Vi scrivo per evidenziare un ennesimo fatto di “mala gestione” dei nostri ospedali, in particolare del pronto soccorso di Rossano Calabro.
Mia nonna ha 81 anni ed è cardiopatica, il 1° gennaio, dopo giorni di febbre alta, l’abbiamo portata presso il pronto soccorso più vicino al nostro paesino sulla collina ionica, cioè in quello di Rossano.
Una volta arrivati, e di questo eravamo coscienti dato il protocollo Covid, abbiamo lasciato la nonna nelle mani del personale presente speranzosi che tutto si sarebbe risolto.
La nonna è rimasta in pronto soccorso 5 giorni, i medici ci hanno comunicato un’infezione alle vie urinarie e la loro impossibilità di non poter fare altro se non stabilizzare i parametri e tenerla li fino a che non si fosse liberato un posto nel reparto di medicina per il necessario ricovero, ovviamente in un altro ospedale perché li il reparto a Rossano non c’è…
Tutto questo rientra nella normalità, o meglio, in quel modus operandi che ormai per noi calabresi è diventata normalità, ma che di normale non ha niente.
In questi 4 giorni non abbiamo avuto modo di vedere la nonna ma, da notizie qua e là, avevamo la sensazione che qualcosa non fosse proprio chiara. Si parlava di una signora non vigile, assente e non autonoma… ma come?Mmia nonna è arrivata in pronto soccorso con le sue gambe e lucida, certo con dolori e un po’ di difficoltà a muoversi (aveva un bastone che, tra l’altro, non è mai stato ritrovato) ma acciacchi di una signora di 81 anni, niente di esagerato.
Abbiamo sempre avuto pazienza, consapevoli della emergenza sanitaria e dell’impossibilità di entrate per visitare il paziente, ma dopo 3 giorni abbiamo preteso di vederla e quello che abbiamo visto non c è piaciuto.
Mia sorella ha trovato davanti una nonna abbandonata, senza assistenza, che non indossava la camicia da notte da noi consegnata al personale la mattina, che moriva di sete e che, probabilmente,non mangiava da quando è arrivata.
Ora non voglio dare la colpa a nessuno, capisco l’emergenza, capisco che in pronto soccorso non si può stare solo dietro ad un paziente, ma almeno il minimo.
Solo il 6 gennaio, dopo aver fatto segnalazioni e aver fatto sentire la nostra voce direttamente ai piani alti, mia nonna è stata ricoverata nel reparto di medicina dell’ ospedale di Acri che, dalle prime battute, ci ha già dato impressione di essere un ‘ottima struttura e con personale attento.
Probabilmente il mio racconto non dice niente di nuovo e, forse per qualcuno, non è nemmeno così grave se si confronta con tanti altri casi avvenuti nei nostri vari ospedali, ma sicuramente può fare riflettere e per me, da nipote, è grave e come.
Il 1° gennaio porto una donna di 81 anni dolorante ma cosciente e autonoma al pronto soccorso di Rossano e il 4 mi ritrovo una donna anziana non molto lucida, che chiede continuamente acqua, probabilmente non beve da giorni, che non indossa la sua camicia da notte e a cui, tra le altre cose, è stato sottratto un pigiama, il suo bastone e un cappotto.
Grazie per l’attenzione, so che la mia voce verrà ascoltata.
Lettera firmata