Laurearsi dal salotto: così politica e business si lanciano sulle università telematiche

(MAURIZIO STEFANINI – ilfoglio.it) – Le università telematiche sono le grandi protagoniste della trasformazione dell’istruzione, la rivoluzione digitale applicata alla didattica. Ma come non rendere conto dei sospetti che le accompagnano? Sono università serie o piuttosto “diplomifici”? Qual è il livello dei docenti? E quali interessi politici si accompagnano al colossale business? Domande per rispondere alle quali conviene partire dalla cronaca: un nome autorevole della sinistra come l’ex presidente della Camera Luciano Violante è diventato presidente di Multiversity, polo emergente del settore che ha appena ottenuto un importante contratto per la formazione dei dipendenti pubblici. E non solo: adesso è stata firmata anche un’altra importante convenzione con Confindustria Canavese, con l’inaugurazione del polo didattico Ermete Formazione. Dalle università telematiche alla politica, Stefano Bandecchi, patron di Unicusano, una delle più arrembanti, è diventato sindaco di Terni con un’opzione centrista che ha sconfitto tutti. Dall’università tradizionale a quella digitale, da Padova è appena arrivato un divieto che tradisce preoccupazione e annuncia forse future battaglie.

È una storia che inizia il 31 luglio 2001, quando il Consiglio dei Ministri dell’Istruzione della Ue votò un documento che invitava gli stati membri a sviluppare i metodi di apprendimento a distanza resi possibili dalle nuove tecnologie. Nel 2003 la legge finanziaria italiana permise al ministero per l’Innovazione e le Tecnologie di autorizzare  università telematiche. Tra 2004 e 2006 ne furono effettivamente costituite undici. Tra 2011 e 2021 questi atenei hanno avuto un boom del 410,9 per cento in più di immatricolazioni: ben 180.107 nuovi iscritti, proprio mentre le università “fisiche” tradizionali ne perdevano invece 20.000. Poi viene il Covid, che con il lockdown sdogana l’e-learning a livello di massa perfino nelle scuole elementari. E nel decennio 2012-22 si parla di un +444 per cento, con ben 224.000 studenti.  180.000 in più in 10 anni. Dal 2,5 per cento di iscritti di tutte le università all’11,5, e dall’1,6 di immatricolati, 4.500, al 7,5, 25.000 studenti.

Ma il 27 settembre 2013 col governo Letta il ministro Maria Chiara Carrozza ha varato un decreto che vieta di aprirne di nuove. E il 14 ottobre 2021 il governo Draghi ha emanato un altro decreto che è stato ribattezzato “uccidi telematiche”, che stabilisce degli standard di adeguamento al 2025 che potrebbero finire per farle chiudere tutte. Nell’attesa, però, il ministro della Pa Paolo Zangrillo ha firmato un accordo che affida proprio a università digitali un incarico “per la formazione continua e innovativa dei dipendenti pubblici” che in passato sarebbe stato appannaggio della storica Scuola superiore della Pubblica amministrazione, dal 2013 Scuola nazionale dell’Amministrazione. Non a tutte, peraltro, ma al gruppo Multiversity di Violante: ex magistrato, presidente della Camera per l’Ulivo, propugnatore di offerte di riconciliazione agli ex Rsi. Ma nell’advisory board dello stesso gruppo c’è proprio la Carrozza: presidente del Cnr, e appunto la ministra cui si deve la “blindatura” dell’oligopolio di cui le università da lei “consigliate” beneficiano.

Stando ai bene informati, l’attuale titolare del ministero dell’Università Anna Maria Bernini avrebbe gradito pochissimo la “sorpresa” del collega di governo e di partito, ma in pubblico tace. Si è invece arrabbiata l’Università di Padova, che con voto unanime di Senato accademico e Consiglio di amministrazione ha vietato ai propri docenti ogni forma di collaborazione con le università telematiche, anche a titolo gratuito. Per “conflitto di interesse”. E un’altra polemica monta per i fondi pubblici che le università telematiche ricevono: nel 2022, un milione e 742.491 euro.

