La talpa canta e la Manzini s’incazza

Che sta dalla parte dei buoni, oramai, per me, è assodato. Ma questo non vuol dire che essere buoni equivalga ad essere fessi. Oppure solo perché la vedete sempre così, in silenzio, riservata, posata, pensate di poter scambiare la sua educazione con l’ingenuità.

La dottoressa Manzini sarà anche buona, ma quando c’è da tirare fuori le unghie, credetemi, non ci pensa su due volte. E’ proprio incazzata la dottoressa Manzini. E ora ve ne accorgerete (riferito a chi l’ha fatta incazzare, per fortuna questa volta non c’entriamo niente noi di Iacchite’) che vuol dire stuzzicare il cane che dorme, mi scusi la metafora.

La dottoressa Manzini non ha mandato giù l’articolo di ieri pubblicato dalla Provincia a firma di Vincenzo Brunelli, in cui si annuncia una sua (della dottoressa Manzini) azione giudiziaria nei confronti di 8 persone riconducibili all’amministrazione comunale di Cosenza per il caso affidamenti diretti e luminarie. Noi abbiamo ipotizzato i nomi.

Ha un diavolo per capello la dottoressa Manzini. E dalla rabbia pare che qualcuno, dei capelli, gli si sia anche drizzato, appena ha appreso la notizia della fuga di notizie (scusate la ripetizione). Un fatto che ha una sua gravità, e che, diciamoci la verità, la mette anche un po’ nel ridicolo.

La segretezza d’ufficio per un magistrato è come la zappa per il contadino. Senza questo “strumento” è impossibile zappare la terra. Così come è impossibile portare avanti una inchiesta se chi è indagato sa già tutto.

Qualcosa deve essere andata storta proprio nel suo ufficio. Eppure, lei, la dottoressa Manzini, come si sa, da quando è arrivata a Cosenza, è stata sempre attenta alla riservatezza delle sue inchieste. Non si mmischiava ccu nessunu. Sempre sola. Per i fatti suoi. Buongiorno e buonasera con tutti, e poi ognuno nel suo ufficio. Tutta casa, ufficio e chiesa.

Non parla mai con nessuno del suo lavoro. E’ chiaro che qualcuno l’ha tradita. La notizia in qualche modo è arrivata a Brunelli, che seppur restando nel “vago”, riporta alcuni dettagli che lasciano immaginare la veridicità della stessa. Tipo il numero preciso degli indagati, otto.

Questo ha costretto la dottoressa Manzini, che ci teneva tanto alla segretezza dell’inchiesta, ad uscire allo scoperto. Cosa che come ho detto l’ha fatta incazzare molto. Tanto da perdere il suo famoso aplomb. Se solo avesse avuto davanti, subito dopo aver letto l’articolo, Brunelli, lo avrebbe ridotto in cenere solo con lo sguardo. Tanto era diventata elettrica. E’ stata costretta ad ammettere l’esistenza dell’inchiesta. E con essa ha dovuto confessare pure che ci sono degli indagati. Una botta così non se l’aspettava la dottoressa Manzini.

Ha fatto sapere, non si capisce bene come, se con una nota, una velina, un comunicato, una telefonata, che chi si è reso responsabile di questa grave fuga di notizie, presto sarà portato davanti alla Giustizia. Sempre la dottoressa Manzini (scusatemi se scrivo in continuazione la “dottoressa Manzini”, ma non riesco a trovare un sinonimo), è stata costretta ad ammettere, contro la sua volontà, ed è questa la cosa che più di altre l’ha fatta incazzare, che la Finanza è al lavoro, e che l’indagine prosegue senza sosta. E che alcune richieste sono al vaglio del GIP.

La sola cosa che ha frenato finora il GIP è stato il solito discorso che si sente in questi giorni: ma in tempi di elezioni è opportuno o meno arrestare politici e dirigenti corrotti? Perché anche il GIP (di cui non faccio il nome per non passare guai), leggendo le carte della dottoressa Manzini, si è reso conto che i reati ci sono e anche gravi. Anche se va ricordato alla dottoressa Manzini e al GIP che non possono fare valutazioni di questo tipo, se il reato è riscontrato, si procede. Punto. Non si discute l’obbligatorietà dell’azione penale. Insomma è stata costretta, la dottoressa Manzini, a cantarsela su tutto il fronte, per mettere una pezza a questo episodio.

Tuona la dottoressa Manzini. Annuncia fulmini e saette contro la talpa. E se avessi la coda di paglia, non dormirei certo tranquillo. Ma io, questa volta non c’entro niente, per fortuna. Oramai il danno è fatto, inutile piangere sul latte versato. E questo lo ha capito la dottoressa Manzini che, come si sa sta dalla parte dei buoni, ma non è fessa. E ci tiene a tranquillizzare i cittadini onesti che confidano nel suo lavoro, che l’inchiesta non è stata compromessa. E che tutto è sotto controllo: per i furbacchioni, contro i quali hanno già trovato i riscontri delle loro malefatte, non ci sarà scampo.

Su questo possiamo stare tranquilli, perché ha detto la dottoressa Manzini che il maltolto ai cittadini sarà restituito. Deve essere stata una giornataccia per la dottoressa Manzini, quella di ieri. La capisco perché per noi tutti i giorni sono giornatacce. C’è sempre qualcuno o qualcosa, che disturba il nostro lavoro.

Ma noi, come la dottoressa Manzini, andiamo avanti per la nostra strada. E non sarà certo qualche fuga di notizie a fermarci. Comunque si narra che già oggi la dottoressa Manzini sia più tranquilla e meno incazzata. Pare abbia smaltito bene l’arrabbiatura di ieri. Ed i boccoli dei capelli sono ritornati tali. E’ una donna decisa la dottoressa Manzini. Non si farà certo influenzare da questo episodio. Non tutti i mali alla fine vengono per nuocere. E se serviva questo per far vedere di che pasta è fatta (sempre la dottoressa Manzini), allora ben vengano altre 10, 100, 1000, fughe di notizie.

GdD