Lettere a Iacchite’: “Caso Parco Robinson: mi preoccupano stupidità e cattiveria”

Egregio Direttore,

Le scrivo in merito al caso che appassiona la nostra città e che La vede protagonista di una battaglia a difesa della privacy e non solo che condivido pienamente.
Credo che se con la stessa solerzia si mettessero in rete i video che ritraggono specchiati individui che compiono atti di pedofilia o spaccio o violenze avremmo qualche nome in più su cui riflettere.

Fermo restando che i due fidanzati avrebbero dovuto scegliere un prato privato e riservato per le loro legittime effusioni e che chiunque in veste della sua autorità abusi di quanto assume a prova di reato e lo diffonda va punito in maniera esemplare, io La invito a valutare due considerazioni a mio avviso importantissime.

La prima: non è pubblicando il nome e il volto di chi commette un reato che si attua una giustizia degna di un paese civile. Chi ha violato le norme che regolano il suo lavoro deve essere sottoposto ad un giusto processo che ne tuteli la privacy anche se lui non è stato in grado di fare altrettanto.
Questa è giustizia. Tutto il resto è vendetta. E credo che un uomo intelligente come Lei non abbia dubbi nella scelta, perché si innescherebbe un gioco selvaggio e istintuale in luogo di uno rigorosamente affidato a legge e ragione.

Seconda riflessione: io non ho ricevuto il video incriminato da nessuno dei miei numerosi e vari contatti Whatsapp. Può dipendere dal fatto che chi mi conosce sa come avrei reagito (molto male) oppure dal fatto che ho solo contatti molto intelligenti e dotati di valori umani ineccepibili oppure dal fatto che tutti conoscono i due soggetti coinvolti e desiderano tutelarli. Non lo so. So però con certezza che chiunque abbia continuato a diffondere il video si è reso colpevole in modo molto simile al primo che lo ha girato. Come tutte le epidemie, i danni si limitano arginando la diffusione del patogeno.

In questo caso io sono più preoccupata dalla pericolosa stupidità e dalla cattiveria morbosa e gratuita di una moltitudine che si nasconde dietro l’anonimato di Whatsapp e resta impunita che non da uno/due esponenti delle forze dell’ordine che possono e devono essere puniti/rieducati/licenziati eccetera.
Spero che anche Lei condivida, anche perché il Suo giornale è molto letto e la Sua opinione in merito può far riflettere adulti abituati a cliccare senza pensare.
Le auguro un buon lavoro e Le invio i migliori saluti.

Loredana Gaudio