Lettere a Iacchite’: “Comune di Cosenza fuori controllo: il trionfo del falso in bilancio”

Ai sensi dell’art. 141 d.lgs. n. 267/2000 (testo unico enti locali), il Consiglio Comunale di Cosenza potrebbe essere sciolto con decreto del Presidente Mattarella su proposta del Ministro Lamorgese, provvedendo altresì alla nomina di un commissario, che eserciterebbe le attribuzioni conferitegli con il decreto stesso, in attesa del quale, il Prefetto di Cosenza potrebbe “temporaneamente sospendere il Consiglio” e nominare un nuovo commissario per la provvisoria amministrazione dell’Ente; il rinnovo del Consiglio nelle ipotesi di scioglimento deve coincidere con il primo turno elettorale utile previsto dalla legge.

Del resto, oltretutto, nel tempo si sono ormai assommati diversi deliberati falsi assunti dalla Giunta e dal Consiglio del Comune di Cosenza.

Tanto ha sostenuto la Corte dei Conti e afferma precisamente anche l’Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Cosenza – Bisignano, Mons. Francescantonio Nolè, che il 10.7.2020, per il tramite del sottoscritto avvocato, ha inviato al Comune di Cosenza apposita istanza di ammissione alla massa passiva del dissesto del Comune di Cosenza, ove è più volte messa in rilievo l’inosservanza del vincolo di cui al comma 460, dell’art. 1 della legge 11.12.2016, n. 232, onde proprio persino “aderire” al “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione  urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”,  approvato con DPCM del 25/05/2016”.

Da privato cittadino ho personalmente inoltrato diverse denunce alla Procura di Catanzaro e alla Procura di Salerno, richiedendo anche al Ministro Lamorgese l’annullamento dei conclamati falsi assunti in violazione di norme di finanza pubblica, pertanto, mi duole dover registrare che la Prefettura abbia inteso trasmettermi una nota di archiviazione “che trova la sua ragione d’essere nell’obbligo di assicurare il mantenimento dell’unità di indirizzo politico amministrativo, nel quadro di unità e indivisibilità della Repubblica“; questa la motivazione addotta dal Prefetto che evidentemente non nega l’illegalità (delle delibere in contestazione), ma non considera tale rilievo sufficiente all’attivazione del potere governativo straordinario di cui all’art. 138 T.U.E.L.

Sarebbe opportuno conoscere l’esito delle attività condotte ai sensi dell’art. 135 T.U.E.L., a mente del quale: “Il prefetto, nell’esercizio dei poteri conferitigli dalla legge o a lui delegati dal Ministro dell’interno, ai sensi dell’articolo 2, comma 2-quater, del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410, e successive modificazioni ed integrazioni, qualora ritenga, sulla base di fondati elementi comunque acquisiti, che esistano tentativi di infiltrazioni di tipo mafioso nelle attività riguardanti appalti, concessioni, subappalti, cottimi, noli a caldo o contratti similari per la realizzazione di opere e di lavori pubblici, ovvero quando sia necessario assicurare il regolare svolgimento delle attività delle pubbliche amministrazioni, richiede ai competenti organi statali e regionali gli interventi di controllo e sostitutivi previsti dalla legge”.

Non fosse altro che tale gravissima vicenda è certamente anche il frutto della violazione degli obblighi di cui ai combinati disposti degli artt. 126, 130 e 133 T.U.E.L., rilevando, nella fattispecie, quanto meno, l’omissione da parte della Regione Calabria di qualsiasi controllo preventivo di legittimità, in via necessaria, “sui bilanci annuali e pluriennali e relative variazioni, adottate o ratificate dal Consiglio” del Comune di Cosenza.

E, purtroppo, tutto ciò si verifica e continua a produrre effetti dannosi per lo Stato Italiano, quando, ancora in assenza di qualsiasi ripristino della legalità, privati cittadini sono pure costretti a subire gli effetti dell’adozione delle ennesime delibere di Giunta falsamente assunte in data 30.6.2020, tant’è che, mentre (chissà perché !!!) talune opere di urbanizzazione primaria nemmeno risultano più nei programmi delle opere pubbliche del Comune di Cosenza, il progetto (codice CUP:  F88B18000030005 “Riqualificazione San Vito Alto”), da ultimo, è stato pure inserito nel Programma Triennale delle Opere Publiche 2020/2022, approvato con delibera di Giunta n. 60 del 30.6.2020, sempre senza comunicare e/o richiedere alcunché alla Diocesi di Cosenza – Bisignano e, dunque, anche in violazione della l.r. della Calabria 12 aprile 1990, n. 21, rubricata, “norme in materia di edilizia di culto e disciplina urbanistica dei servizi religiosi”, visto che il corrispettivo degli oneri di urbanizzazione di cui all’art. 7 della l.r. n.21/1990, richiesto al Comune di Cosenza e da questi dovuto alla Curia Cosentina, non è stato mai versato alla medesima Curia, né mai utilizzato per la realizzazione dell’oratorio che la Parrocchia San Giuseppe Sposso di Maria ha progettato di realizzare !!!

In una parola, il Comune di Cosenza non ha mai avuto in animo di provvedere alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria cui era ed è precisamente obbligato per espressa previsione di legge, mentre ha sempre avuto un certo interesse a progettare opere già progettate (e esclusivamente da realizzare), utilizzando capitoli finanziari diversi da quelli appositamente vincolati per legge !!!

Di conseguenza, stante proprio la sussistenza delle gravi e persistenti violazioni di legge che ho personalmente denunciato, mi sono nuovamente rivolto alle competenti Procure e le competenti Istituzioni governative e parlamentari, non per ultimo, al presidente della Repubblica, affinché possa essere affermato il primato del diritto e, dunque, dell’ordinamento giuridico italiano, contro ogni forma di abuso di cariche e funzioni pubbliche.

Al netto delle decisioni che i competenti Uffici vorranno adottare, in ogni caso, resta l’esigenza di fare definitivamente chiarezza sui conti del Comune di Cosenza, e di provvedere all’accertamento di tutti “i danni cagionati all’ente locale o all’erario”, di modo che la Comunità cosentina possa davvero darsi un futuro.

Chiaramente, allo stesso modo, urge un serio ripensamento dei controlli di legittimità degli atti degli enti locali, “ormai fuori controllo”; perciò, onde prevenire qualsiasi (ulteriore) deriva dello stato democratico, dovremmo tutti, indistintamente, sentirci chiamati a dare un contributo tangibile, qui e ora.

Avv. Rocco Lo Duca