Lettere a Iacchite’: “Catanzaro, il pronto soccorso del Pugliese-Ciaccio come un campo di battaglia”

Abbiamo riflettuto molto se fosse il caso o meno di scrivere sull’ennesima odissea vissuta all’ospedale civile Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, avendone lette nella settimana almeno due o tre ma poi ci si è detto che forse più rumore si fa più qualcuno si muoverà per sistemare qualcosa.

Nell’ultimo anno purtroppo ci siamo più volte ritrovati a ricorrere ai presidi di pronto soccorso e al servizio dei vari reparti, sebbene abbiamo sempre trovato personale professionale e disponibile ci siamo altrettante volte trovati a dover subire disagi causati dalla grave carenza dello stesso; il personale si trova infatti, a dover lavorare in condizioni assurde, abbiamo visto infermieri costretti a lasciare a lungo la postazione di triage – dove vengono effettuate le accettazioni del pronto soccorso – per andare a fare i tamponi, in tutto ciò lo stesso infermiere/a doveva provvedere all’assistenza dei pazienti nelle varie sale d’emergenza.

Nella fattispecie, due medici in Pronto soccorso si trovavano a dover assistere e soccorrere circa 50 pazienti tra casi urgenti e differibili, non serve molto a capire che all’arrivo di un codice rosso il resto è automaticamente paralizzato in attesa. Succede dunque che dopo essere arrivati in Pronto soccorso (in codice rosso) alle 13 ed essere stati prontamente soccorsi, alle 16 un medico chiami i parenti per dare loro le informazioni dopodiché il nulla. È stato un continuo andare e venire dallo sportello del triage per avere qualche informazione. Veniamo a sapere che le infermiere del triage non possono dare informazioni sui paziente e che gli unici a poterlo fare sono i medici che però sono giustamente impegnati nei soccorsi e non possono “perdere tempo” in ciò.

La situazione viene ulteriormente peggiorata, aggravata e paralizzata dal continuo affluire di casi covid, con l’aggiunta di pazienti che arrivando da altre province giungono per errore al Pugliese, entrano nella struttura e si perdono letteralmente, costringendo l’infermiera (già divisa tra tamponi, accettazione e pronto soccorso) a lasciare tutto e andare alla ricerca del paziente disperso.

Per cui alle 01:00 ci viene detto che la paziente resta in osservazione per ulteriori esami, e di tornare l’indomani per avere ulteriori informazioni.
Il giorno successivo ci rechiamo in Pronto soccorso e la situazione era anche peggiore del giorno precedente, e al triage ci viene ribadito che le informazioni possono essere date solo dal medico ma che nell’Obi (osservazione breve) stanza in cui i pazienti sono tenuti in osservazione, il turno di mattina del medico era scoperto e che il medico di pronto soccorso era costretto a dividersi tra emergenze e osservazioni.

Riusciamo ad avere qualche informazione solo verso le 13:30 dopo aver girovagato tra direzione sanitaria, posto di polizia e primario di pronto soccorso che molto gentilmente ha personalmente provveduto a fornirci le informazioni.
Nel sostare 13 ore in Pronto soccorso abbiamo avuto modo di notare che una parte delle persone presenti nello stesso avrebbero potuto ricevere l’assistenza dovuta presso i medici di base che però per esperienza personale, ultimamente paiono figure deputate alla sola redazione di certificati e impegnative (e alcuni neanche per quello).

Notiamo inoltre, che parte dei pazienti in arrivo al pronto soccorso sono turisti per cui ci chiediamo “possibile che coloro che si trovano nella stanza dei bottoni non si rendono conto che la situazione del Pugliese già di per sé disastrosa a causa dei tagli lo diventa ulteriormente a causa dell’aumento della popolazione nel periodo vacanziero?”

E ancora di più ci chiediamo: “possibile che la popolazione accetti passivamente una tale situazione di pericolo?”

È vero che certe cose non ti toccano se non le vivi, ma trascorrere più di 24 senza avere notizie da parte di un medico riguardo un parente in Pronto soccorso giunto in codice rosso è qualcosa di inammissibile. Ma la popolazione dovrebbe riflettere sul fatto che purtroppo chiunque può trovarsi in tali situazioni e che quindi diventa di vitale importanza una soluzione immediata a questa grave carenza che tocca tutti.
Onestamente non ce la sentiamo di accusare il personale presente al momento perché capiamo, il medico di turno non può lasciare un’urgenza per dare informazione a ciascun parente fuori, essendo solo non potrebbe adempiere al proprio dovere.

Leggiamo da articoli pubblicati sempre in questi giorni che nei reparti la situazione non è differente tanto che succede che pazienti preparati a essere sottoposti a interventi vengano rimandati a casa per mancanza di anestesisti. C’è chiaramente un’emergenza di ordine pubblico su cui le autorità competenti dovrebbero intervenire, a rischio c’è la sanità pubblica; un ospedale di capoluogo al collasso che non riesce a prestare adeguate cure al bacino d’utenza.

Quanti altri articoli è necessario pubblicare perché qualcosa si smuova? In questa situazione precaria è inevitabile che talvolta la qualità del servizio venga meno e che vengano commessi degli errori pagati dai pazienti.

Politici, Prefetto, e altre figure competenti dove sono?

La storiella del buco nella sanità calabrese la conosciamo tutti ormai, la storiella che chi ora comanda comanda non ha la bacchetta magica la conosciamo pure ma il pronto soccorso e l’ospedale tutto necessitano di urgenti interventi che permettano una nuova organizzazione più ricca di personale.

O preferiamo aspettare che succeda qualcosa di ancora più clamoroso e ci rimetta la vita qualcuno?

Lettera firmata