Lacrime cosentine, piange il telefono: Jole non risponde a Mario

Non sono bastate le finte colate di affetto versate sulle spalle di Jole, dai fratelli Occhiuto, all’indomani della sua elezione a presidente della Regione Calabria, per ricomporre il legame tra le due famiglie clamorosamente spezzato dalla travagliata vicenda della candidatura. Non sono bastate le “parole d’amore” scritte da Mario all’indirizzo di Jole, pentito di averla accusata di tradimento, a risanare un ferita che al neo presidente della Regione Calabria ancora brucia. Non sono bastate tutte le leccate di Frà Gaudenzio (al secolo Roberto Occhiuto) a ricomporre quel sentimento di amicizia, che un tempo li univa, e che Jole oggi considera al pari di uno specchio andato in frantumi. Impossibile ricomporre i pezzi.

Jole le maliparole di Mario e Roberto, pronunciate in pubblico e in privato, con cattiveria e astio sulla sua persona, durante il furibondo scontro su chi doveva essere il candidato di Forza Italia in Calabria, non se l’è mai scordate. E non ha nessuna voglia di farlo. Il disprezzo espresso da Mario nei suoi confronti, a quei livelli, non se l’aspettava. Jole rimprovera a Mario di far finta di non aver capito che se la scelta alla fine è ricaduta su di lei, è solo perché il veto posto dagli alleati sul suo nome era diventato insormontabile: lei fino a che ha potuto lo ha sostenuto lealmente. E questo Mario lo sapeva, e lo sa bene, ma nonostante ciò ha preferito insultarla in ogni modo, specie nei capannelli privati, descrivendola per quello che lei ritiene non essere: una traditrice, una falsa, una ipocrita, una commediante da quattro soldi. Parole che per Jole meritano vendetta. Perché dopo tutto quello che ha fatto per Mario – mettendoci la faccia, specie nel garantirgli le necessarie coperture giudiziarie – non si aspettava certo tutta questa ingratitudine. Un’irriconoscenza del tanto tempo a lui dedicato per “ammucciare tutti i suoi intrallazzi” che a Jole proprio non va giù. Una offesa che non può restare impunita.

E così Jole ha deciso di vendicarsi colpendo Mario nel suo punto debole: il denaro. Una vendetta che risulta già in atto: come prima cosa lo ha completamente isolato. Quasi tutti i componenti di quello che un tempo era il suo cerchio magico, ora stanno con Jole. Si dice che persino ultima giapponese fedele a Mario, Jole Perito, sia in procinto di passare con Jole. Lo ha completamente privato di ogni appoggio politico/amministrativo togliendogli di fatto gli “strumenti” necessari per i suoi intrallazzi. Come a dire: un generale senza esercito. Mario è totalmente solo. Non ha più nessuno su cui contare. E questo per lui è un serio problema, tra commissari, procure e diserzioni, mettere a segno qualche intrallazzo è impossibile. Una rovina.

Ma il piano di vendetta di Jole non finisce qui. Il solo isolamento non è sufficiente, estrometterlo dai traffici che la paranza si appresta a mettere in atto alla Regione, è il colpo mortale che Jole ha in mente per lui. Che poi è quello che Mario, col suo pianto di coccodrillo, sta provando a chiedere a Jole: un incarico di peso in qualche carrozzone regionale dove si può lucrare tranquillamente e fare traffici a più non posso. Perché i debiti ancora sono tanti. Ed è per questo che Mario, finto pentito, sono settimane che chiama Jole senza avere risposta. Lui telefona, lei non risponde. Un silenzio che fa paura a Mario, perché appare sempre più chiara la volontà di Jole di tagliare tutti i ponti con gli Occhiuto. Il silenzio parla chiaro: ognuno per la propria strada. E Mario lo ha capito. Ma la disperazione è tanta, e com’è suo costume, senza pudore e dignità, continua imperterrito a  “piangere al telefono” nel vano tentativo di ricevere una risposta che non arriverà mai! Proprio come dice la canzone: “… Piange il telefono, Perché non hai pietà, Però nessuno mi risponderà… “.