Lettere a Iacchite’: “Asp di Catanzaro Lido: un girone dantesco”

Se esiste un purgatorio prima del “fuoco eterno”, un primo assaggio lo si può tastare trascorrendo una mattina presso gli uffici Asp di Catanzaro Lido. Mi ritrovo a scrivere queste poche righe, animato dalla ferma convinzione che il non farlo significherebbe essere complici del degrado materiale, morale ed istituzionale che attanaglia la nostra terra e che il tacere su determinati episodi contribuisca a mantenerla nelle drammatiche condizioni in cui versa attualmente.

Nei giorni scorsi, mi sono ritrovato (per caso) ad accompagnare un amico per effettuare una prenotazione specialistica presso gli uffici dell’Asp di Catanzaro Lido. Specifico prenotazione in quanto, inizialmente, pensavo si trattasse di una vera e propria visita medica e pertanto, meravigliato della cosa, ho chiesto maggiori spiegazioni. Lo stesso amico mi dice di aver effettuato per diversi giorni innumerevoli telefonate (andate a vuoto) su vari recapiti telefonici riferenti alla suddetta struttura sanitaria.

Alla fine è riuscito a parlare con un operatore, il quale gli ha comunicato che presso la struttura di Catanzaro lido le prenotazioni si possono effettuare ESCLUSIVAMENTE recandosi di persona. Alle rimostranze del mio amico, l’operatore riferiva di eseguire solo ordini impartiti dalla dirigenza ospedaliera.

Quindi, volendo fare un esempio a futura memoria di chi non ne fosse a conoscenza, nel 2018 in n Calabria per effettuare una semplice prenotazione medica (normalmente fatta in pochi minuti per telefono o via email) bisogna nell’ordine: organizzarsi con un familiare per gestire la mattinata persa (bambini e/o anziani e/o malati da accudire), chiedere al datore di lavoro il permesso per assentarsi (per chi un lavoro lo ha), spendere per lo spostamento i soldi di benzina (per chi una macchina ce l’ha) o per i bus con tutti i cambi ed i disservizi del caso.

Ebbene, partiti, dopo circa un’ora di viaggio giungiamo verso le 9(am) a destinazione. Appena entrati dall’ingresso principale nella struttura notiamo una folla di gente in attesa del proprio turno. Trovata la macchinetta dei ticket, ecco però giungere l’inaspettata doccia fredda. I preziosi numerini sono “finiti”. Chiediamo dunque lumi e, qualcuno di buon cuore, ci comunica che i 70 (settanta) preziosissimi numerini per quel giorno erano terminati e bisognava tentare la sorte il giorno seguente. Decidiamo, dopo tutto il tempo e la fatica fatta come qualsiasi utente, di chiedere a qualche impiegato il perché si utilizzi questo sistema; questo anche per il fatto che, di questa vera e propria lotteria, nessuno in precedenza al telefono aveva fatto menzione. Dopo esserci messi in coda, in attesa che si smaltiscano le persone in possesso del famoso numerino, noto (con stupore) vari (non gradevoli) dettagli.

Primo: quasi tutte le persone presenti sono donne incinte o con bambini al seguito ed anziani, gli unici uomini di mezza età siamo io ed il mio amico. Sarà anche un caso, ma mi sorge il dubbio che tornando un altro giorno, le categorie di utenti che devono sobbarcarsi questa penosa trafila saranno sempre queste, più deboli ed esposte.

Secondo: ci si ritrova in una specie di girone dantesco tra pianti di neonati, gente stremata in piedi che guarda chi siede sulle poche sedute disponibili mentre altri aspettano l’apertura dell’ufficio per il ritiro del risultato delle analisi e, per ultimo, il poco personale medico, paramedico e amministrativo operativo che corre da una parte all’altra in una specie di stato di trance. Insomma, frustrazione ed impotenza aleggiano nell’ambiente che ci circonda, e tutto per poter ottenere ciò che dovrebbero essere il sacrosanto diritto alla salute. Ma il “bello” della storia doveva ancora arrivare. Infatti, giunti alla soglia dei 60 ticket all’improvviso tutto si blocca e, dopo circa 10 minuti, dalla porta dell’ufficio esce una rammaricata operatrice per comunicare che il sistema per le prenotazioni è andato in tilt.

Apriti Cielo!! Il clima, già arroventato, si trasforma ormai in un vero e proprio magma vulcanico di urla ed imprecazioni, alle quali la povera operatrice non può far altro che fornire inutili spiegazioni e rimandare tutte le responsabilità alle scelte (scellerate) prese ai piani alti dell’ASP di Catanzaro.

Delusi, decidiamo dunque di andar via senza continuare a tentare la sorte per la semplice prenotazione di un ticket sanitario. Anche se in casi come questo, dove all’apparenza non si palesino illeciti penali da poter denunciare all’autorità giudiziaria, in quanto chi gestisce la cosa pubblica lo fa nei tempi e modi che più ritiene opportuno, una semplice domanda sorge però spontanea: come mai a fare la fila erano presenti solo alcune fasce di utenti? E poi ci si meraviglia del fatto che la regione Calabria spenda oltre 360 milioni di euro l’anno per rimborsare ad altre regioni o strutture private le prestazioni sanitarie di chi può permettersi di andare fuori per curarsi, quando invece basterebbe razionalizzare meglio i soldi disponibili, attivando per esempio un unico e semplice numero verde.

Questa ennesima crepa sanguinante della Calabria, ultima in tutti settori presi in considerazione ma prima rispetto a corruzione e malaffare, conferma il tragico dato che anche in futuro saranno ancora i più poveri e deboli ha pagarne le conseguenze, il tutto nell’indifferenza di chi sarebbe preposto a vigilare ed intervenire in casi del genere.