La Calabria brucia da settimane nella totale indifferenza dello Stato (di Alessandra Pasqua)

La Calabria brucia da due settimane e la politica e lo Stato tacciono. Soltanto da pochi giorni, quando il disastro ha raggiunto proporzioni gigantesche ed ha mietuto vittime, i media hanno attenzionato l’emergenza roghi in questa regione.
L’incendio più vasto interessa un’ampia area del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il presidente del Parco, Leo Autelitano, ha divulgato un accorato appello per richiedere urgentemente mezzi aerei, su più fronti, per scongiurare che tutto il Parco vada bruciato. Gli è stato fornito un solo canadair, che va e viene.
Così la Faggeta Vetusta, di recente dichiarata patrimonio dell’umanità rischia di essere totalmente incenerita.

L’Unesco ha riconosciuto nelle faggete dell’Aspromonte processi ecologici che non hanno eguali al mondo perché presenti in un ambiente mediterraneo, quindi in un territorio che mostra problemi di aridità ed è sensibile agli incendi. I boschi di faggio si estendono dall’area mediterranea fino a lambire i territori boreali, sono un ecosistema dinamico, capace di caratterizzare paesaggisticamente un intero continente. In Calabria si trova la parte più meridionale di tutto il patrimonio Unesco, osservarla è strategico, perché quello che avviene nei boschi dell’Aspromonte anticipa quello che accadrà nei prossimi anni in Europa in seguito ai cambiamenti climatici.

Purtroppo la riforma attuata dal governo Renzi nel 2017 ha soppresso il Corpo forestale dello Stato, ha trasferito ai vigili del fuoco l’onere dello spegnimento degli incendi boschivi, determinando un forte indebolimento nell’azione di prevenzione, contenimento e spegnimento degli incendi. Contestualmente la gestione della flotta di canadair appartenente allo Stato italiano è stata ceduta a società private, avocando una delicata funzione pubblica. Ne è risultato che i costi di utilizzo dei canadair si sono triplicati, passando dai 4/5 mila euro all’ora a circa 15 mila euro all’ora e gli interventi sono tardivi ed insufficienti a fronte delle numerose richieste di soccorso.

Eppure Tonino Perna, che vent’anni fa era il presidente del Parco dell’Aspromonte, realizzò un sistema virtuoso ed efficace di salvaguardia del territorio. Si affidavano i boschi dell’Aspromonte a soggetti del Terzo settore, associazioni e cooperative sociali. Il contratto prevedeva un contributo iniziale del 50%, e l’altro 50% a fine stagione, a patto che fosse bruciato meno dell’1% del territorio affidato, secondo il principio della responsabilità. Da mille ettari bruciati ogni anno si era scesi a 100-150, con una spesa di appena 400mila euro. Il successo ebbe risalto europeo, la Calabria era divenuta un esempio positivo. Questo modello, applicato a tutta la Calabria, sarebbe costato 3 milioni di euro, a fronte dei 18.000 che vengono spesi attualmente. Purtroppo in Aspromonte il sistema è durato soltanto una decina d’anni.
L’Aspromonte continua a bruciare. Diverse squadre di volontari sono attive da giorni per spegnere le fiamme basse che ancora sono attive sul territorio. Hanno bisogno di rinforzi. Non c’è tempo da perdere!

Architetto Alessandra Pasqua