Lamezia. Lettera aperta di solidarietà a Lidia Vescio (di Fiore Isabella)

LETTERA APERTA A LIDIA VESCIO

Carissima Lidia,

avrei preferito restarmene sull’Aventino rintanato nei miei pensieri maturati all’interno di una casa con le finestre spalancate, ma, dopo aver preso visione del video, supportato da una voce poco intelligente anche se artificiale, mi son detto che anche dall’Aventino qualcosa avrei dovuto dire. Mosso da questo sentimento, esprimo pubblicamente tutto il mio sgomento per la vigliacca esibizione di chi ha preferito infangarTi con valutazioni arbitrarie degne di frequentatori di “rughe”  malfamate e non certo di un palcoscenico della politica, come si suol dire, con la P maiuscola.

È un vero peccato che il protagonista di un tale scempio etico non si sia palesato perché si sarebbe arricchito, confrontandosi con quelle radici, dell’umanità del montanaro  e,  della rispettabilità della sua storia,  una volta definita, con altezzosa superiorità,  “Cujjintara “. Storia e Cultura che, affermandosi anche nella Piana, e non solo nel Reventino, hanno arricchito l’identità culturale della comunità lametina. Un vero peccato che un combinato disposto di vile cafoneria e assenza di eleganza non possa usufruire del contributo educativo della comunicazione ecologica di cui, peraltro, avrebbe estremo bisogno. Anch’io montanaro o “muntagnaru” come Te, proveniente dal movimento scout, feci negli anni 80 e per circa un decennio, la mia esperienza come consigliere comunale del PCI di Lamezia Terme; il primo consigliere comunale comunista sambiasino dall’unificazione dei tre ex centri.

Ma come dice il mio amico Ciccio Caligiuri nel suo bel libro “Nella misura in cui”… alla sezione Primerano di Nicastro non era ben visto per il suo modo d’essere: un bambino cresciuto e, per giunta, parla di politica ch’è notoriamente una cosa da grandi”.. Forse anche Tu sei considerata una bambina che parla di politica che è notoriamente una cosa da grandi, anche se lo fai con competenza e passione. Essere bambini, forse non geni ma neppure roba da buttare, ci deve inorgoglire e non deprimere. Un bambino e una bambina entrambi montanari, checché se ne dica, portano nella Piana la creatività e la freschezza tipica delle alture; e a chi è portatore di vili bassezze, l’aria di montagna non farebbe sicuramente male. Sulla possibilità di metamorfosi pedagogica della vigliaccheria in eleganza, da vecchio maestro, mi permetto di nutrire comprensibili dubbi. Buon lavoro, Lidia!

Fiore Isabella (Ex Consigliere Comunale di lamezia Terme)