio regionale con oltre seimila voti. Voti che arrivano soprattutto dal settore della Formazione Professionale e del Lavoro, che Chiù Chiù ha gestito con grande oculatezza guardando sempre agli interessi personali, di gruppi, associazioni e lobby varie.

Ma anche alle assunzioni clientelari in Provincia di gente come Francesco Falcone, oggi presidente regionale di Legambiente Calabria, amico e paesano, oggi impiegato a tempo pieno nei ruoli della Provincia proprio nel settore della Formazione Professionale. Bevacqua: un altro campione di opportunismo che i calabresi, tranne i suoi pochi oramai clienti, non vogliono più neanche sentire nominare.

Ma una piccola novità c’è nell’azione di rottamazione di Zingaretti in Calabria, manca all’appello Seby Romeo, il campione dei campioni. Il perché di questa esclusione merita un ragionamento a parte che tra poco faremo, così come merita un discorso tutto suo il rifardismo squallido di don Magorno che, dopo aver leccato il culo ad Oliverio per anni, oggi ha deciso di mollarlo per “sperimentare”, su ordine dei suoi padroni, Lotti e Renzi, prove tecniche di scissione.

Comunque un grazie di cuore a Zingaretti per la nuova proposta politica.