Tra queste undici università telematiche formalmente private, però, almeno cinque sono in realtà di origine pubblica. A partire da quella Università degli Studi di Roma “Unitelma Sapienza” che sin dal nome e dalla sede in Viale Regina Elena indica la sua filiazione. In realtà, il  7 maggio 2004 era stata istituita come Università telematica TEL.M.A., focus su Scienze giuridiche ed economiche, su iniziativa del Formez: Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle Pubbliche amministrazioni con personalità giuridica di diritto privato, ma dipendente dalla presidenza del Consiglio. Prese il nome di “Unitelma Sapienza” il 31 marzo 2010 dopo un accordo con un consorzio in cui assieme alla Sapienza ci sono l’Università di Palermo, l’Accademia nazionale di Medicina e la Cisl.
Sempre nel 2004, a Torrevecchia Teatina, parte l’Università Telematica Leonardo da Vinci,  istituita dall’Università degli studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti. Il 2 dicembre del 2005 è invece l’Università di Foggia a far nascere la Iul (Italian University Line) di Firenze, in un consorzio di cui fa parte anche l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del ministero dell’Istruzione italiano, che offre la sua sede; e poi la citata Leonardo da Vinci, De Agostini Scuola e le Università di Catania, Macerata, Milano Bicocca, Palermo, Firenze e la Lumsa.

Il 15 aprile 2005 partì presso Largo di Torre Argentina a Roma l’Università telematica internazionale Uninettuno. Nome del dio del mare che è anche acrostico di NETwork Telematico per l’UNiversità Ovunque, Nettuno è un consorzio di 43 università pubbliche italiane e straniere, che era partito dal 1992, e ha a disposizione il canale tv 812 di Sky.  Ma c’è poi un po’ di pubblico anche dietro quella Università Telematica Guglielmo Marconi, pure a Roma tra il Lungotevere e il “Palazzaccio”, che fu la prima in assoluto. E’ stata creata infatti il primo marzo 2004 da una Fondazione Tertium in cui stavano un Consorzio Interuniversitario FOR.COM (“Formazione per la comunicazione”) ente pubblico senza fini di lucro, Cassa di Risparmio di Roma, Wind Telecomunicazioni, Cassa di Risparmio di Bologna, Nuove tecnologie Informatiche s.r.l. e Associazione Nazionale Famiglie Emigrati.

Torniamo all’accordo per la formazione di dipendenti pubblici: questo non è stato stipulato con atenei pubblici travestiti da privati, ma con un secondo gruppo di tre atenei facenti capo alla Multiversity S.p.A.: azienda con sede a Roma, con Violante presidente e la Carrozza adviser. Uno, con sede al Quartiere ebraico di Roma, è l’università telematica Universitas Mercatorum, o Università degli Studi delle Camere di commercio “Universitas Mercatorum”: UniMercatorum. Creata appunto dalle Camere di commercio il 10 maggio 2006, è partecipata però  anche da Multiversity, e si presenta dunque come “prima partnership pubblico-privata per la governance di un’istituzione universitaria, che ha come obiettivo la formazione nel mondo delle imprese”.

Inoltre Multiversity possiede l’85 per cento di Sole 24 Ore Formazione. E l’Università telematica Pegaso: istituita il 20 aprile 2006 a Napoli. E l’Università telematica San Raffaele: sede a Roma all’Aurelio, istituita l’8 maggio 2006. Multiversity appartiene a sua volta a Cvc Capital Partners: una società finanziaria britannica specializzata in private equity in settori come i beni di consumo, servizi finanziari, telecomunicazioni, farmaceutica, che gestisce oltre 52 miliardi di dollari di attività tra Europa e Asia, ma ha una capacità di investimento che arriva a 109 miliardi di dollari. E a sua volta appartiene al colosso bancario-finanziario Usa Citicorp, emanazione di quella Citibank che è una delle Big Four Usa troppo grandi per fallire. Infatti, tra 2008 e 2009 ricevette ingenti aiuti federali, per evitare la bancarotta.

Multiversity, però, fu costituita solo nel 2015. Se, come ricordato, Universitas Mercatorum era nata dalle Camere di Commercio, dietro alla San Raffaele in origine c’era Antonio Angelucci: costruttore, editore di giornali, deputato e proprietario di un ospedale che si chiama appunto San Raffaele. Mentre Pegaso fu una trovata di Danilo Iervolino: figlio di un avvocato campano che gestiva una rete di scuole private, che nel 2000 un viaggio negli Usa convertì sulla via di Damasco dell’e-learning; e che dopo la legge del 2003 investì nella Pegaso l’eredità paterna. Cresciuto l’ateneo dai 65 studenti nel 2006 ai 1.200 nel 2010 e 30.000 nel 2013, nel 2015 Iervolino fondò Multiversity per entrare anche nella Mercatorum, e lanciò una campagna di sconti aggressivi: 1.700 dollari per gli studenti che si iscrivono per la prima volta tra i 17 e i 20 anni e 2.200 dollari per gli studenti iscritti a sindacati e associazioni professionali, contro la media di  1.000-4.400 per le università pubbliche e di 6.600-21.800 per le private. Nel 2019 arriva a 80.000 studenti: la seconda università più grande del paese, dopo la Sapienza. Nel 2020 con il lockdown arriva a 100.000 studenti, con un fatturato da 289 milioni di dollari che è il 24 per cento in più rispetto all’anno prima. Ma già nel 2019 ha venduto il 50 per cento di Multiversity a Cvc per 250 milioni di dollari, e nell’ottobre 2021 dà via il resto. Col miliardo di dollari che si ritrova compra tra l’altro la Salernitana, la Forbes italiana e l’Espresso.

