La morte del piccolo Giancarlo, il porto delle nebbie colpisce ancora: via il giudice Bilotta

Il giudice Marco Bilotta

Stamattina al processo per la morte del piccolo Giancarlo Esposito è arrivato il colpo di scena del cambio del giudice. Marco Bilotta, il giudice che ha incardinato il processo e lo aveva praticamente portato a conclusione, ieri non era al suo posto. C’era invece l’attempato presidente della sezione penale del Tribunale, il foggiano Enrico Di Dedda.

Che Bilotta fosse stato trasferito al Tribunale di Crotone lo si sapeva da tempo, così come si sapeva però che non avrebbe lasciato questo processo, al quale teneva molto e che stava affrontando in maniera seria e professionale, senza farsi “incantare” più di tanto, al di là di qualche inevitabile errore, dai soliti poteri forti in ballo in questa storia. E poi sono tanti i giudici che, anche se trasferiti, conservano i processi più importanti. Tanto più che ci si avvia verso la fine del procedimento.

E allora perché questo repentino e improvviso cambio di giudice? Non si sa o meglio si può facilmente intuire. Basti un solo particolare: di solito, in presenza di avvicendamenti di giudici, il processo, di regola, dovrebbe ricominciare da zero ma la difesa, che pure avrebbe potuto sfruttare questo incredibile “assist”, ha deciso che il processo può continuare.

Chi ha deciso questo cambio (organi superiori non meglio precisati, poteri forti non ci interessa), doveva mettere in preventivo che si rischiava di ricominciare tutto dall’inizio vanificando anni di lavoro e invece, niente. Il “rischio” è stato scongiurato proprio da chi, per ironia della sorte, doveva attendere il cambio come una “manna” dal cielo.

Evidentemente il legale-sindaco-quaquaraquà sa il fatto suo e a questo punto è facilmente intuibile come mai, da qualche tempo, aveva iniziato a dare battaglia anche mediatica sul processo. Evidentemente sapeva che il giudice “pericoloso” stava per togliere il disturbo.

Un giudice che subentra a questo punto, per quanto possa essere stato scrupoloso nel seguirne le vicende, non potrà mai essere quello che l’ha incardinato e tirato fuori dalle secche dell’approssimazione e del lassismo “pilotati”.

Non seguirò più direttamente questo processo, che si avvia a diventare la solita farsa dello stato che trova tutti i modi possibili per favorire i potenti. La speranza di trovare giustizia per il piccolo Giancarlo, lasciato morire annegato dal gestore della piscina di Campagnano Carmine Manna e dalle sue istruttrici, diventa sempre più lontana.

Chiedo scusa ai genitori e ai familiari del piccolo Giancarlo per le inevitabili proteste che ho esternato nei confronti della “cupola” politico-massonico-mafiosa che ammorba il Tribunale di Cosenza. So bene che da quelle parti tutto viene considerato normale ma io non faccio parte di questa “cricca” e di conseguenza riesco ancora ad indignarmi. Anche se, purtroppo, non servirà a niente.

Il porto delle nebbie colpisce ancora. Lasciate ogni speranza (di giustizia), o voi ch’entrate.

Gabriele Carchidi