Le cantate di Edyta: dopo la morte di Michele per noi solo infamità

Oggi a cantare è Edyta Aleksandra Kopaczynska, moglie di Michele Bruni. Spiega le ragioni che l’hanno indotta a collaborare con la giustizia.

“… L’intendimento di collaborare è maturato in conseguenza della morte di Michele e, soprattutto, della scomparsa di Luca Bruni, verificatasi il 03.01.2012. Da allora non ricevo più nessun sussidio di carattere economico. Inoltre, Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti e Maurizio Rango, hanno, con violenza, preso il denaro che M. D’A. , cugino di Michele Bruni, gestiva, per mio conto, facendo usura.

Bruni-Michele (liliumjoker

Voglia considerare che, sino alla cattura di F. P. , ricevevo 1000 euro al mese, che mi consegnava Adolfo Foggetti più uno stipendio pari a 1.800 euro al mese che, parimenti, mi consegnava Adolfo Foggetti. Ribadisco che, dopo l’ultimo arresto di F. P., non ho ricevuto più nulla. La scomparsa di Luca Bruni è stata determinata sicuramente dall’interno, per mettere da parte la famiglia Bruni.

Luca era l’ultimo del quale si poteva avere paura anche in considerazione del fatto che Fabio è, ancora oggi, ristretto presso la casa circondariale di ++++++.

Già qualche mese prima della scomparsa di Luca, avevo avuto delle avvisaglie di quello che sarebbe successo. Infatti nel settembre del 2012, era, da tempo, che Adolfo Foggetti non mi consegnava la mia parte degli investimenti ad usura per cui, quando lo incontravo, sebbene fosse insieme a Rango e a R. P., lo affrontavo bruscamente dandogli un paio di ceffoni.

Immediatamente Rango cominciava a sbeffeggiare Adolfo Foggetti contestandogli che continuavo a comandare io. Nel periodo successivo, per il tramite dei colloqui in carcere, venivo a sapere che Luca Bruni aveva ricevuto da Adolfo Foggetti un messaggio a mio avviso poco rassicurante.

In buona sostanza: Adolfo Foggetti era andato in carcere a Siano, insieme alla compagna, per sostenere un colloquio con gli zii che si chiamano L.R. Pertanto, lo aveva, da fuori le mura, chiamato e gli aveva urlato: “ ti voglio bene”. Quando mi giungeva questa notizia sono andata a colloquio con Luca e gli ho raccontato che cosa era successo.

Luca cercava di tenermi calma dicendomi che avrebbe aggiustato la situazione dando due schiaffi a qualcuno. Così è stato, infatti appena uscito dal carcere Luca ha avuto una lite con Franco Bruzzese e Rango che erano contrari acchè io continuassi a dirigere il clan Bruni.

Ancora i rapporti erano molto tesi in quanto F. P. lamentava la mancata riscossione di un credito, pari a 18.000 euro, che Daniele Lamanna doveva pagare per aver ricevuto stupefacente. Questo credito era maturato immediatamente prima della cosiddetta operazione Telesis.

Altro motivo di contrasto era determinato dal fatto che i complici di Luca Bruni dei fratelli Lamanna nella esecuzione delle rapine ai furgoni blindati, dopo l’arresto, avvenuto in Puglia, erano usciti dal carcere, avevano commesso una nuova rapina ed avevano dato 40.000 euro ai cosentini che erano rimasti in carcere.

Questi soldi erano stati consegnati alla moglie di Franco Bruzzese che si chiama R. A., che non aveva dato niente a nessuno. Questa circostanza mi è stata raccontata sia da mio marito sia dalla moglie di Giovanni Bruzzese, fratello di Franco.

Appena uscito dal carcere, Luca Bruni cominciava a pretendere il pagamento degli stipendi per cui mi diceva che il 3 gennaio avrebbe dovuto partecipare ad un incontro, a Rende, con Lanzino e Presta. Sempre per quanto mi raccontava lo stesso A. del clan Bruni avrebbero partecipato a questo incontro: Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti, Maurizio Rango e Franco Bruzzese. Luca sarebbe stato accompagnato da Ernesto Foggetti. Secondo quanto mi ha raccontato A. B., Luca è stato ucciso con un colpo di pistola, sparatogli a bruciapelo da dietro.