La (mala)politica è nuda: il cancro della corruzione dilaga dappertutto. La gente onesta non vota più

(Dott. Paolo Caruso) – Dopo gli avvenimenti di compravendita di voti a Bari e a Torino, messi in luce dalla magistratura, si può ben dire che la corruzione continua a rappresentare  il “modus operandi” di certa politica, di figure opache che attraversano tutti gli schieramenti e che a livello locale favoriti dal rapporto malsano e ricattatorio con l’elettorato riescono a produrre un numero ragguardevole di voti. Nessuno delle forze politiche, tranne attualmente il M5S, è immune da questo cancro che ammorba la democrazia italiana. Gli episodi di corruzione elettorale sembrano riportare le lancette dell’orologio indietro nel tempo, ai tempi d’oro della prima repubblica. Una associazione di politici e traffichini del mondo oscuro anche della mafia teso a promuovere la compravendita di voti, e come riportato dalla Procura del capoluogo pugliese con enorme possibilità alla reiterazione della condotta delinquenziale durante le prossime elezioni comunali di Bari e nelle europee, è riuscita a stravolgere il consenso elettorale  sia a Torino che a Bari.

Consiglieri comunali, sindaci, e anche un’assessora regionale della giunta Emiliano sono i volti noti e macchiati dallo scandalo corruzione elettorale. L’inchiesta si basa su presunti voti comprati 50 euro l’uno, e che a dire il vero ricorda un po’ le promesse in epoca democristiana di un bel paio di scarpe di cui una veniva consegnata prima del voto e l’altra a verifica che il voto fosse stato ben attribuito. Sono passati ormai molti anni ma la logica della compravendita dei voti non è ancora tramontata. Un vomitevole mercato che nasconde una profonda difficoltà anche solo a pensare che i voti degli elettori non si conquistino sulla scorta delle idee, dei programmi, e della fiducia. Tra promesse di là da venire, somme di denaro, posti di lavoro, favori, gadget, e minacce, le vecchie cariatidi della politica locale si sono dimostrate una vera e propria macchina di consensi elettorali.

L’intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata, (la  ‘ndrangheta in Piemonte) ha messo a dura prova i partiti avvalorando l’idea che il “Re” è nudo e che la politica ormai allo scoperto è sempre più lontana dai cittadini mentre continuano a crescere le fila degli astensionisti.

Un’altra pagina nera è stata scritta nella vita democratica del Paese, una pagina in cui arroganza, malversazione e disonestà sono affiorate prepotentemente dalle accurate indagini della magistratura, quella magistratura che la Meloni e i suoi peones vorrebbero  assoggettare. Del resto cosa ci si può aspettare da questa classe politica che ha seppellito da tempo l’idea di “Disciplina e Onore” data dall’articolo 54 della Costituzione. Le recenti votazioni parlamentari contrarie alla richiesta di dimissioni della Santanchè accusata di truffa e frode allo Stato, suonano come un campanello d’allarme della scarsa attenzione che la politica nutre nei confronti dell’etica e dell’onestà. Negare questa evidenza significa oggi non guardare in faccia la realtà.

Sembra che il tempo si sia fermato e che tangentopoli, le corruzioni, le concussioni, gli abusi d’ufficio vengano di botto cancellate e una nuova catarsi della politica venga benedetta dalla stessa, auto referenziandosi. I corsi e i ricorsi storici sembrano essere più attuali che mai, senza alcuna discontinuità nel modus operandi con il passato e senza alcun intervallo temporale. Un impegno improcrastinabile va preso dalle forze sane del Paese senza tentennamenti e referenzialità nei confronti di certa politica, con un solo obiettivo quello di salvare la stessa democrazia. Se il “Gallo” può cantare a Torino….. perché non cantare anche a Bari?