Rende, perché Marcello Mazzetta non riapre le mense scolastiche? Tutti i retroscena nascosti

Oggi in Calabria tutte le scuole elementari e medie sono state riaperte, all’indomani del pronunciamento del Tar Calabria che ha sconfessato l’ordinanza contraria del presidente della Regione. Di conseguenza, riprendono a lavorare anche i servizi di mensa scolastica ma c’è un’eccezione che ormai comincia a puzzare di… bruciato.

Ci riferiamo al Comune di Rende, guidato dal famigerato Marcello Mazzetta (l’avvocato che vince i processi pagando i giudici a Catanzaro con bustarelle farcite). Nessuno conosce ufficialmente le motivazioni per le quali il servizio di mensa scolastico a Rende rimane fermo. Se lo chiedono soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, che rimangono a casa e non sanno spiegarsi il perché. Qualcuno ha provato – pietosamente per la verità – a dire che ci sono rischi collegati alla pandemia ma se in tutti gli altri Comuni le mense scolastiche funzionano e a Rende no, ci dev’essere qualche altro motivo o qualcosa che non si deve sapere. Hanno provato a dire che servivano lavori di sicurezza nelle scuole e sono stati portati a termine in pochi giorni ma il sindaco Mazzetta – costretto a riaprire le scuole – continua a non riaprire le mense. Intanto, nell’ultimo degli innumerevoli rimpasti, anche l’assessore che seguiva la vicenda è stato mandato via e in tutto questo le dipendenti sono senza stipendio da mesi, perché anche la cassa integrazione è ferma, per le complicate questioni legate ai “ristori” del governo centrale.

Ci dev’essere, di conseguenza, qualcosa che non si può dire e così, indagando un po’, abbiamo scoperto una serie di circostanze che ci hanno lasciato letteralmente allibiti. A Rende il servizio delle mense scolastiche è stato in mano alla Cardamone Group per diversi anni. L’azienda dell’imprenditore di Celico Renzo Cardamone, tuttavia, è stata fermata nel 2017 dalla Prefettura di Cosenza con una interdittiva antimafia e dopo la rituale comunicazione, le è subentrata l’azienda Siarc, che ha gestito il servizio delle mense scolastiche a Rende fino al 2019, anno in cui si è svolta la nuova gara per l’appalto. A vincerla è stata un’azienda con un nome molto particolare: Mencadora. Sì, avete capito bene: Mencadora. Che altro non è che l’acronimo di… Cardamone! Incredibile, ma vero. Il Comune di Rende ha affidato nuovamente l’appalto all’azienda interdetta, che nel frattempo aveva cambiato nome modificandolo con un acronimo. Cose da pazzi!

Ma non è finita qui. La Siarc produce ricorso contro la gara e vince in primo grado ottenendo la sospensiva dell’appalto in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato. Anche la Mencadora, tuttavia, si oppone e ottiene anche lei una sospensione. La logica avrebbe voluto che il servizio rimanesse in mano alla Siarc in attesa del giudizio di merito e invece clamorosamente il Comune di Rende, a settembre dello scorso anno, in occasione della riapertura delle scuole, ha riassegnato il servizio alla Mencadora! Perché questa fretta prima della decisione del Consiglio di Stato? Perché il Comune di Rende ha fatto questo? E perché butta fuori la Siarc? Tutte domande che sono rimaste senza risposta. Ma la circostanza più strana arriva col mese di ottobre quando il Comune interrompe di botto il servizio delle mense scolastiche coprendo tutto con le questioni legate alla pandemia. Oggi le scuole riaprono ma a Rende le mense scolastiche sono ancora ferme. Pare che il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla vicenda il prossimo 12 febbraio. Dunque – si chiedono le dipendenti -, dovremo aspettare un altro mese ancora in queste condizioni? Ce n’è abbastanza per richiedere l’intervento di qualche autorità?