La faida tra Regione e Calabria Verde e il ruolo del braccio destro di Palla Palla

Palla Palla e Pignanelli

In Calabria nulla è come appare. C’è sempre dietro qualcosa. E così, anche nel gran casino di Calabria Verde si annida il trucco, l’inghippo.

Per la verità, è notorio che da tempo è in atto un feroce braccio di ferro tra la Regione Calabria e il suo ente strumentale Calabria Verde.

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Calabria Verde è l’azienda regionale per la forestazione e per le politiche della montagna e dal 2014 sostituisce l’Afor (Azienda forestale della Regione Calabria) e si impegna al riordino del settore della forestazione in Calabria. Tra i suoi servizi:

  • Tutela del patrimonio ai fini istituzionali, concernente la forestazione e la politica per la montagna.
  • Attività di Servizio di Monitoraggio e Sorveglianza idraulica della rete idrografica regionale.
  • Attività regionale di prevenzione e lotta agli incendi boschivi e supporto della protezione civile.
  • Interventi di pertinenza della Regione per la prevenzione ed il risanamento dei fenomeni di dissesto idrologico ed idro-geologico.
  • Cura e gestione del patrimonio forestale della Regione Calabria.

I meccanismi sono più o meno uguali a quelli che vanno avanti da tempo per la “gara del secolo” della depurazione cosentina.

La torta da spartire erano i 32 milioni di un mega appalto che facevano gola a tutti. Era la gara d’appalto per l’acquisto con fondi comunitari (Por Fesr 2007/2013) di automezzi speciali e attrezzature per l’antincendio boschivo, da destinare alla Protezione Civile. Calabria Verde era stazione appaltante, vale a dire l’ente che doveva gestire la selezione per l’affidamento dell’appalto di, ripetiamo, 32 milioni.

Con la sostanziale differenza (rispetto alla gara della depurazione cosentina, per esempio) che questa volta la Regione non faceva da arbitro a una faida tra fazioni di partito. Era infatti coinvolta e impelagata fino al collo. Tutto ciò ha portato ad un vero e proprio casino, con tanto di accesi scambi epistolari fra Regione e Calabria Verde e trasmissione degli atti all’Autorità Nazionale Anticorruzione, con provvisoria sospensione dell’iter della stessa gara e poi definitivo annullamento in autotutela.

LA CRONISTORIA

Proviamo a ricostruire quanto sta accadendo fin dall’inizio.

Il 16 luglio 2015 il geometra Luigi Rizzo viene nominato da Calabria Verde per la direzione dell’Ufficio Foreste del Distretto numero 5 nel quale ricadono San Giovanni in Fiore, Bocchigliero e Longobucco. E’ una nomina che cala dall’alto ed è maldigerita all’interno di Calabria Verde. Tant’è vero che il geometra Rizzo non fa neanche in tempo ad insediarsi che si dimette, il 6 agosto scorso. E’ evidente che Rizzo era funzionale a una serie di obiettivi ma chi deve raggiungere i suoi obiettivi cambia soggetto e inizia a tampinare un altro dirigente di Calabria Verde, Leandro Savio.

Gaetano Pignanelli
Gaetano Pignanelli

Si materializza così l’alto dirigente regionale che avrebbe voluto inserire Rizzo a Calabria Verde. E’ il capo di gabinetto del presidente Mario Oliverio. Si tratta di quell’avvocato Gaetano Pignanelli del quale abbiamo scritto diffusamente per il pasticcio della clinica dentro l’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore.

E’ sangiovannese come Oliverio e ormai fanno coppia fissa dal lontano 2007, quando Palla Palla lo prelevò dall’Ufficio legale di San Giovanni dove aveva fatto il “danno” della clinica nell’Abbazia. Da allora, sette anni alla Provincia e via, insieme a Mario, anche alla Regione.

Pignanelli caldeggia in particolare tre concessioni, tutte a beneficio della ditta De Luca Marino di San Giovanni in Fiore.

La n. 12304 del 17 giugno 2015; la n. 13157 del 1° luglio 2015 e la n. 13997 del 13 luglio 2015.

Il 28 agosto Calabria Verde emette un provvedimento di sospensione per le tre concessioni e dispone un accertamento tecnico. Una delle tre concessioni viene rilasciata anche su un fondo per il quale non era neanche stata effettuata la richiesta. Inizia il viavai dei titolari della ditta sangiovannese negli uffici di Calabria Verde e della Regione.

