Isola Capo Rizzuto. «Il villaggio Tucano è in mano al clan», la Dda insiste con la richiesta di arresti

«Gli Scerbo-Lentini, col placet di Candigliota, considerano il villaggio “Il Tucano”» di Le Castella (Isola Capo Rizzuto) come una cosa propria, per questo «solo il loro definitivo allontanamento» dalla struttura turistica «impedirebbe loro di tornare ad avere rapporti contrattuali con il condominio». Si tratta, infatti, di «persone» il cui «spessore criminale può essere arginato» solamente con il carcere. Ecco spiegato perché il pm della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Pasquale Mandolfino, ha chiesto al Tribunale della libertà di annullare l’ordinanza del gip distrettuale nella parte in cui, lo scorso 9 ottobre, ha rigettato l’istanza d’arresto in carcere per le quattro persone (in tutto sono 13) coinvolte nell’inchiesta sulle presunte estorsioni ai danni del “Tucano”. La misura cautelare detentiva, la cui mancata applicazione verrà discussa nell’udienza di febbraio 2024, era stata proposta per l’amministratore del villaggio, Emilio Candigliota (59, Crotone), gli imprenditori Francesco Scerbo (57 anni, di Isola Capo Rizzuto) e Paolo Lentini (64, Isola Capo Rizzuto) e per Romolo Scerbo (62, Isola Capo Rizzuto), i quali devono rispondere di estorsione aggravata dal metodo ‘ndranghetista. Per i quattro accusati, inoltre, la Procura antimafia ha contestualmente chiuso le indagini (ne parliamo in altro articolo) non solo per i reati oggetto dell’appello al Riesame, ma anche per ulteriori contestazioni. L’attività investigativa condotta dai carabinieri di Crotone sono state una prosecuzione dell’operazione “Tucano” del 2009 che recise i “tentacoli” che la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto aveva allungato sulla struttura turistica. Per gli inquirenti, gli arresti e le condanne scaturiti dal blitz di 14 anni fa non erano riusciti a placare gli appetiti dei clan sul villaggio. In quanto, il presunto gruppo criminale Scerbo-Lentini, ritenuto contiguo agli Arena, avrebbe proseguito a vessare il “Tucano” accaparrandosi diversi servizi: guardiania, manutenzione del verde, pulizia e costruzioni.

Ma se il gip di Catanzaro ha escluso l’attualità delle condotte fraudolente addebitate ai quattro indagati perché risalenti al passato, di diversa opinione è il pm Mandolfino, secondo il quale l’assunzione, avvenuta nel 2009, dei guardiani tra i componenti della famiglia Scerbo avrebbe “garantito la presenza” degli stessi nel villaggio fino ad oggi. Allo stesso modo, pure Paolo Lentini avrebbe protratto la sua ipotizzata azione estorsiva oltre il 2016, quando la sua ditta “La Face Orietta” intascò l’ultima tranche dell’affidamento per gli interventi edili, di giardinaggio e di pulizia per 250 mila euro.  Un’assegnazione questa che la Dda considera essere stata imposta ai condomini del “Tucano” nel corso di un’assemblea dei proprietari delle case. Mentre Candigliota, accusato di aver favorito gli Scerbo-Lentini negli appalti, è tuttora l’amministratore della struttura ricettiva. Da qui la tesi del pm: gli indagati continuano a mantenere i propri ruoli di imprenditori e amministratori del villaggio e, soprattutto, continuano ad essere presenti nel “Tucano”. In pratica, lavorano e guadagnano con un meccanismo parassitario fruendo dei vantaggi derivanti dalle ipotizzate estorsioni commesse sì in precedenza ma i cui effetti sarebbero di stretta attualità. Fonte: Gazzetta del Sud