Lettere a Iacchite’: “La festa del Cosenza Calcio e una città ferma su se stessa”

UNA CITTA’ FERMA SU SE STESSA

Ieri sera a piazza Bilotti, si è tenuta la presentazione della squadra del Cosenza Calcio. In migliaia erano presenti ed inneggiavano ai colori rossoblù.

Durante l’evento, si sono succeduti sul palco i vari esponenti della società, tra cui il presidente Guarascio, che ha elogiato soprattutto gli “sponsor” che hanno permesso con il loro contributo ad allestire una squadra a suo dire competitiva. Naturalmente il presentatore ha avuto parole di elogio nei suoi confronti, forse dimenticando appositamente che il sig. Guarascio ricopre ancora la carica di Presidente solo e perché ancora una volta, ha avuto il favore di potere aggiudicarsi la gara del servizio di gestione dei rifiuti, con una gara d’appalto molto probabilmente cucita addosso alla sua società.

Infatti pur avendo il merito di avere acquisito il Cosenza Calcio in un momento di crisi, detta acquisizione ha avuto quale contropartita quella di avere l’assegnazione della gestione dei rifiuti secondo delle condizioni di assoluta mancanza di concorrenza, e come avete più volte evidenziato dalle vostre colonne, con il pagamento di lavori extra contrattuali, che lasciano il tempo che trovano.

Poi è stata la volta del primo cittadino, che è salito sul palco per dire la sua, rilanciando la costruzione del nuovo stadio, che – secondo lui – dovrebbe essere pronto nel giro di pochi anni. Naturalmente, essendo una manifestazione sportiva, era logico assistere alla passerella di tutti i personaggi che ruotano in quel mondo.

Pur non biasimando chi professa con convinzione una sua fede sportiva, mi fa male vedere come questa città sia implosa in se stessa; non si osserva più nessuna forma di critica costruttiva nei confronti di un sistema politico asettico, che cavalca solo quelle problematiche che possono ritornare utile al suo tornaconto.

Una città ferma su se stessa, dove non esiste più il problema del centro storico lasciato morire a se stesso; non esiste più il problema delle periferie che sono fortemente degradate e che stanno impoverendo sempre di più chi vi vive, precipitando verso un proprio destino di emarginazione socio-culturale; non esiste più il problema di una “università” che non è mai entrata a fare parte del tessuto produttivo, vivendo una sua condizione di isolamento dal resto del contesto sociale e culturale della città; non esiste più il problema del recupero degli immobili pubblici dal punto di vista strutturale e di efficientamento; non esiste più il problema della mobilità pubblica per una progressiva riduzione del traffico urbano e conseguente riduzione dell’inquinamento; non esiste più il problema dell’inclusione sociale di fasce di persone che ormai hanno raggiunto se non oltrepassato la soglia della povertà; non esiste più il problema  della trasparenza nella gestione della cosa pubblica, con un progressivo sperpero delle poche risorse disponibili; non esiste più il problema della sanità dove il cittadino può tranquillamente curarsi senza rischiare di morire etc. etc..

Molto altro ci sarebbe da dire, ma mi fermo per dire che questa città negli ultimi anni ha subito un reflusso che la sta riportando indietro agli inizi del secolo scorso, con una classe politica e un tessuto organizzativo dove prevale la più becera forma di appartenenza e di nepotismo, per cui sono sempre gli stessi a dividersi la torta sempre più contenuta, lasciando ai margini tutti gli altri anche quelli che potrebbero meritocraticamente ambire a posti di comando per la buona riuscita degli intenti a favore della collettività.

Db