La Ninna nanna della guerra di Trilussa: così lontana, così vicina

Ninna nanna della guerra è una canzone basata sui versi scritti da Trilussa nell’ottobre del 1914 all’inizio della prima guerra mondiale. Tre mesi dopo lo scoppio del primo conflitto mondiale, il grande poeta romano scrive i versi tra i più celebri e citati della sua opera, una denuncia dell’orrore bellico e degli interessi di chi lo ha causato, una poesia purtroppo davvero senza tempo e tremendamente attuale.

Trilussa – al secolo Carlo Alberto Salustri – poco più che quarantenne e all’apice della fama, mette mano alla penna per concepire le sei strofe in versi ottonari di una delle sue poesie più conosciute e amate, la Ninna nanna della guerra. Quarantotto versi pervasi da un sarcasmo dolente e disilluso che arriva dritto al cuore con la schiettezza del dialetto. Arriva ora, al presente. Non più solo come arrivò e colpì all’epoca, facendo il giro dei giornali.

Cambiando i nomi resta il “macello”

Perché la Ninna nanna di Trilussa, e lo dimostrano le tante citazioni sui media italiani di questi mesi (l’ultimo su Blob qualche giorno fa nella superba recitazione di Gigi Proietti), colpisce oggi col maglio di un’attualità che lascia attoniti proprio perché non è il canto duro ma superato di un fatto da libro di storia, da godere come una vecchia malinconia. Quei versi di cento anni fa fotografano il sentimento del mondo di oggi e con una rapida operazione di aggiornamento terminologico ecco che diventa fin troppo facile sovrapporre alla silhouette del “sovrano macellaro” – ovvero quella di “Gujermone” e “Ceccopeppe”, cioè Guglielmo II di Prussia e Germania e Francesco Giuseppe d’Asburgo, i regnanti all’origine della catastrofe – il profilo attuale di chi ha ri-portato da qualche mese sulla terra d’Europa orrori che si pensavano chiusi nel cassetto del secolo breve. E non c’è quasi bisogno di sottolineare che chi è intelligente non può stare né con la Russia e né con l’America.

Gli occhi dei bimbi su un mondo di pace

Quando la Ninna nanna viene pubblicata, le cronache dal fronte hanno già riferito dei primi massacri, un milione di morti in appena tre mesi. Trilussa vede e affonda la lama di una satira spietata nel ventre della guerra, che in fondo non è che “un gran giro de quatrini”, l’altare della retorica su cui certi leader riemergeranno a danno della gente “senza l’ombra di un rimorso”.

La ninna-nanna ebbe successo immediato e diventò una canzone popolare soprattutto a Torino. Il testo della poesia era stato pubblicato dai giornali socialisti piemontesi durante la guerra; il 9 gennaio 1921 fu ripreso da “L’Ordine Nuovo” di Antonio Gramsci, con una nota di Palmiro Togliatti che ne confermava l’ampia diffusione almeno a partire dal 1917. 

Nel testo sono presenti diversi riferimenti a governanti e personaggi della tradizione popolare, fra cui:

  • Farfarello: diavolo di antica tradizione popolare, citato anche da Dante nella Divina Commedia.
  • Gujermone: Guglielmo II di Germania (1859–1941), imperatore di Prussia e Germania, considerato fra i principali responsabili dell’inizio della prima guerra mondiale.
  • Ceccopeppe: Francesco Giuseppe I d’Austria, in Italia chiamato Cecco Beppe: con la sua aggressione alla Serbia diede l’avvio alla guerra.
  • sovrano macellaro: probabilmente è da intendersi per i due regnanti di cui sopra ma perfettamente sovrapponibile oggi a chi continua a volere le guerre.
  • cuggini: Francesco Giuseppe e Vittorio Emanuele II di Savoia erano doppiamente cugini di secondo grado, avendo in comune quattro bisnonni. Cuggini si riferisce anche al fatto che il re d’Inghilterra fosse cugino, attraverso la nonna regina Vittoria, del kaiser e della zarina e, attraverso il nonno Cristiano IX di Danimarca, dello zar. Lo zar e il kaiser avevano un bisnonno e un trisavolo in comune. In generale si riferisce al fatto che attraverso la regina Vittoria e il re Cristiano IX quasi tutte le monarchie d’Europa fossero imparentate.

Quer popolo cojone: il popolo italiano, che non si rende conto (o è disposto ad accettarlo) che dietro alla guerra ci sono grandi interessi economici (“che prepara le risorse pe li ladri delle borse”).

La ninna nanna della guerra

di Trilussa

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!