E Iervolino ci introduce al segmento delle università telematiche nate dall’iniziativa di imprenditori della formazione, a volte discussi. Si parla polemicamente di “modello Cepu”, dal noto centro di preparazione agli esami spesso oggetto di barzellette. “Totti e Del Piero stanno facendo un compito al Cepu. Tutti e due consegnano e Totti gli fa: ‘come è andato il compito?’ Del Piero risponde: ‘l’ho consegnato in bianco!’ E Totti: “anche io, mo’ pensano che avemo copiato!’”.  In qualche modo, anche questo tipo di umorismo è segno di uno sfolgorante successo. Nel 2007, però, due studenti e nove tutor sono stati condannati per compravendita di tesi di laurea: tra loro anche il responsabile della sede di Urbino, anche se la Cepu in quanto tale si dichiarò “del tutto estranea”. Cepu fu poi sanzionata per pubblicità ingannevole dall’Agcm: per la foto di una ragazza sorridente sullo sfondo di una spiaggia con ombrelloni e le promesse: “Con Cepu vacanze serene. Gli studenti Cepu rispettano gli appelli, sono in pari con gli esami universitari, e hanno tempo per le vacanze! Perché con Cepu studiare non pesa!”. Sanzionati anche gli spot televisivi “Esame strepitoso all’Università? Preparalo insieme a Cepu e scegli poi se continuare a studiare con noi”, “Esame strepitoso”, “Insieme a Cepu”, “Gratuitamente”, “Prova un esame con Cepu e scegli”, in cui si prometteva un rimborso della quota d’iscrizione in realtà subordinato al pagamento anticipato di quattro esami. Mentre la sanzione per pubblicità ingannevole per un “diventi avvocato senza esame di abilitazione” fu su reclamo del Consiglio nazionale forense.

La gran parte di chi fa battute, però, ignora che nel mondo delle università telematiche Cepu c’è sul serio! L’università telematica eCampus di Novedrate, comune brianzolo di 2.863 abitanti in provincia di Como, nasce infatti il 30 gennaio del 2006 proprio su iniziativa del patron di Cepu Francesco Polidori. Umbro di Città di Castello; compagno di studi di Antonio Di Pietro al Convitto Montani di Fermo; fondatore a soli 21 anni nel 1969 della scuola per corrispondenza Centro studi tecnici Guglielmo Marconi, prima ancora di laurearsi in pedagogia a Siena con una tesi dal titolo indicativo: “Lettura veloce e memorizzazione rapida”.  Negli anni ‘70 la licenza media inferiore sta diventando obbligatoria per gli impiegati statali, e dunque aiutare a conseguirla diventa subito un business. Quasi come segno di passaggio di un’epoca, nel 1995  rileva la storica Scuola Radio Elettra di Torino, dichiarata fallita dopo decenni che aveva formato elettrotecnici a cui con le dispense mandava anche i materiali per montarsi in casa i modelli di apparecchio da studiare.

Ne nasce appunto il Cepu: prima  Consorzio Europeo per la Preparazione Universitaria, poi Centro Europeo per la Preparazione Universitaria. Pure il vecchio amico Di Pietro ci insegna e ne ottiene in prestito la sede per fondare Italia dei Valori, prima che lui e Polidori si dividanoE nel 2006 è lanciata appunto e-Campus. In realtà il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario esprime un parere negativo ma non vincolante, per cui il Miur autorizza  lo stesso. Polidori investe anche con Link, che nel 2007 è autorizzata a rilasciare titoli maltesi  riconosciuti dall’Università di Salerno e nel 2011 diventa una università privata tout court. Nel  marzo 2021 Polidori è stato arrestato su disposizione della Procura della Repubblica di Roma con l’accusa di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Per questo fu anche brevemente sottoposto per un breve periodo a sequestro preventivo dalla Guardia di Finanza il campus dove ha sede l’ateneo; una cascina del primo Settecento che attorno al 1830 era stata trasformata in dimora di villeggiatura della nobiltà lombarda e che aveva poi ospitato un centro di formazione dell’Ibm.

