La Nazionale, Conte e l’azzurro

L’azzurro è il colore delle favole perché, per Antonio Conte, una favola è quella che l’Italia del pallone sta vivendo agli Europei in Francia. Tutto vero, tutto intenso: i successi contro Belgio e Svezia, il gruppo, l’orgoglio.

Ma il racconto dell’allenatore della Nazionale manca del finale. «Vorrei che ci sentissimo uniti nell’indossare il colore azzurro. Uniti si vince», dice. La rivoluzione culturale è servita: per Conte è arrivato il momento che anche gli italiani, allo stadio o in piazza, a casa con gli amici, al pub, scelgano una maglietta del colore delle favole per senso di appartenenza. L’azzurro come il giallo (svedese), il verde (irlandese) o il rosso (albanese), ma non solo. L’azzurro come segno distintivo di un tifo che ci accomuna.

Sarà così? Il referendum è aperto, dalle urne social arrivano già segnali contrastanti.

«L’azzurro? Sì quello del Napoli». E, ancora: «A quale azzurro si riferisce Conte? A quello della sua prossima squadra, il Chelsea?». La partita è sospesa, come il giudizio.

maglia-azzurra-dellItalia-è-omaggio-ai-Savoia-600x600 La risposta dei social

La riflessione ad alta voce del tecnico della Nazionale fa rumore perché Conte è il primo a chiedere di rompere gli argini della tradizione con tanta forza. Dallo stadio di Tolosa e, poi, dal quartier generale di Montpellier: l’allenatore azzurro è lo stesso che, ai tempi di Torino, chiedeva «la bolgia» e invitava i tifosi senza voce ad andare a teatro. Ora, la maglia. Una maglietta qualunque, non per forza quella dello sponsor dell’Italia. Una maglietta che, nelle prossime ore, gli italiani potrebbero trovare fuori da un supermercato, pagarla due o tre euro e contribuire, così, a una causa si solidarietà (a questo sta pensando chi sta vicino al ct).

Questione di abitudini

Conte si rivolge al popolo del tifo e aspetta una risposta. Allo stadio o in piazza, a casa o al pub: gli italiani, davanti alla tv, ci vanno, ma in ordine sparso. La partita del colore non c’è, non c’è mai stata.

In Francia, gli svedesi sono arrivati insieme alla loro squadra e, insieme alla loro nazionale, andranno via: tutti in giallo, tutti parte di uno show nel quale il colore ha il suo significato. Da noi è diverso: club o Italia è lo stesso.

La maglietta non si indossa per timore o per pudore. E chi lo fa è una minoranza.

Difficile immaginare che l’appello di Conte vada a segno. Difficile perché, se sarà raccolto, potrebbe durare poco. Qualcuno obietterà: anche l’inno non veniva cantato dai giocatori in campo e, adesso, lo si canta. Tutto vero. Tutto intenso.

Come la favola dell’Italia di Conte in Francia, vincente (per ora) anche senza qualità. Aspettiamo la notte del duello con l’Irlanda di stasera, o meglio quello degli ottavi di finale in agenda per lunedì a Saint-Denis, contro la Spagna, per capirci qualcosa di azzurro.