M5S: Misiti, Di Maio ignorante e l’avvocato (impresentabile) di Morra

UNINOMINALE in CALABRIA

Siamo diversi attivisti da un pezzo nel Movimento. Ci hanno sempre entusiasmato l’idea dell’onestà e della trasparenza. Ma qualcosa in queste parlamentarie non ci sembra abbia seguito proprio questa strada. Molte polemiche sugli esclusi, molti dei quali in maniera anche apparentemente immotivata. Ma una logica deve pur esserci. Molte le ipotesi. Una foto, un contatto, un link condiviso, o un errore del sistema.

Vorremmo segnalare qualche anomalia. Ma non allo staff, inondato da segnalazione di ogni tipo al fine di cancellare qualche candidato scomodo o sgradito senza alcuna comunicazione o, soprattutto, motivazione, giusto per sapere, e lasciare invece qualche impresentabile.

Iniziamo dall’ avvocato Giuseppe (Pino) D’Ippolito, candidato al Senato per la Calabria (molto over i 40 anni, e over 50). Nella consultazione delle parlamentarie è risultato supplente, quindi in panchina. In seguito è però stato inserito nella lista uninominale per la Camera Catanzaro-Lamezia. Bypassando quindi il fattore età. Perché la norma è stata modificata in itinere. Il 3 gennaio gli attivisti del M5S sono stati invitati ad accettare il nuovo regolamento che poneva un limite di età per la presentazione della candidatura alla Camera dei Deputati: 40anni. Questa regola è stata cambiata dopo appena 10 giorni, ossia il 13 gennaio! Recita testualmente: «è facoltà del Capo Politico, nel caso in cui non si raggiunga un numero di candidature idonee sufficienti a coprire tutti i collegi uninominali della Camera, derogare a tale limite d’età e, quindi, designare quali candidati ai collegi uninominali della Camera persone ultraquarantenni che hanno presentato l’autocandidatura per i collegi uninominali e plurinominali del Senato». Quindi Pino D’Ippolito e Francesco Sapia, ambedue risultati candidati “supplenti” over 40 sono stati posizionati agli uninominali alla Camera, uno nel collegio Corigliano-Crotone e l’altro in quello Catanzaro-Lamezia.

Vogliamo evidenziare che Giuseppe D’Ippolito è l’avvocato di Nicola Morra (nella causa contro la Malgrado Tutto, sarebbe stato lui a consigliare a Morra di appellarsi alla insindacabilità) e consulente di altri portavoce. Nonché, a detta della parlamentare Dalila Nesci, suo collaboratore. Quindi la sua nomina al collegio uninominale appare in palese conflitto di interesse. Anzi, una condizione per la candidatura era quella di non essere collaboratore di portavoce.  Ma forse si è presentato all’uninominale come esponente della “società civile” in quanto docente universitario. Ma di quale università? Cioè attualmente in quale università è docente ordinario di diritto amministrativo? Ciò che è certo è che è stato per molto tempo, almeno 10 anni anche l’avvocato della Monte dei Paschi di Siena, e prima ancora della Banca Popolare di Nicastro. Società bancarie, non civilI. Ma questo nel suo curriculum non c’è scritto. Lo ha scrupolosamente omesso, ben sapendo che ciò sarebbe stato in contrasto con i principi del Movimento. Peggio che andare coi mafiosi. In una recente intervista ha avuto anche affermare che “bisogna intervenire sui mercati finanziari e le banche che sono i veri approfittatori delle realtà e dello sviluppo locale”. Detto da lui possiamo assolutamente crederci essendo stato lui stesso per molto tempo un grande approfittatore del sistema bancario^ Ma inoltre nel 2006 è stato uno dei firmatari del Piano Regionale Rifiuti della Calabria dove si diceva che «Il trattamento termico (termovalorizzatori) rappresenta ormai una tecnologia affidabile per lo smaltimento dei rifiuti». Nemmeno questo in linea coi principi del Movimento.

Insieme a lui è rimesso in gioco anche il “supplente” Francesco Sapia, consigliere comunale per il Movimento 5 Stelle a Corigliano. Anche qui eccezione. Insomma bisognava inserire anche lui.

Molte le eccezioni. Infatti un’altra prerogativa per la candidatura ai collegi uninominali era quella di privilegiare l’inserimento di esponenti di spicco della “società civile” e non riciclare i supplenti. Ma questo principio non valeva per tutti. Ma c’è ancora un’atra incongruenza. Se l’Uninominale era riservato alla società civile, perché mettere anche i capolista dei plurinominali agli uninominali? E quindi Morra a Cosenza, la Nesci a Vibo, la Dieni a Reggio. Unica eccezione Parentela. Perché a Catanzaro bisognava lasciare spazio.

