L’orchestra del Titanic continua a suonare mentre la nave affonda

Oggi 31 dicembre mentre se ne va un altro anno è impossibile non pensare alla tragedia che ormai si è trasformata in farsa del rito collettivo della festa a tutti i costi mentre la nave affonda. Come il Titanic. 

Fonte: paolacasoli.com – Paola Casoli blog

Il 14 e il 15 aprile 1912, il Titanic scivola sule onde nel buio pesto dell’Oceano atlantico: siamo a 1000 miglia a est di Boston, Massachusetts, e a 375 miglia a sud-est di St. John’s, Newfoundland. Il transatlantico si scontra con un iceberg che gli apre una fiancata come se fosse una scatola di sardine.

Il resto della storia è noto, 1523 persone su 2228 morirono, così come è noto il fatto che l’orchestra continuò a suonare per tenere tranquilli i passeggeri della prima classe, ignari del fatto che nella stiva i passeggeri cafoni e puzzolenti delle più disagiate classi della società inglese affogavano come purtroppo avviene al popolo sovrano quando si affida, per scelta o per sorte, agli oligarchi.

In mezzo al Mediterraneo c’è ormeggiata una nave che assomiglia terribilmente al Titanic, non è una portaerei come pensava Mussolini, è il transatlantico “Repubblica Italiana”, nato cambiando il nome precedente ”Regno d’Italia”.

Ormai da tempo comincia a inclinarsi su un fianco anche se non vi è nulla che, dall’esterno, possa provocare delle falle.

E’ una nave grande, veloce e bellissima, ma i tanti capitani che vogliono comandarla, la ciurma e i passeggeri stanno facendo del loro meglio per farla affondare.

Tecnologica e dotata di ogni sorta di comfort, arredata con gusto, giace da tempo in porto senza che si riesca a farla salpare.

Tutti discutono su chi debba stare al timone, ma nessuno lo muove, nessuno si preoccupa di vedere se funziona, se i comandi dalla ruota arrivano effettivamente alla superficie che deve fare attrito nell’acqua. Sono venti o trent’anni che si discute come riformarlo, il timone, ma non c’è coalizione che tenga la barra dritta.

La ciurma vuole la paga e mugugna, non gliene frega nulla del servizio da svolgere, scassa le stive e l’acqua comincia a entrare, c’è qualche disperato che aziona le pompe, ma tutti gli danno addosso.

I passeggeri vogliono stare al ristorante a scegliere il menu, ma non hanno pagato il biglietto con i soldi, lo hanno pagato con il voto e, ciononostante, non si accontentano del self service e dei cibi congelati, vogliono lo chef e il sommelier.

Se anche salpasse, questo transatlantico, ci vorrebbe il carburante, bisognerebbe seguire una rotta… troppo difficile per chi è solo abituato a discutere.

Quelli che litigano per fare il capitano hanno trovato una soluzione, basta dire all’orchestra mediatica di suonare. I passeggeri, almeno quelli più ricchi, si calmeranno. Gli altri possono tranquillamente schiattare.

Ed è così che l’orchestra suona musiche che parlano di tutto: potere, sesso, droga, utopia, tutto quello che possa distogliere l’attenzione da quello che in realtà sta succedendo. La nave affonda.

p.s. La sirena rimbomba nel golfo, un altoparlante diffonde la voce del capitano che annuncia l’uscita dal porto. Dopo una seconda sirena un altro, che dice d’esser capitano anche lui, annuncia che la nave rientrerà subito dopo per caricare qualche altro passeggero: sono 77 anni che si va dal molo al frangiflutti e ritorno…