Imprenditore beneventano, l’Angelo Colarusso fondatore di una Efiro Associazione fra professionisti che organizza scuole e centri di addestramento professionale e anche per il recupero degli esami universitari, e poi dal 13 aprile 2006 della Università degli Studi Giustino Fortunato, o Unifortunato, appare forse come un Polidori più tranquillo. Meno famoso, ma anche con offerte meno soggette a barzellette, e con meno guai giudiziari. Cose forse collegate…  La Unifortunato  si è blindata anche con una dirigenza di alta immagine. Rettore Augusto Fantozzi, più volte ministro della Repubblica. Presidente del Consiglio di amministrazione Gianni Locatelli, Presidente TEI-Energy S.p.A. e già direttore del Sole 24 Ore e direttore generale della Rai. Un problema lo ha paradossalmente dato la scelta dal 2009 di affiancare alla piattaforma e-learning anche la classica modalità con lezioni frontali, in modo da venire incontro alle esigenze degli studenti residenti nelle vicinanze dell’ateneo. Da qui nel 2013 un rimprovero dell’Anvur, che stigmatizzò la concorrenza così fatta a quella tradizionale del Sannio: “meglio una possibile collaborazione per economie di scala”. Comunque, la valutazione del 2021 era “soddisfacente”.

Last but not least, la Unicusano di Stefano Bandecchi. Luciferino personaggio che come Iervolino è diventato presidente di una squadra di calcio, e in più sindaco, e personaggio di Crozza. “Perché questa mano può essere mitra, e può essere calma, una carezza, può essere tutto… io fra 4 anni diventerò presidente del Consiglio, aperto al confronto, democratico, senza mandare a fanculo chi mi dice che sono un buffone”. E giù, cazzotti alla Bud Spencer!

Nato a Livorno nel 1961, pescatore e manovale prima di andare come paracadutista con la Folgore in Libano, anche lui scopre il business della  preparazione agli esami universitari, con Universitalia. E il 10 maggio 2006 a sua volta fa l’ulteriore passo della Università Telematica delle Scienze Umane, Unisu: dal luglio 2011 Università degli Studi “Niccolò Cusano”, Telematica – Roma (Unicusano), che dal 2012 si trasferisce dal quartiere Appio-Latino al Trionfale.

Già al momento della fondazione ci sono polemiche per la possibile interferenza tra la preparazione degli esami pagata con Universitalia e il possibile passaggio degli stessi esami fatti con la Unisu. Nel 2013 un docente dell’Unicusano disse in una intervista che negli esami “fuori sede” le commissioni erano costituite da docenti impegnati in “materie che non sono di loro competenza” e che spesso gli esami scritti risultavano “copiati parola per parola” da fonti esterne. Ma, essendo anonima la testimonianza non ebbe seguito. E lo scorso gennaio l’ateneo ha subito  un sequestro preventivo di 20 milioni di euro per evasione fiscale. 

Ma ciò non ha fermato Bandecchi, che comunque a Universitalia e Unicusano aveva col tempo affiancato una quantità di altre cose. L’Universitas Libertatis: in collaborazione con Fininvest, per  master e corsi di formazione politica. Radio Cusano Campus: talk radio universitaria di informazione, cultura e approfondimento. Radio Cusano TV Italia: in onda sul canale 264 del digitale terrestre, con in palinsesto lo stesso Bandecchi. L’acquisto prima del Fondi Calcio e poi della Ternana, dalla cui presidenza si è però dimesso il 18 giugno, dopo essere diventato il 31 maggio sindaco. Però dal 5 agosto ha assunto la presidenza della Ternana femminile. Per anni missino,  Bandecchi fondò poi un personale Movimento Unione Italiano; si candidò nel 2005 alle regionali del Lazio con Forza Italia; aderì nel 2017 a Alternativa Popolare di Angelino Alfano; finanziò la campagna elettorale di Antonio Tajani per le Europee: e Impegno civico di Luigi Di Maio; e Maria Elena Boschi; e entrambi i contendenti  alle Regionali del Lazio del 2023. Dal 15 giugno 2022 coordinatore nazionale di Alternativa Popolare succedendo a Beatrice Lorenzin, alle politiche del settembre 2022 avrebbe dovuto essere candidato alla Camera a Terni per il Terzo Polo, ma fu cassato da Calenda per un video in cui faceva battute fascisteggianti.  Infine è diventato sindaco di Terni, sconfiggendo sia la destra che la sinistra. Dopo aver una volta ingaggiato un duello di sputi con tifosi della Ternana che lo contestavano,  il 28 agosto in consiglio comunale si è lanciato sui consiglieri di Fratelli d’Italia per picchiarli, impedito solo dai vigili presenti.