L’avvocato Pignanelli capisce che è il momento di riproporre un suo uomo di fiducia all’interno di Calabria Verde e il 2 settembre nomina l’ingegnere Caruso al posto del geometra Rizzo a responsabile dell’Ufficio Foreste Distretto n. 5.

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ARRIVA L’ANTICORRUZIONE

Passano appena cinque giorni e il 7 settembre Leandro Savio di Calabria Verde invia una nota all’Autorità Anticorruzione, la nota n. 16689.

L’ingegnere Caruso è comprensibilmente preso tra due fuochi e prova a far valere le ragioni della Regione rispetto alla denuncia del dottor Savio. Ormai siamo in piena guerra.

Il 23 settembre l’Autorità Anticorruzione risponde al dottor Leandro Savio con una nota dell’avvocato Campanaro nella quale viene messo in luce un articolato sistema elusivo delle procedure per il rilascio di concessioni e di una serie di errori grossolani a tutto beneficio delle ditte ai danni dell’azienda.

 

AREA INTERVENTONon solo: il controllo di gestione il 13 ottobre rilascia una nota a firma della dottoressa Zurzolo nella quale si evidenziano aspetti altamente negativi della gestione delle concessioni nell’ambito del settore foreste.

Da lì lo scatenarsi definitivo della faida. Con l’intervento della procura di Castrovillari e del Corpo Forestale dello Stato che il 1° marzo 2016 hanno poi sequestrato tutta l’area boscata e hanno iscritto cinque persone nel registro degli indagati. Tra le quali il braccio destro di Palla Palla, Gaetano Pignanelli.

 

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LA VENDETTA DELLA REGIONE

A questo punto, la Regione ovvero il capo di gabinetto Pignanelli apre il fuoco con decisione e attraverso il Quotidiano del Sud fa uscire fuori le notizie riguardanti il malgoverno di Calabria Verde. In particolare, la richiesta di informazioni urgenti sulla gestione ed utilizzo del Fondo economale dell’ente.

La lettera elenca tutta una serie di spese, sollevando dubbi sull’utilità delle stesse a fini dell’attività dell’azienda, che ha sostituito l’Afor. Dubbi definiti “insinuazioni” dai dirigenti della società in house. «È pervenuta all’attenzione dello scrivente – si legge nella missiva invita dalla Regione – un “esposto-denuncia” inerente le voci di spesa relative ai movimenti del registro di cassa del fondo economale dell’ente, il cui rendiconto è stato approvato con le determine del dirigente economico finanziario n. 384 del 28.11.2014 e n.552 del 30.12.2014, entrambe non pubblicate sul sito istituzionale dell’ente. Nell’esposto veniva messo in evidenza che alcune delle spese non sono coerenti con le finalità dell’ente».

Dopo tale premessa la lettera va nel dettaglio delle spese di cui si chiede conto, sostenute per: «acquisti relativi a prodotti di nautica e simili (voci di spesa riportanti “Nauticauno”, “Nautica Diving”); acquisti di carburante; acquisti presso supermercati (voci di spesa riportanti “Euro Spin”, “Carrefour”, “Ega Discount”, “Orocarni F.lli Borrelli”, “Lidl Italia Srl”…);

spese di importo elevato presso alcune ditte ricorrenti (voci di spesa riportanti “Elco Ingross”, “Disotek Srl”, “Cardamone & C. Srl, “Caliò Srl”, “L’Apemaia di Silipo”, “Puly Professional di Costa”, “Calabroparati Srl”…);

spese per autovetture, autonoleggi, viaggi, spostamenti con o senza l’utilizzo del mezzo aziendale; spese di importo non elevato presso alcune ditte ricorrenti, ma parliamo davvero di cifre molto basse.

Ed ora sull’intera vicenda è arrivata la DDA di Catanzaro. La faida tra Regione e Calabria Verde, in sostanza, è arrivata al suo finale.

Tra denunce, esposti, inteventi dell’Anticorruzione, della Finanza e della magistratura. Il quadro è desolante, come al solito.

Qualche furbetto è stato in galera (Furgiuele ‘O Principale e Allevato), qualcun altro è stato ai domiciliari (Errigo), qualcun altro è stato interdetto dai pubblici uffici (Mellace) e qualcun altro ancora ha avuto l’obbligo di dimora (Magnone).

Ma è del tutto evidente che il bello deve ancora venire. E per tutto il PD saranno cavoli amari, su questo non c’è dubbio.

Buona fortuna a tutti.