La verità ha la testa dura: tutto quello che c’è da sapere sul debito della città di Napoli

La verità ha la testa dura: tutto quello che c’è da sapere sul debito della città di Napoli

Da quando Luigi De Magistris ha deciso di candidarsi alla Presidenza della Regione Calabria, notizie false sul “debito della Città di Napoli” si stanno susseguendo, in una sorta di crescendo, sui social e sulla stampa, notizie che richiedono come imperativo categorico chiarezza e operazione verità.

L’amministrazione De Magistris nel 2011 ha ereditato un debito di oltre 3 miliardi di euro, derivante da ben cinque commissariamenti straordinari: sottosuolo; rischio idrogeologico; emergenza post terremoto; emergenza rifiuti; bonifica di Bagnoli. Ognuno di questi commissariamenti ha prodotto spese e contenziosi che, per la stragrande parte, sono ricaduti interamente sulla città di Napoli e i suoi bilanci, aggravandone oltremodo la gestione. Il solo commissariamento post terremoto, dal 2011 ad oggi, ha comportato più o meno un esborso di oltre 200 milioni di euro, mentre il commissariamento emergenza rifiuti, ha pesato fino ad ora, per circa 66 milioni di euro: somme sottratte alle cittadine e ai cittadini napoletani. Spese per opere e spese per successivi numerosi, lunghi e dispendiosi contenziosi giuridici, determinate non dagli eletti dai cittadini napoletani, ma da commissari nominati dal governo, chiamati a rispondere sempre e solo allo stesso, che hanno generato ingenti danni non solo economici, ma anche sociali.

Nonostante un debito storico ereditato, nei 10 anni di amministrazione De Magistris quel debito è stato diminuito, non potendolo certamente cancellare a causa dei quasi 2 miliardi di euro di tagli da parte dei governi, che si sono succeduti dal 2011 ad oggi, e delle leggi penalizzanti nei confronti dei Comuni, che non hanno permesso  di assumere, di fare investimenti. Nonostante tutto, l’amministrazione De Magistris chiuderà la sua esperienza amministrativa non avendo licenziato nessuno, stabilizzando i precari, non privatizzando alcun servizio di rilevanza costituzionale, mettendo in sicurezza le partecipate, governando con le mani pulite. Se, nel 2015, non fosse cambiata la normativa sui bilanci degli enti non ci sarebbe stato neanche un disavanzo, “ma per chi comprende di tecnica si sa che se passi dal bilancio di competenza al bilancio di cassa, e con i tagli, non potrai mai arrivare al recupero totale del disavanzo”.

demA – Democrazia e Autonomia