Le mille anime dell’anarchia riunite in piazza per Alfredo

di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci

La Repubblica, 30 gennaio 2023

Studenti, operai, centri sociali e sovversivi, una galassia senza leader che ha trovato una causa comune: “Con Cospito anche se non la penso come lui”. “Hanno spaccato la capoccia a uno della Digos…i poliziotti, dico! Si sono menati da soli, tanto era il livello del marasma. Io gravito tra la Fai, la Federazione anarchica italiana, e i compagni. Conosco Alfredo Cospito personalmente ma le nostre posizioni sono totalmente all’opposto… Sono qui solo perché mi interessa salvare la vita di Alfredo e dei compagni in carcere. Stanno accusando di devastazione gente perché mentre scappava si tirava dietro le fioriere e per due scritte di ragazzini. Se ci facevano fare il corteo non succedeva niente! Non c’erano minorenni, c’erano gli studenti. E c’era anche qualcuno che tirava sassi così, senza motivo… non mi piace quella gente…”.

Ruggero sabato sera era in piazza Trilussa, a Roma, per chiedere la revoca del 41 bis all’anarchico pescarese in carcere a Sassari, dove da 103 giorni porta avanti uno sciopero della fame. Il quartiere, Trastevere, era pieno di agenti del reparto mobile. “Un dispiegamento di forze insensato per i quattro gatti che eravamo”, dice chi vi ha partecipato. Ciò che Ruggero (nome di fantasia) racconta è interessante non solo perché, da testimone oculare, offre una versione plausibile sulla vicenda del ferimento del poliziotto, ma anche perché fa capire quanto sia articolato e complicato da sondare, il movimento anarchico. Che ha molteplici anime. Capaci di calamitare, di volta in volta, fazioni degli studenti, dei collettivi universitari, dei centri sociali, dell’operaismo.

Per dire: Ruggero si professa della Fai-Federazione anarchica italiana, che è cosa ben diversa dalla Fai-Federazione anarchica informale, il gruppo anarco-insurrezionalista a cui Cospito appartiene. “Le nostre posizioni sono totalmente all’opposto”, dice infatti lui. La bussola per orientarsi nel movimento anarchico, evitando di scivolare in semplificazioni e dunque frettolose criminalizzazioni, sta proprio qui: nella distinzione tra chi si professa anarchico perché crede nell’antifascismo, nell’antimilitarismo, nell’ambientalismo militante, nell’abolizione del carcere e nel rifiuto della “dittatura della scienza e della tecnologia”, e chi, invece, in nome di quegli stessi ideali, è disposto ad azioni violente e di natura terroristica: gambizzazioni, attentati dinamitardi, pacchi bomba, sabotaggi, minacce. L’ultima al direttore del Tirreno Luciano Tancredi, cui è stato spedito per posta un proiettile poco prima della fine dell’anno.

La Federazione anarchica informale, dunque. Più che un’organizzazione reale priva di comandanti (informale proprio perché orizzontale: Cospito, che è uno dei promotori, da nessuno viene definito “leader”) è una sigla, sotto cui nel nostro Paese si riconoscono – stando ai report delle forze dell’ordine – meno di un centinaio di persone. La sua nascita si fa risalire al 21 dicembre 2003, quando con un volantino rivendicò l’esplosione vicino alla casa di Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea. La Fai nel tempo ha risposto all’appello lanciato dai greci delle Cellule di cospirazione del fuoco (Ccf) per dar vita a un fronte internazionale di solidarietà anarchica, che si attiva su determinate battaglie. La sorte di Cospito è una di queste: da sei mesi la mobilitazione in suo nome va avanti, in Europa e in America.

Quando a muoversi però sono gli anarco-insurrezionalisti, categoria in cui al ministero dell’Interno fanno rientrare la Fai di Cospito e chiunque agisca con propositi di natura eversiva, diventa materia di sicurezza nazionale. Anche perché gli anarco-insurrezionalisti hanno dimostrato di saper colpire tramite cyberattacchi. Si sono mischiati ai No Vax, rivendicando su un sito creato ad hoc di aver appiccato il fuoco al portone dell’Istituto superiore di sanità durante il lockdown. “Si è rilevata la propensione di tali realtà a mobilitarsi su un doppio livello – si legge nell’ultima relazione delle agenzie di intelligence al Parlamento – che prevede un attivismo tanto di caratura movimentista inteso a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica azione diretta distruttiva contro diversi target”. I sobillatori che si infilano in cortei pacifici per cercare lo scontro con la polizia sono quel “qualcuno che tirava i sassi senza motivo”, di cui parlava Ruggero. Anche lui anarchico, ma contrario a ogni forma di violenza.