Lettere a Iacchite’: “Covid Catanzaro, vi raccontiamo il dramma della Fondazione Betania”

Catanzaro, 13/12/2020

Egregio Direttore,

siamo un gruppo di lavoratori che vogliamo esprimere il dramma della casa di riposo La Mimosa, che si trova all’interno di Fondazione Betania di Catanzaro. Nei giorni scorsi su circa sessanta ospiti ricoverati sono positivi al tampone Covid-19: 24 anziani e 3 operatori addetti all’assistenza. Quotidianamente assistiamo impotenti al dilagare del contagio tra il personale e gli utenti, in quanto a nostro parere il Piano di Emergenza Covid-19, attuato dai vertici aziendali, sempre se realmente predisposto, si è dimostrato assolutamente non sufficiente a contrastare l’infezione da SARS-CoV-2.

Abbiamo assistito in questi mesi, nonostante ci fossero stati e ci sono altre situazioni critiche di Covid-19 in altre strutture della Fondazione, ad una superficialità sulle disposizioni e sulla distribuzione dei DPI, tanto che fino al manifestarsi del contagio nella Casa Mimosa, il personale ha lavorato solo usando guanti e mascherina, con l’unica eccezione dell’uso dei DPI per 2 pazienti che provenendo da una struttura ospedaliera erano isolati in quarantena preventiva in una stanza del reparto di degenza comune e le operazioni di vestizione e svestizione del personale che vi accedeva, avvenivano nel corridoio attiguo alla stanza di isolamento.

Su disposizione aziendale, gli ospiti positivi sono stati trasferiti in unico reparto, e solo al manifestarsi della presenza del Covid-19 in struttura al personale addetto sono stati consegnati i DPI. I locali  per la vestizione e svestizione non risultano idonei, in quanto all’interno dei citati locali e più specificatamente la vestizione e la svestizione avviene nel bagno dello spogliatoio comune del personale. Non vi è una zona filtro per far sì che i lavoratori lascino i propri indumenti personali in un armadietto in dotazione, per poi passare in altra una zona filtro, per indossare prima la divisa in dotazione ed i DPI. Inoltre a fine turno lavoro il personale che dovrebbe eliminare i DPI in appositi contenitori per poi ripassare nella zona sanificata, attraverso un area filtro, per poter indossare i propri abiti personali, questo non è possibile in quanto tutto è inesistente e la mancanza, con l’adozione impropria del bagno dello spogliatoio del personale in area vestizione e svestizione, rischia di contagiare tutto il personale che accede allo spogliatoio. E’ peraltro totalmente inesistente all’interno del reparto di degenza dove sono ricoverati pazienti Covid-19 un percorso dedicato in termini di sicurezza, giusto per distinguere i percorsi sporchi da quelli puliti.

Nei giorni a seguire con queste procedure messe in atto, il contagio si è diffuso ulteriormente tanto  che in un altro reparto della casa Mimosa, altri utenti e operatori sanitari si sono infettati. Inoltre sempre su disposizione della Direzione Sanitaria hanno fatto trasferire gli ospiti positivi nelle stanze di altri ospiti positivi, naturalmente trasferendo gli ospiti negativi  con altri utenti negativi, senza preoccuparsi  di tenerli in isolamento per la quarantena obbligatoria  visto che erano venuti a contatto con gli ospiti positivi. Segnaliamo che sia gli ospiti positivi che quelli negativi si trovano sullo stesso piano con annessa sala comune e refettorio, non c’è distinzione di personale che dovrebbe essere dedicato per i soli casi positivi, rispetto ad altro personale che dovrebbe assistere solo i negativi, al fine di evitare ulteriori contagi tra i lavoratori e ospiti. Tutto ciò al momento è inesistente, gli operatori sono gli stessi per assistere gli ospiti positivi e negativi, quindi i lavoratori con gli stessi DPI transitano nel reparto per svolgere  tutte le  loro funzioni, inclusa la distribuzione dei pasti. Così facendo il contagio alla data odierna  è salito a 31 ospiti e 11 operatori di cui alcuni sono sintomatici.

Alcuni pazienti Covid-19 sono stati letteralmente ammassati in un grande stanzone, dove in assoluta promiscuità e mancanza delle più elementari regole di umanità, hanno i loro effetti personali chiusi in buste di plastica ed abbandonati sul pavimento, senza l’uso di un normale comodino o armadietto, lasciati al freddo per la difficoltà di riscaldare l’ambiente, tanto che possono da essere esposti non solo la Covid-19, ma ad una potenziale broncopolmonite, visto che si tratta di persone anziane. A nulla sono serviti fino ad oggi le richieste di chiarimento sulle procedure delle ns. Organizzazioni Sindacale e non hanno sortito effetto nemmeno le lamentele dei parenti dei degenti, mentre la Direzione continua ad usare termini che hanno il senso della minaccia. Noi lavoratori di Fondazione Betania continuiamo a garantire la nostra presenza, nonostante tutto e siamo sempre in arretrato ormai di nove mensilità.

Un gruppo di lavoratori di Fondazione Betania