Non me l’ aspettavo da Sgarbi.
Un critico d’arte del suo spessore che mi ha incantato con le sue lezioni di storia dell’arte e con i suoi scritti sugli “Immortali”. Che ha detto e scritto: ”Abbiamo un’unica consolazione e un’unica ipotesi per sconfiggere la morte: l’arte”.
Improvvisamente però accetta di appoggiare un distruttore e un dissacratore dell’arte: Mario Occhiuto. Un personaggio che ha fatto a pezzi Cosenza cementificando piazze e strade col chiaro intento di chiudere la città. Di renderla invivibile e irrazionale.
Ha chiuso Piazza Santa Teresa, Piazza Loreto, la salita di Pagliaro. E di una delle più belle piazze di Cosenza, Piazza Fera, ne ha fatto uno sconcio incredibile. E se dovesse essere rieletto, la sua furia demolitrice si abbatterebbe su Piazza Europa e Piazza Riforma, due aree importantissime, che, una volta chiuse, bloccherebbero l’entrata nella città dei Bruzi da parte degli abitanti dei paesi viciniori.
Il dr. Sgarbi mi insegna che le strade e le piazze sono sinonimo di commercio. Chiuderle avrebbe un solo effetto: farlo crollare.
Vorrei, inoltre, far rilevare che Cosenza è una piccola città, di soli tre chilometri di diametro e con 60.000 abitanti, che non ha che due sole strade per entrare e uscire. Se viene spaccata in due, per come ha fatto Occhiuto, il caos è inevitabile.
Appoggiare Occhiuto significa offendere l’arte. Perché le città, con le intersecazioni delle strade, con le piazze e con gli edifici adibiti ad abitazioni o ad altri usi, sono opere d’arte.
E voglio chiudere con un aneddoto che riguarda l’esimio critico. Tempo addietro venne in visita al centro storico e si arrabbiò di brutto quando vide quello sconcio che era stato creato, da architetti alla Occhiuto, a piazzetta Toscano, a fianco dell’antica Biblioteca Nazionale. Sgarbi, dov’è finita la sua intransigenza in merito agli scempi che deturpano la bellezza di una città?
Gianni Colistro