L’aviotruffa di Scalea che tutti sognavano di rilanciare e che ora sarà davvero una landa desolata (di Francesco Cirillo)

L’aviotruffa di Scalea che tutti sognavano di rilanciare e che ora sarà davvero una landa desolata

di Francesco Cirillo

In tempi non sospetti, come si usa dire, avevo lungamente parlato di questa grande opera che si stava costruendo lungo il fiume Lao e che aveva l’ambizione di diventare l’AEREOPORTO del Tirreno cosentino. Ci avevano creduto in tanti, ed in tanti si erano messi in fila, parlo dei sindaci del tirreno e dei tanti amministratori che si sono succeduti nel comune di Scalea, per diventarne artefici e poi poter dire nelle tavole rotonde, nei convegni sul turismo: io c’ero ! Ora il fallimento è completo. L’opera è stata ufficialmente dichiarata chiusa dall’Amministrazione Comunale di Scalea che ne è proprietaria. “L’amministrazione comunale di Scalea, – in un comunicato fatto pochi giorni fa dice -in merito alla questione Aviosuperficie, precisa di aver semplicemente preso atto della revoca della licenza da parte dell’Enac al precedente gestore a causa della concessione scaduta dal 2008, e comunica che predisporrà apposito bando per l’affidamento della gestione della struttura”. Dal 2008 si sono accorti solo adesso che la concessione era scaduta?

La vecchia idea del turismo come panacea di tutti i nostri mali, non vuole entrare nella testa di nessuno, che è un’idea fallimentare. Almeno quel modo di pensare turismo, nel senso dello sviluppo, nel senso del vecchio sistema di attrarre turisti e farli restare nella nostra zona, e soprattutto farli ritornare, è fallito. Ed è sotto gli occhi di tutti questo fallimento, e tutti fanno finta di non saperlo. D’altra parte si sapeva sin dall’inizio che l’aviosuperficie si sarebbe aggiunta al lungo elenco di opere inutili della Calabria. Lo sapeva il sindaco pro tempore, di Scalea, Mario Russo che sin dall’inizio la chiamava aeroporto, ben sapendo che non lo era, lo sapevano i progettisti, lo sapevano i vari consorzi che si erano formati sin dall’inizio della costruzione dell’opera, lo sapevano anche i partiti politici di Scalea, che nulla avevano fatto per evitare la cementificazione dell’argine sinistro del Fiume Lao e la nascita quindi di un lungo serpentone in cemento. Un’opera, anche se inutile, non si contrasta mai, anzi si cavalca sempre. In tempi di grande disoccupazione un posto di lavoro ci potrebbe sempre uscire!

E questo anche se il Fiume Lao rompeva gli argini ed invadeva l’aviosuperficie rompendo cento metri di muro protettivo. Muro poi risanato con soldi del Comune di Scalea, della Provincia e della regione. Soldi pubblici ovviamente. Ma l’erosione continuerà, è certo, anche perché qualche anno fa vene permesso dal Genio Civile fluviale e dalla provincia il prelievo,  appena cento metri sopra l’aviosuperficie di tonnellate di  inerti. Il prelievo ha indebolito ancora di più gli argini del fiume aumentando la potenza della portata d’acqua. Ma i disastri per costruire l’aviosuperficie non si fermarono all’alveo del fiume , ma andarono oltre. Decine di contadini dovettero cedere terreni demaniali fluviali, gestiti per secoli e dove vi avevano coltivato cedriere e così tutta la terra per formare l’aviosuperficie venne presa da cave di Orsomarso appositamente create per l’opera. Per spianare le cedriere vennero divelte ben 2000 piante di cedro.

E’ bene ricordare che l’opera costò 24 miliardi di vecchie lire, senza essere davvero quello che doveva essere, e cioè un aeroporto.  Già perché aviosuperficie vuol dire solo piccoli aerei da turismo, lo dice l’Enac.

