Il pifferaio magico (di Pasquale Rossi)

di Pasquale Rossi

Il nuovo-vecchio sindaco Occhiuto, quello che all’inizio della consiliatura precedente aveva detto che non si sarebbe mai ricandidato, è davvero un populista molto abile, un conoscitore dell’animo della folla molto profondo. Non si è fatto mancare nemmeno l’esultanza per la Brexit con la motivazione che, pur avendo tutti i poteri forti contro, i populisti inglesi ce l’hanno fatta lo stesso perché “A volte però, nonostante tutto questo, la gente vince”. Occhiuto, come la gente d’Inghilterra, si attribuisce lo stesso genere di vittoria a furor di popolo contro i partiti, i poteri forti, i giornali facendo finta che dalla sua parte non ci fossero Forza Italia, la Gazzetta ed il Quotidiano del Sud, la sua televisione di famiglia ovvero TEN, diversi finanziatori più o meno occulti ed una macchina affaristico-clientelare collaudata per cinque lunghi anni, ora saliti a dieci. 

Un campione del vittimismo che si è lamentato, attribuendola ad una cinica manovra di Palazzo, per la fine, in articulo mortis, della sua sindacatura che, invece, a suo dire era stata specchiata e trasparente come dimostrano le 61 determine in una stessa notte d’agosto, le innumerevoli determine sotto i 40.000 euro per poter affidare direttamente i lavori, gli 800.000 euro per le luminarie ad una sola ditta, i pestaggi per le cooperative, gli accordi con la mafia e con lo stato deviato, eccetera eccetera. Insomma, la solita faccia di bronzo da scriba e fariseo qual è.

Dopo essersi presentato ed aver stravinto sotto queste, mentite, spoglie di uomo mite e accomodante, cosa si inventa per condurre, come il pifferaio di Hamelin, la “ggente” di Cosenza, il popolo cosentino dietro di sé ?

Di tutto: il sogno alla barone di Münchhausen come l’ovovia che colleghi il ponte di Calatrava fino al Castello da lui distrutto, il ponte di Calatrava stesso che collega il nulla con il nulla e del quale nessuno sentiva il bisogno se non quello di spendere un pacco di soldi per un vanaglorioso (a Cosenza si direbbe vavuso) “segno architettonico”, le ricerche del tesoro di Alarico precedute da una puntata speciale di “Kazzenger”, si fa ritrarre mentre posiziona le statue-soldatino del grande artista Gallo sul modellino della colata di cemento di Piazza Fera ed ha avuto persino l’ardire di nominare Padre Fedele assessore con delega al “contrasto alle povertà, al disagio, alla miseria umana e materiale, al pregiudizio razziale e religioso, alla discriminazione sociale; ambasciatore degli invisibili e degli ultimi”. Salvo poi cacciarlo a pedate quando il “boss” Spataro gli ha imposto di metterlo in giunta.

Se si passa sopra alla ridicolaggine, formale e sostanziale, della delega quella storia di Padre Fedele assessore di Occhiuto, era stato un coupe de théâtre degno del più abile dei demagoghi: neutralizzare il nemico, che si era pubblicamente e rumorosamente espresso contro di lui, facendoselo amico per mezzo della concessione di favori e prebende. Anche se adesso Padre Fedele volesse ribellarsi e parlare male di Occhiuto, chi gli crederebbe più? Bisogna arrendersi: questo sindaco non capirà molto di architettura e di estetica, ma degli uomini e della folla è un profondo conoscitore, il pifferaio di Hamelin. O se preferite il pifferaio magico.