Degli altri due candidati supplenti, una donna, Silvana Abate, è stata inserita fra i candidati effettivi per scorrimento della lista in seguito alla esclusione della candidata Maria Pompilio, risultata quarta fra gli eletti alle parlamentarie ma che nessuno fra gli attivisti conosceva (l’imbarazzante “svista” del sistema Rousseau). A questo punto era giusto “beccare” veramente fra la società civile. Ed infatti la pesca è stata fruttuosa. Addirittura una esponente politica che almeno fino al 2014 era responsabile delle politiche sulla donna per la Calabria del partito Italia dei Valori. Ma non c’era la regola ferrea che non bisognava avere avuto incarichi di partito fino al 2009 per potersi candidare? O questo valeva solo per gli attivisti?

Se per Rinaldo Veri, il colonnello “civico”, la sua carica di consigliere comunale nel comune di Ortona con una lista civica guidata dal Pd è risultata incompatibile con quella di candidato nelle liste del M5S, la stessa cosa dovrebbe valere per la Vono. Ella infatti è stata assessore agli affari legali, tributi ed ambiente nella città di Soverato con una amministrazione a guida PD, sempre nel 2014 (sindaco Ernesto Alecci, attualmente candidato alla camera nel proporzionale per il Pd). Insomma pure la fregatura. A candidarsi come esponente della società civile puoi anche avere sparato sulla croce rossa. Per essere escluso dalla candidatura come attivista ed essere definito “non in linea con il Movimento” magari è stato sufficiente aver messo “mi piace” al link sbagliato. Il legame con IDV sembra essere privilegiato in Calabria. Anche il collaboratore della deputata Dalila Nesci, il giornalista Emiliano Morrone, è stato un esponente dello stesso partito.

Ma la cosa grave è che con l’apertura alla società civile hanno messo al collegio uninominale per Castrovillari-Paola il dottore Massimo Misiti, che in maniera molto sfacciata ha condiviso sulla sua pagina fb molti commenti denigranti il Movimento e Di Maio stesso del tenore: “Chiedere un Presidente del Consiglio quantomeno istruito è forse chiedere troppo?”. Cioè dando dell’ignorante a Di Maio. E dunque sarebbe stato lo stesso Di Maio ad individuare proprio costui nel rappresentarlo in un collegio uninominale in Calabria? Ma non basta. Prima del dottore Misiti, Di Maio avrebbe individuato Candida Tucci, proprietaria di una clinica privata, Villa Mimosa. Alla netta contrarietà degli attivisti di Amantea è stata scartata. La notizia è apparsa subito sulla testata online Iacchitè.

E poi c’è l’ultima chicca, l’eccellenza Bruno Azzerboni, del Lions Club International- distretto 108YA Reggio Calabria Mediterraneo. Da Grillo questi Club sono stati definiti come massoneria bianca. Ma forse dopo la candidatura a sindaco di Cosenza del Cavaliere dell’Ordine del santo Sepolcro della Croce di Gerusalemme, e presidente del Rotary Club, questo tipo di massoneria è stata forse sdoganata. Ma quindi come conciliare le dichiarazioni di Di Maio “Nel M5s razzisti, omofobi e massoni non sono candidabili” con tutto ciò?

Il dubbio è che forse non è stato proprio Di Maio ad individuare queste “eccellenze della società civile”, ma forse i suoi rappresentanti in terra calabra. Ma il filtro di qualità? A quanto pare solo per gli attivisti è stato aspramente selettivo e mortificante.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA EMILIANO MORRONE

Caro Direttore,
ti chiedo di pubblicare la presente mia replica alla parte che mi riguarda nell’articolo.

La notizia per cui sarei stato esponente del partito dell’Italia dei Valori è falsa. Vero è, invece, che fui nel 2010 candidato indipendente, nella lista dell’Italia dei Valori, per il Consiglio regionale della Calabria. Di fatto indipendente, oltre che nella forma. In quella campagna elettorale, è agli atti, dissi in pubblico che non avrei votato per il candidato presidente della lista in cui ero candidato, all’epoca Filippo Callipo, in quanto del tutto contrario a sue scelte politiche. Non lo votai e non votai nemmeno per me, per coerenza. Non votai altri.

Pochi avrebbero compiuto un simile gesto di indipendenza, specie sotto elezioni.
Per ultimo non comprendo il motivo per cui sia stato citato nella nota in questione, non essendo io candidato.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

Emiliano Morrone