Oggi Adolfo Foggetti si canta le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti cosentini.
Di seguito, il racconto.
Per quanto concerne l’estorsione tentata in danno del locale Primadì sito in Cosenza a Piazza Santa Teresa ho incaricato di richiedere il denaro, nel corso del 2014, ad un contrasto onorato a me vicino che si chiama Luca Cafiero. In verità questa persona si chiama Domenico ed è detta Luca.
Gli avevo chiesto di chiedere, a sua volta, 1.500 euro per ogni festività. Per come già spiegavo nel verbale reso ieri, quasi tutte le estorsioni comportano la riscossione di denaro una tantum nel momento in cui l’estorsione viene “chiusa” ed altra cifra, fissa, da corrispondere, tre volte l’anno: a Natale a Pasqua ed a Ferragosto.
Secondo i miei propositi, il Primadì avrebbe dovuto pagare 1.500 euro a festività. Cafiero si è recato al locale, due volte, a nome mio, la prima volta ha parlato con un lavoratore, la seconda col proprietario. Quest’ultimo ha detto di non avere intenzione di pagare e si è rivolto a X X chiedendogli se era vero che Luca Cafiero fosse un mio uomo. X X., per quanto mi ha immediatamente detto, gli ha riferito che Luca Cafiero non aveva nessun rapporto con me. Da quanto riferitomi da X X ho capito che il proprietario del Primadì non solo non era disponibile a pagare, ma era possibile ci denunciasse in quanto non aveva fatto quello che di solito fanno coloro i quali subiscono l’estorsione, cioè non aveva chiesto un contatto con la criminalità organizzata. Proprio sulla scorta di questa deduzione, ho detto a Luca Cafiero di non insistere nella pretesa estorsiva.
L’ufficio fa presente che il proprietario del Primadì ha denunciato di aver rinvenuto davanti la saracinesca dell’entrata del proprio locale due cartucce di fucile. Foggetti risponde: prima di incaricare Luca Cafiero di parlare con il proprietario del Primadì avevo dato ordine a Domenico Mignolo di piazzare una bottiglia piena di liquido infiammabile davanti al Primadì. Evidentemente lo stesso Mignolo ha utilizzato le cartucce con finalità intimidatoria.
Sempre nel 2014, ho saputo da Rango che una bottiglia piena di liquido infiammabile era stata posizionata da C., su incarico di Maurizio Rango, nel cantiere dell’impresa che sta costruendo, in via degli Stadi, un grattacielo. Per quanto mi ha riferito lo stesso Rango, negli ultimi tempi, quest’imprenditore stava cercando un avvicinamento con la nostra cosca, per trattare il pagamento estorsivo.
Tonino Banana, Maurizio Rango e L. I. gestiscono occupazioni e compravendite di case popolari. Le case vengono occupate allorchè si ha notizia del fatto che siano vuote. In questo modo, hanno occupato case popolari: D., figlio di Mano M., che ha sposato una delle figlie di T. I., Daniele Lamanna e Domenico Mignolo che, parimenti, ha sposato una figlia di T. I..
Quando le case si liberano, viene segnalato da un impiegato delle Case Popolari che dà la notizia ad un altro impiegato che è mio zio e si chiama N. F..
Queste due persone vengono ricompensate con denaro che non so quantificare che viene consegnato a N. F. da Maurizio Rango. Ribadisco quanto riferito in relazione a G. E. ed intendo precisare che fino al 2012 gestiva un’impresa che erogava servizi di Body Guard, nel corso, per l’appunto del 2012, ebbe una serie di contravvenzioni, per motivi amministrativi, per cui G. E. ha riaperto un’impresa con lo stesso oggetto intestandola ad un prestanome ma continuando a gestirla. Io ero in costante contatto con G. E., così come lo era Rango, il quale utilizzava, per i contatti con G. E., E. C.
Sempre in ordine a G. E. devo precisare che i locali che sono costretti ad avvalersi dei servizi di buttafuori non possono decidere neanche il numero di buttafuori che devono impiegare. Il numero di buttafuori inviati è deciso da Rango che si consiglia con G. E.. Dal numero di buttafuori imposto dipende il costo del servizio che viene consegnato per ogni serata nelle mani di G. E. che poi provvede al pagamento dei buttafuori.
Non so se i buttafuori sono in nero o sono regolarmente assunti.
Conosco l’imprenditore W. R. per, quel che vi ho già detto e per quanto vi dirò da qui in poi paga sia il pizzo sia è costretto ad assumere, nelle forme appena indicate, i buttafuori di G. E. che vengono imposti alla discoteca Akropolis di Cosenza e alla discoteca Sotto Sopra che W. R. gestisce, insieme ai fratelli A., sulla costa tirrenica cosentina. In relazione alla gestione delle estorsioni c’è stato un importante incontro immediatamente dopo l’arresto di F.P. che è della fine del 2011.
Infatti F.P., o direttamente o per il tramite dei suoi fiduciari, era dedito alla esazione del pizzo, col suo arresto si poneva il problema di riassegnare i compiti di esazione. L’incontro di cui sto parlando si fece in Città Duemila, nei pressi di una villetta, che è sita vicino al negozio G22.
1 – (continua)