Ma se è da anni che lo scrivo che era falsa la dicitura posta sin dall’inizio dell’avvio dei lavori “stiamo costruendo l’aeroporto di Scalea”, messa in bella vista nei pressi del ponte del fiume Lao, sarebbe stato giusto parlare fin dall’inizio di aviosuperficie. Ma parlando di aviosuperficie si sarebbe subito scoperto l’inganno, e l’utilità dell’opera sarebbe stata subito messa in discussione.

Già da chi? Dalla Magistratura, dagli organi regionali e provinciali ? ma intanto un investimento non dovrebbe avere una finalità precisa, o basta avere i finanziamenti per far funzionare tutto come si deve ? Già, il famoso “olio alle macchine“ .

Un serpentone di cemento sul quale “a vista”, e cioè senza radar, dovrebbero atterrare piccoli aerei da turismo trasportanti un massimo di 9 persone per volta. Il progetto venne approvato attraverso i Patti territoriali dell’Alto Tirreno Cosentino  e venne presentato come utile agli aerei della protezione civile, al trasporto di merci di natura agricola, oltre che per lo sbarco di ben 74 mila passeggeri all’anno. Ma quello che ora , veramente bisognerebbe verificare è l’effettiva utilità dell’opera e quello che come si usa dire il  costo beneficio. Tale struttura , intanto,non è stata contemplata nel “Piano Nazionale dei Trasporti” ed è appena accennata al punto 4.3 unicamente dal “Piano Regionale”  il quale così riporta: “…Analogamente è prevista la realizzazione di un aeroporto d’interesse locale nell’area dell’Alto Tirreno Cosentino,in prossimità del Comune di Scalea”.

E analizziamo i dati ufficiali scritti nel progetto: previsti 74mila passeggeri,1350 tonnellate di trasporto merci e 95 posti di lavoro. Prendiamo i dati dei passeggeri. Bisogna dire che l’aviosuperficie non è altro che un grande pista di cemento che occupa una lunghezza di 2 chilometri per trenta metri di larghezza per un totale di 260 mila 515 metri quadrati. Su questa pista potranno atterrare solo voli charter o aerotaxi fino ad un massimo di 9 passeggeri ed a vista , cioè senza alcun sistema di assistenza radar ,esclusi, naturalmente quelli in dotazione del pilota dell’aereo. Questo dato del massimo dei nove passeggeri è un requisito di sicurezza scritto nel “Regolamento per l’uso di aviosuperfici per attività di Trasporto Pubblico,Scuola,Lavoro aereo” d’ imminente emanazione da parte dell’ENAC, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, il cui art. 3  recita proprio così: “L’uso di aviosuperfici per attività di trasporto pubblico è consentito esclusivamente per i voli: intracomunitari; in condizioni meteo non inferiori a quelle minime prescritte dalle regole del volo a vista; limitato alle ore diurne; ai soli velivoli di MTOM non superiori a 5700 kg e numero di posti passeggeri non superiori a 9 “ e sottolineiamo nove. Questo vuol dire che, per raggiungere la cifra dichiarata nel progetto , di  74 mila passeggeri, si dovrebbero effettuare su Scalea fino a 8 mila voli all’anno, cioè 23 aerei al giorno!

E poi l’atterraggio è a vista, cosa vuol dire. Che se c’è troppo vento per esempio l’aereo si dirotta a Lametia o a Basri. Viene da pensare allora, che se uno prende l’aereo da Napoli per venire a Scalea in un’ora si potrebbe trovare se gli va bene a Lametia dove per ritornare a Scalea in pullman o navetta ci vogliono due ore, sempre ammesso che trovi un pullman o un treno in coincidenza con il suo arrivo ! Bel guadagno ! Chi prenderebbe un treno per andare a Napoli sapendo che potrebbe trovarsi a Bari ? E’ possibile che solo ora, tutti quanti, si siano accorti di questi problemi ? Che tutti ora parlino di aviosuperficie e si cerchi di correre ai ripari, certi del fallimento in caso restasse una “semplice” aviosuperficie?

Rischiamo insomma di assistere, e questa volta in diretta, alla solita opera inutile, come al solito finanziata con soldi pubblici.

Poi arrivò Barbieri e la sua band ed è la solita storia calabrese sugli appalti pubblici che ben conosciamo tutti.