Lettere a Iacchite’: “E’ opportuno costruire una centrale a biomasse nel cuore della nostra Sila?”

Nell’organizzare la III edizione delle Camminate Gioachimite come Comitato UISP di Catanzaro stiamo percorrendo in lungo e in largo la nostra Sila al fine di definire le quattro tappe che caratterizzeranno l’edizione 2018 con 60 chilometri di cammino da Celico a Corazzo e quindi a San Giovanni in Fiore.

Sabato 6 maggio in una di queste esplorazioni preventive ci siamo imbattuti in un’opera che con non avremmo voluto incontrare sull’altopiano della Sila: la costruenda Centrale a biomasse di Bocca di Piazza, in territorio del comune di Parenti (CS), nella Valle del Savuto a pochissimi metri dalla Cooperativa Savuto che produce la patata silana, a poche centinaia di metri da uno stabilimento  che imbottiglia acqua oligominerale naturale, in prossimità di alberghi, ristoranti e agriturismi, in una valle posta in mezzo ai quattro laghi (Passante, Savuto, Ampollino e Arvo) che riforniscono d’acqua le nostre città, in un territorio dove pascolano allo stato brado migliaia di podoliche il cui latte e  carni ritroviamo sulle nostre tavole.

Da informazioni apprese pare che i lavori procedono intensamente ormai da circa due mesi, e anche di domenica, il tutto grazie all’autorizzazione rilasciata dal servizio urbanistica ed edilizia privata del Comune di Parenti il 21 dicembre 2016 su istanza presentata da una società di Bianchi (Cs) per la realizzazione di un impianto di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e termica, da 998,00 KW, alimentato a biomassa, “tab.1-A” 6 luglio 2012 sottoprodotti origine biologica.

Dalla autorizzazione, facilmente reperibile su internet, sembra che tutta la documentazione richiesta dal comune sia stata regolarmente prodotta dalla società di Bianchi.

Ma la domanda sorge spontanea: è opportuno collocare una centrale del genere in piena Sila a qualche chilometro dal Parco Nazionale della Sila, in un territorio a completa vocazione turistica ed agricola? Inoltre, considerato che la nostra regione da quasi ottanta anni esporta in tutto il meridione l’energia elettrica prodotta dai laghi artificiali e da pale eoliche disseminate sul nostro territorio, è opportuno mettere a rischio il patrimonio ambientale per l’interesse privato? Il rischio è dovuto dal fatto che le centrali a biomasse, anche se realizzate bene, producono comunque Cov (composti organici volatili), diossine, metalli pesanti contenuti nel legno, e particolato ultrasottile (nanopolveri), che sono la fonte di maggiori pericoli per gli esseri viventi in quanto talmente piccoli da legarsi alle molecole, generando forme tumorali, interagendo con il corpo umano direttamente attraverso i pori della pelle. A tutto ciò bisogna aggiungere l’inquinamento atmosferico e acustico prodotto dai mezzi che giornalmente dovranno rifornire la centrale e l’annientamento di interi boschi come già sta avvenendo, peraltro, nella nostra regione per soddisfare le esigenze delle centrali già in funzione.

Infine altro pericolo in agguato: quale biomassa ci troveremo a gestire sui nostri territori? Esiste la biomassa legnosa, data da alberi, colture dedicate o residui delle lavorazioni agricole; materiale sostenibile e realmente bio. Poi però c’è un altro tipo di biomassa, definita tale per decreto ministeriale. Infatti diventa comparata alla biomassa anche il Css (combustibile solido secondario); per decreto, infatti, tale prodotto derivato dai rifiuti diventa “End Of Waste“, cioè fuori dall’elenco dei rifiuti, quindi gestibile come una biomassa combustibile!

Parlare di Css, significa fare riferimento a prodotti a matrice plastica, lavorati e miniaturizzati, ma sempre di origine plastica. Il rischio è quindi che la Centrale di Bocca di Piazza possa diventare in futuro un vero e proprio inceneritore.

Recentemente si è aperto il dibattito per non consentire a soggetti motorizzati l’ingresso nel perimetro del Parco Nazionale della Sila perché inquinanti sia per il rumore sia per i gas di scarico. Noi camminatori, oltre a ricercare le tracce dell’illustre abate, in Sila ci andiamo per fare escursionismo, trekking, canoa, escursioni in mountain bike, escursioni a cavallo e, soprattutto, per bearci della vista di boschi e laghi e respirare l’aria più pulita del mondo, come una ricerca universitaria ha certificato e come amiamo ricordarcelo in ogni momento. Con questa centrale tutto questo si mantiene? Si mantiene alta la qualità dell’aria che andremo a respirare nei nostri sforzi da escursionisti?

In fondo ci chiediamo se per le popolazioni interessate: residenti, allevatori, agricoltori, ristoratori, albergatori, operatori turistici, guide ambientali, camminatori, pellegrini, turisti, ma anche proprietari di boschi e quanti altri ‘sfruttano’ in maniera più o meno sostenibile il territorio silano, siano avvantaggiati da una produzione di energia elettrica che non serve al territorio, che arricchisce solo i diretti interessati e che rischia di creare dissesto idrogeologico, a valle, per eccesso di tagli di alberi, come in altre parti d’Italia e del mondo si è verificato.

Insomma crea più ricchezza una centrale a biomassa o il turismo sostenibile? L’amministrazione del Parco Nazionale della Sila ha da dire qualcosa? I politici regionali che tanto si stanno spendendo in questi giorni per il non distante sito delle Valli Cupe hanno da dire qualcosa? I presidenti delle province di Cosenza, Catanzaro, Crotone e i sindaci dei Comuni silani hanno da dire qualcosa?  Aspettiamo fiduciosi qualche risposta istituzionale. Noi, molto sommessamente ci chiediamo se a questo punto è lecito parlare in Sila di turismo ecosostenibile e di tutela del nostro patrimonio ambientale….

Felice  Izzi

Presidente UISP Catanzaro

Riccardo  Elia

vicepresidente  UISP Catanzaro

Walter Fratto

Presidente ASD Calabriando