Crozza ci ha scherzato. Altri, invece, hanno attaccato, e non solo lui. “Laurea: se la prendi all’università telematica è più facile e vale uguale”, era ad esempio il titolo di un articolo di Milena Gabanelli e Adele Grossi del 28 luglio 2020 sul Corsera, in cui si spiegava che “esami come Diritto Costituzionale e Diritto Privato, tanto per citare quelli previsti al primo anno, si danno in modalità risposta multipla e se accetti il 18, non devi nemmeno fare l’orale”. “Costa oltre 7.000 euro l’anno, ma ci propongono uno sconto: da 35.000 euro a circa 28.000 se per i 5 anni di Giurisprudenza, paghiamo in un colpo solo”. E citava le criticità rilevate nel 2009 dal Cnvsu,  reiterate nella relazione del 2013 di una Commissione di studio ad hoc: “rilevata minore preparazione posseduta dai laureati nelle università telematiche rispetto a quella dei laureati nelle università tradizionali”.  Una polemica pure spesso ripetuta è sul fatto che nel 2017 nelle università telematiche i  docenti di ruolo erano complessivamente 211, uno ogni 521 iscritti, a fronte dei 47.130 impiegati nelle università tradizionali, uno ogni 36.  Per un corso di laurea, il decreto ministeriale 6/2019 ha imposto 9 docenti di cui 5 di ruolo. Per un corso a distanza ne bastano complessivamente 7 di cui 3 di ruolo. “Tutte queste lauree, ai fini concorsuali, valgono esattamente quanto quelle conseguita in qualsiasi altro ateneo. E’ giusto?”, domandava la Gabanelli. Risposta della Unitelma Sapienza: tutte le criticità rilevate dall’Anvur erano state superate da un voto del Miur del 2020.
Il 5 giugno 2023 arriva una nuova bordata di Report in cui Sigfrido Ranucci “accusa, nemmeno troppo velatamente, i ragazzi che scelgono l’Unicusano e, in generale, gli Atenei privati, di non aver voglia di studiare e di cercare scorciatoie per ottenere la laurea”. Stavolta a rispondere è l’associazione degli studenti della Cusano, che a nome dei suoi 3.000 aderenti scrive una lettera durissima. “Noi siamo gli studenti di Unicusano. Siamo studenti come gli altri, ma a quanto pare di serie B. Con le poche voci ascoltate in trasmissione – di qualche sprovveduto collega nascostamente registrato che credeva forse di aiutare il futuro studente in preda all’ansia – e con un montaggio del girato indubbiamente ben realizzato, l’obiettivo di Report è stato raggiunto: lo spettatore è stato trascinato nella prospettiva voluta, infatti sembra proprio che a noi studenti di Unicusano gli esami li regalino. Anzi, no, noi li paghiamo, dunque ce li compriamo”.

Ma, spiegano, per la maggior parte si tratta di ragazzi “che non provengono da famiglie benestanti, come hanno voluto far intendere, ma dal popolo. Sì, perché costa molto meno iscriversi a un’università privata, che consente le lezioni a distanza, piuttosto che andare fuori dalla propria città e ritrovarsi a pagare affitti esorbitanti e spese per il vitto. Smettiamola dunque con questa storia della lotta tra ricchi e poveri”. “Quelli che nella trasmissione hanno chiamato ‘test a crocette’ ovvero i test a risposta multipla non sono molto amati perché sono estremamente difficili. Molti studiosi li demonizzano, ma l’ultimo concorso ordinario per docenti è stato svolto proprio così. Ed è stata una débâcle per moltissimi candidati, a quanto pare. I test in questione sono stati confezionati da una commissione nazionale formata proprio da docenti universitari delle università italiane o da esperti del settore per le classi di concorso laboratoriali. Qual è dunque la sorpresa se la nostra università ci prepara ad affrontare questa tipologia di esame?”.